Seppellire una moratoria nefasta per l’innovazione

L’ingegneria genetica verde viene paragonata ad uno spettro. Dal 2006, il Programma nazionale di ricerca per la coltivazione di piante geneticamente modificate ha effettuato numerosi studi ed esperimenti sul terreno per accertare se l’utilizzo di questa tecnologia comporti dei rischi per l’ambiente e la salute. Il rapporto finale che è stato pubblicato recentemente sfocia in una chiara conclusione: non è stato riscontrato nessun problema di questo tipo.
​Ciononostante, si levano voci che chiedono di prolungare ulteriormente la moratoria sull’ingegneria genetica in Svizzera che scade nel 2013. Questa richiesta è ingiustificata dal punto di vista scientifico e non ha nessuna legittimità sul piano giuridico. Questa moratoria votata dalla popolazione nel 2005 è già giunta a scadenza nel 2010. Non vi è nulla nella Costituzione che permetta di prolungarla durevolmente, ciò che corrisponderebbe a vietare la tecnologia.

Va da sé che, anche in futuro, i consumatori avranno la scelta fra prodotti derivanti da piante geneticamente modificate e prodotti di coltivazione tradizionale. I prodotti autentici, coltivati secondo linee direttive biologiche rigide vanno per la maggiore in questo momento. Essi non scompariranno. Tuttavia, dev’essere comunque possibile coltivare con metodi innovativi nuove varietà di piante più produttive e più resistenti ai parassiti. Nulla si contrappone alla coesistenza di questi due approcci. La posizione ai vertici, a livello mondiale, della Svizzera quale economia basata sull’innovazione dev’essere sviluppata maggiormente. Ciò è possibile a condizione di gestire una politica che promuova le scienze e la tecnica e che non eriga inutili barriere.