Reisepass auf dem "Schengen" steht

L’im­mi­gra­zio­ne pro­ve­nien­te dal­l’UE resta de­bo­le

La Se­gre­te­ria di Stato della mi­gra­zio­ne ha pub­bli­ca­to le cifre re­la­ti­ve al­l’im­mi­gra­zio­ne per il se­con­do tri­me­stre 2020. Se­con­do le sta­ti­sti­che, il saldo mi­gra­to­rio con­cer­nen­te i cit­ta­di­ni del­l’UE è au­men­ta­to nel corso dei primi sei mesi del 2020 ri­spet­to al­l’an­no pre­ce­den­te. Tut­ta­via, l’im­mi­gra­zio­ne stes­sa è di­mi­nui­ta. Que­st’ul­ti­ma di­pen­de for­te­men­te dalla si­tua­zio­ne eco­no­mi­ca e dal mer­ca­to del la­vo­ro in Sviz­ze­ra.

Se si esa­mi­na­no le nuove cifre re­la­ti­ve al­l’im­mi­gra­zio­ne della Se­gre­te­ria di Stato della mi­gra­zio­ne (SEM), si vede che il saldo mi­gra­to­rio per i cit­ta­di­ni del­l’UE è au­men­ta­to du­ran­te i mesi da gen­na­io a giu­gno ri­spet­to allo stes­so pe­rio­do del 2019. Tut­ta­via, ciò non è do­vu­to al­l’im­mi­gra­zio­ne, che resta ad un li­vel­lo basso dopo un au­men­to in gen­na­io e feb­bra­io. Ri­spet­to al 2019, essa è per­fi­no di­mi­nui­ta del 2,6% nel corso del primo se­me­stre 2020. L'au­men­to della mi­gra­zio­ne netta si spie­ga piut­to­sto con il fatto che il nu­me­ro di cit­ta­di­ni del­l'UE che hanno la­scia­to di nuovo la Sviz­ze­ra du­ran­te la crisi del co­ro­na­vi­rus è di­mi­nui­to ri­spet­to al­l’an­no scor­so.

L’IM­MI­GRA­ZIO­NE DI­PEN­DE FOR­TE­MEN­TE DALLA CON­GIUN­TU­RA

Nel corso dei mesi di apri­le e mag­gio, l’im­mi­gra­zio­ne pro­ve­nien­te dal­l’UE è for­te­men­te di­mi­nui­ta a se­gui­to della pan­de­mia di co­ro­na­vi­rus e delle re­stri­zio­ni di en­tra­ta, ciò che si ri­flet­te ora in cifre se­me­stra­li in­fe­rio­ri. L’af­fer­ma­zio­ne ri­cor­ren­te se­con­do la quale l’au­men­to del tasso di di­soc­cu­pa­zio­ne in Sviz­ze­ra in que­sti ul­ti­mi mesi sia do­vu­to ad una mag­gio­re im­mi­gra­zio­ne è dun­que falsa. Di fatto, l’im­mi­gra­zio­ne di­pen­de dalla si­tua­zio­ne eco­no­mi­ca. In altre pa­ro­le, quan­do l’e­co­no­mia sviz­ze­ra cre­sce, si as­su­mo­no più la­vo­ra­to­ri qua­li­fi­ca­ti. Al con­tra­rio, quan­do l’e­co­no­mia non gira, le im­pre­se sviz­ze­re hanno bi­so­gno di un nu­me­ro in­fe­rio­re di la­vo­ra­to­ri qua­li­fi­ca­ti e l’im­mi­gra­zio­ne re­gre­di­sce. Le cifre at­tua­li ri­flet­to­no esat­ta­men­te que­sta real­tà.

LA LI­BE­RA CIR­CO­LA­ZIO­NE DELLE PER­SO­NE NON AU­TO­RIZ­ZA CHIUN­QUE A STA­BI­LIR­SI IN SVIZ­ZE­RA

Se l’ac­cor­do sulla li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne resta in vi­go­re, si può par­ti­re dal prin­ci­pio che l’im­mi­gra­zio­ne ri­mar­rà de­bo­le. Que­sto per­ché le im­pre­se sviz­ze­re sono an­co­ra alle prese con le con­se­guen­ze della pan­de­mia di co­ro­na­vi­rus. Da no­ta­re anche che la li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne non au­to­riz­za chiun­que a sta­bi­lir­si in Sviz­ze­ra. Sol­tan­to i cit­ta­di­ni del­l’UE in pos­ses­so di un con­trat­to di la­vo­ro va­li­do o che pos­so­no for­ni­re la prova di es­se­re in grado di sop­pe­ri­re ai loro bi­so­gni fi­nan­zia­ri me­dian­te un’at­ti­vi­tà lu­cra­ti­va in­di­pen­den­te pos­so­no im­mi­gra­re in Sviz­ze­ra. Una per­so­na che si sia sta­bi­li­ta in Sviz­ze­ra re­cen­te­men­te e che abbia perso il suo im­pie­go a causa del co­ro­na­vi­rus non ha di­rit­to alle in­den­ni­tà del­l’as­si­cu­ra­zio­ne di­soc­cu­pa­zio­ne. Sol­tan­to una per­so­na che ha ver­sa­to i con­tri­bu­ti per al­me­no un anno negli ul­ti­mi 24 mesi può ri­ce­ver­le.