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Cosa pensano gli ambienti economici dei paesi membri dell’UE della via bilaterale tra la Svizzera e l’Unione europea? La questione è pertinente poiché, anche se non tutti, molti accordi bilaterali sono di natura economica. La Commissione europea deve tener conto del punto di vista dell’economia nelle proprie attività.
Si sente regolarmente affermare che in Svizzera esiste una forte ridistribuzione dal «basso verso l’alto» e che la concorrenza fiscale favorisce solo le imprese e le persone con redditi elevati. Le cifre sono molto chiare: in primo luogo, a partire dal 1970 le entrate fiscali a livello federale, cantonale e comunale hanno registrato una crescita nettamente superiore a quella dell’economia. In secondo luogo, le riforme fiscali messe in atto dopo il 1990 hanno ridotto l’onere fiscale di tutte le fasce di reddito.
La Svizzera è un paese aperto orientato soprattutto all’esportazione. Con 26 accordi di libero scambio, 80 convenzioni di doppia imposizione e 120 accordi con l’UE, essa dispone di una solida rete di trattati che permette alle sue imprese di accedere ai mercati esteri offrendo loro la certezza giuridica. Grazie alla nostra democrazia diretta, la popolazione ha la possibilità, se lo desidera, di pronunciarsi su un accordo. E i referendum sono obbligatori sui trattati importanti, ad esempio se si votasse sull’adesione all’UE.