# 7 / 2024
13.11.2024

L’iniziativa per la limitazione II non risolve alcun problema, ma ne crea molti altri

Gli Accordi bilaterali con l'UE sono un fattore chiave per il benessere della Svizzera

L'UE è di gran lunga il partner commerciale più importante della Svizzera

  • Oggi, circa 450 milioni di consumatori e 32 milioni di imprese del mercato unico europeo acquistano circa il 50% dei prodotti che esportiamo. Al contempo, circa il 70% delle nostre importazioni proviene dall'UE - e alle migliori condizioni possibili grazie agli Accordi bilaterali.
  • La cessazione della partecipazione settoriale al mercato interno dell'UE comporterebbe notevoli svantaggi per la Svizzera in quanto nazione esportatrice (vedi capitolo precedente).
  • L'UE sarebbe molto meno colpita dal peggioramento delle relazioni commerciali con la Svizzera che non viceversa: la Svizzera guadagna circa 15’400 franchi pro capite esportando beni nell'UE, mentre l'UE ne guadagna solo 350 pro capite esportando beni in Svizzera.

Le regioni limitrofe sono di grande importanza per la Svizzera in quanto nazione esportatrice

  • Ogni giorno lavorativo, la Svizzera e l'UE scambiano merci per un valore di oltre 1 miliardo di franchi.
  • Le regioni confinanti alla Svizzera svolgono un ruolo particolarmente importante nel nostro commercio estero.
  • Se si considera il volume degli scambi commerciali, il Baden-Württemberg e la Baviera hanno un'importanza quasi pari a quella della Cina, le regioni frontaliere francesi sono più importanti del Giappone e quelle italiane sono più importanti dell'India.

L'UE rimarrà il nostro partner commerciale più importante anche in futuro

  • Il volume degli scambi commerciali con l'UE è talmente elevato che in termini assoluti continua a crescere più velocemente di quello con gli Stati Uniti e la Cina, rispettivamente il secondo e il terzo partner più importante, messi insieme.
  • Secondo le cifre di crescita attuali, nel 2050 l'UE sarà ancora il principale partner commerciale della Svizzera e supererà il volume degli scambi commerciali con gli Stati Uniti e la Cina.
  • In tempi di incertezza, caratterizzati da numerose guerre alle porte dell'Europa, crescenti tensioni geopolitiche, dispute commerciali, tendenze isolazioniste e indebolimento del multilateralismo, relazioni contrattuali stabili e funzionali con l'UE, il nostro principale partner commerciale, sono assolutamente essenziali per il benessere e la sicurezza della Svizzera.

La Svizzera beneficia maggiormente del mercato unico europeo rispetto ai paesi membri dell'UE

  • Uno studio del 2019 della rinomata Fondazione tedesca Bertelsmann ha dimostrato che nessun altro paese ha beneficiato tanto della partecipazione al mercato unico europeo quanto la Svizzera - e questo senza essere membro dell'UE!
  • Grazie alla partecipazione al mercato unico, il reddito pro capite in Svizzera è aumentato di 2’914 euro all'anno. In confronto, in Germania la cifra è di soli 1’046 euro.

Il benessere pro capite è chiaramente aumentato da quando sono stati conclusi gli Accordi bilaterali

  • Negli ultimi anni, la produttività, il benessere e il tempo libero pro capite sono aumentati costantemente in Svizzera (cfr. dossierpolitica del marzo 2023). Questo sviluppo positivo è stato favorito dagli Accordi bilaterali e dalla libera circolazione delle persone.
  • Dalla firma degli Accordi bilaterali I nel 1999, il PIL reale pro capite in Svizzera (al netto dell’inflazione) è cresciuto del 25%. In cifre assolute, la popolazione è diventata mediamente più ricca di 18’123 dollari pro capite. Questo aumento di benessere è quasi il doppio di quello della Germania e quasi il triplo di quello della Francia.

Negli ultimi 20 anni i salari reali sono cresciuti più velocemente rispetto agli anni '90

  • Anche i salari hanno avuto un andamento positivo dall'introduzione dei Bilaterali I. Il salario reale medio svizzero è aumentato dello 0,5% all'anno tra il 2002 e il 2022 (19° Rapporto dell'Osservatorio sull'AFMP, 2023).
  • Nei dieci anni precedenti l'entrata in vigore dei Bilaterali I, invece, i salari reali sono aumentati solo dello 0,2% all'anno.
  • I salari medi svizzeri, perfino a parità di potere d’acquisto, sono da anni ai vertici in Europa. Solo in Norvegia e in Lussemburgo è possibile permettersi di più con il proprio stipendio, rispetto alla Svizzera. Rispetto agli altri paesi, i salari sono molto più elevati anche per le fasce di reddito più basse.

La disoccupazione rimane a un livello molto basso

  • Le statistiche federali mostrano che il mercato del lavoro svizzero è in ottima forma. Nel 2023, la Svizzera ha registrato il tasso di disoccupazione più basso degli ultimi 20 anni, pari al 2,0%.
  • La partecipazione al mercato del lavoro delle persone tra i 15 e i 64 anni è passata dall'81,3% all'84,1% tra il 2002 e il 2023. Anche il tasso di partecipazione delle persone tra i 55 e i 64 anni è aumentato a un ritmo superiore alla media.

Gli Accordi bilaterali sono particolarmente importanti per molte PMI

Le piccole e medie imprese (PMI) orientate all'esportazione hanno bisogno di relazioni stabili e funzionali con l'UE per la loro pianificazione e per i futuri investimenti nella piazza economica svizzera. Lo dimostra anche l'ultimo Barometro PMI della NZZ. Il 46% dei 303 dirigenti di PMI intervistati ha indicato le relazioni irrisolte con l'UE come una delle tre maggiori preoccupazioni geopolitiche e macroeconomiche, circa il 10% in più rispetto al 2023. Il 57% delle imprese ha dichiarato di considerare la libera circolazione delle persone come una questione fondamentale.

Brexit: migrazione record e nessun vantaggio economico

  • Nel giugno 2016, l'elettorato britannico ha votato per l'uscita dall'UE nel referendum sulla Brexit, con il 51,89% di voti favorevoli. Di conseguenza, il Regno Unito ha perso la libera circolazione delle persone e la partecipazione al mercato unico dell'UE nel dicembre 2020.
  • Otto anni dopo la Brexit, molti britannici considerano l'uscita dall'UE un fallimento. Un sondaggio rappresentativo dell'inizio del 2024 mostra che il 57% dei britannici ha una visione negativa della Brexit e il 70% ritiene che abbia peggiorato lo stato dell'economia.
  • Contrariamente alla promessa di ridurre l'immigrazione, il Regno Unito ha registrato un'immigrazione record dopo la Brexit. L'immigrazione netta è ben al di sopra dei livelli precedenti alla votazione, con l'arrivo nel Regno Unito di immigrati da Stati terzi come India, Nigeria e Cina.
  • Dal punto di vista economico, il Regno Unito non ha beneficiato della Brexit. Nonostante i nuovi accordi di libero scambio con Australia e Nuova Zelanda, la perdita della partecipazione al mercato unico dell'UE non è stata praticamente compensata.
  • Secondo un nuovo rapporto dell'Università di Aston, il commercio estero del Regno Unito con l'UE sta risentendo sempre di più della Brexit: tra il 2021 e il 2023 - gli anni immediatamente successivi all'uscita del Regno Unito dall'unione doganale e dal mercato unico dell'UE - il valore delle esportazioni di beni britannici verso l'UE è diminuito del 27%, mentre il valore delle importazioni è sceso del 32%.
  • Delle 120’000 PMI britanniche che esportavano i loro prodotti nell'UE prima della Brexit, circa 20’000 hanno smesso di esportare dopo la conclusione dell'accordo di cooperazione con l'UE. Queste imprese hanno citato i costi più elevati come il motivo per cui non valeva più la pena esportare.