Ri­for­ma del­l'im­po­si­zio­ne delle im­pre­se: il Tri­bu­na­le fe­de­ra­le pre­ser­va la cer­tez­za giu­ri­di­ca

eco­no­mie­suis­se espri­me il pro­prio sol­lie­vo: il Tri­bu­na­le fe­de­ra­le ha re­spin­to i ri­cor­si nei con­fron­ti della ri­for­ma II del­l’im­po­si­zio­ne delle im­pre­se. Al­cu­ne per­so­na­li­tà di si­ni­stra chie­de­va­no di in­di­re una se­con­da vo­ta­zio­ne su que­sto tema ac­cet­ta­to nel 2008. Il tri­bu­na­le si è op­po­sto per ra­gio­ni di cer­tez­za giu­ri­di­ca. Que­st’ul­ti­ma è uno dei pi­la­stri della no­stra piaz­za eco­no­mi­ca.
Il Tri­bu­na­le fe­de­ra­le ha in­flit­to que­sta set­ti­ma­na un colpo alla si­ni­stra, che vo­le­va an­nul­la­re il ri­sul­ta­to della vo­ta­zio­ne po­po­la­re del 2008 sulla ri­for­ma del­l’im­po­si­zio­ne delle im­pre­se. Un an­nul­la­men­to non sa­reb­be stato com­pa­ti­bi­le con il prin­ci­pio della buona fede. Dopo la vo­ta­zio­ne e l’a­do­zio­ne della ri­for­ma, un certo nu­me­ro di im­pre­se si sono in­se­dia­te in Sviz­ze­ra. La ri­mes­sa in di­scus­sio­ne delle re­go­le adot­ta­te dal Par­la­men­to e dal po­po­lo avreb­be lan­cia­to un se­gna­le ne­ga­ti­vo, anzi ca­ta­stro­fi­co nel dif­fi­ci­le con­te­sto eco­no­mi­co at­tua­le.

Il mondo po­li­ti­co è chia­ma­to a pre­ser­va­re la cer­tez­za giu­ri­di­ca. Due mo­zio­ni sono in so­spe­so da­van­ti al Con­si­glio na­zio­na­le: esse chie­do­no l’e­li­mi­na­zio­ne del prin­ci­pio del­l’ap­por­to di ca­pi­ta­le in­tro­dot­to nel­l’am­bi­to della ri­for­ma del­l’im­po­si­zio­ne delle im­pre­se. Se il Par­la­men­to le ac­cet­tas­se, esso igno­re­reb­be la cer­tez­za giu­ri­di­ca e il prin­ci­pio di buona fede, es­sen­zia­li per l’e­co­no­mia sviz­ze­ra.

Il di­bat­ti­to sulle per­di­te fi­sca­li, or­che­stra­to dalla si­ni­stra, è uni­la­te­ra­le e sot­ta­ce altri aspet­ti. Così, la Com­mis­sio­ne di ge­stio­ne del Con­si­glio na­zio­na­le è del pa­re­re che l’in­tro­du­zio­ne del prin­ci­pio del­l’ap­por­to di ca­pi­ta­le possa tra­dur­si in un au­men­to delle en­tra­te fi­sca­li. E bi­so­gna sa­pe­re che una parte so­stan­zia­le degli ap­por­ti di ca­pi­ta­le di­chia­ra­ti al­l’Am­mi­ni­stra­zio­ne fe­de­ra­le delle con­tri­bu­zio­ni non pos­so­no es­se­re rim­bor­sa­ti a se­gui­to delle di­spo­si­zio­ni in ma­te­ria di ca­pi­ta­le mi­ni­mo, o sono neu­tre sul piano fi­sca­le, poi­ché de­te­nu­te da altre im­pre­se del grup­po. L’Am­mi­ni­stra­zio­ne fe­de­ra­le delle con­tri­bu­zio­ni esige inol­tre che esse com­pen­si­no le loro per­di­te me­dian­te gli ap­por­ti di ca­pi­ta­le, ciò che ri­du­ce sen­si­bil­men­te gli ap­por­ti che pos­so­no es­se­re presi in con­si­de­ra­zio­ne.

Il prin­ci­pio del­l’ap­por­to di ca­pi­ta­le non ri­du­ce la so­stan­za fi­sca­le. Il cam­bia­men­to del si­ste­ma ha piut­to­sto per­mes­so di porre fine ad una dop­pia im­po­si­zio­ne con­tra­ria alla Co­sti­tu­zio­ne. Ogni per­so­na che de­si­de­ra, come scri­ve il PS nel suo co­mu­ni­ca­to stam­pa di mar­te­dì 20 di­cem­bre, una “fi­sca­li­tà (…) giu­sta ri­spet­to a tutti i pro­fit­ti de­ri­van­ti dalle azio­ni” deve so­ste­ne­re il prin­ci­pio del­l’ap­por­to di ca­pi­ta­le.