Schweiz EU

Il pac­chet­to Bi­la­te­ra­li III alla prova dei fatti

Il pac­chet­to Bi­la­te­ra­li III mira a porre le stret­te re­la­zio­ni eco­no­mi­che tra la Sviz­ze­ra e l'U­nio­ne eu­ro­pea (UE) su una base si­cu­ra e a lungo ter­mi­ne e a con­clu­de­re nuovi ac­cor­di. Il tema è at­tual­men­te og­get­to di un ac­ce­so di­bat­ti­to. Con «Il pac­chet­to Bi­la­te­ra­li III alla prova dei fatti», fac­cia­mo luce sui prin­ci­pa­li re­tro­sce­na, for­nia­mo fatti e ri­spon­dia­mo a do­man­de at­tua­li. 

Di se­gui­to è ri­por­ta­ta una pa­no­ra­mi­ca che for­ni­sce in­for­ma­zio­ni di base e fatti sugli Ac­cor­di Bi­la­te­ra­li III e ri­spon­de alle do­man­de at­tua­li sul­l'ar­go­men­to. Una con­te­stua­liz­za­zio­ne ef­fet­tua­ta da eco­no­mie­suis­se sul­l'ap­proc­cio al pac­chet­to e dei vari ele­men­ti degli Ac­cor­di Bi­la­te­ra­li III è di­spo­ni­bi­le nel no­stro dos­sier­po­li­ti­ca «Ac­cor­di Bi­la­te­ra­li III: di cosa si trat­ta?».

 

Pac­chet­to Bi­la­te­ra­li III: re­tro­sce­na e fatti

Do­man­da: Cosa pen­sa­no gli elet­to­ri dei Bi­la­te­ra­li III?

Ri­spo­sta: Se­con­do un son­dag­gio rap­pre­sen­ta­ti­vo con­dot­to da gfs.​bern per conto di In­ter­phar­ma nel­l'a­go­sto 2024, il 65% degli in­ter­vi­sta­ti vede prin­ci­pal­men­te dei van­tag­gi negli Ac­cor­di bi­la­te­ra­li. Gli Ac­cor­di bi­la­te­ra­li III tra la Sviz­ze­ra e l'UE sono so­ste­nu­ti da una chia­ra mag­gio­ran­za (71%).

In ge­ne­ra­le, la via bi­la­te­ra­le, che va ga­ran­ti­ta e svi­lup­pa­ta ul­te­rior­men­te con i Bi­la­te­ra­li III, ha una forte le­git­ti­mi­tà de­mo­cra­ti­ca. Nel com­ples­so, l'e­let­to­ra­to sviz­ze­ro ha ri­pe­tu­ta­men­te con­fer­ma­to il suo so­ste­gno alla via bi­la­te­ra­le in un to­ta­le di vo­ta­zio­ni po­po­la­ri dal 2000.

Do­man­da: La Sviz­ze­ra non do­vreb­be con­cen­trar­si mag­gior­men­te sui mer­ca­ti ex­traeu­ro­pei?

Ri­spo­sta: Il credo è: fare una cosa e non la­sciar per­de­re un'al­tra! Na­tu­ral­men­te la Sviz­ze­ra ha bi­so­gno di re­la­zio­ni e ac­cor­di di li­be­ro scam­bio ot­ti­ma­li con, ad esem­pio, l'In­dia, gli Stati Uniti o gli Stati del Mer­co­sur. Ma chi so­stie­ne che la Sviz­ze­ra po­treb­be com­pen­sa­re la per­di­ta degli ac­cor­di bi­la­te­ra­li con l'UE mi­glio­ran­do le re­la­zio­ni com­mer­cia­li con que­sti paesi si sba­glia. Gra­zie alla no­stra po­si­zio­ne geo­gra­fi­ca, siamo cir­con­da­ti da Stati del­l'UE e quin­di ab­bia­mo un forte in­te­res­se a coo­pe­ra­re stret­ta­men­te con l'UE nei set­to­ri che ci in­te­res­sa­no.

Le re­gio­ni nelle im­me­dia­te vi­ci­nan­ze della Sviz­ze­ra svol­go­no un ruolo par­ti­co­lar­men­te im­por­tan­te nel no­stro com­mer­cio este­ro. Se si con­si­de­ra il no­stro vo­lu­me di scam­bi, il Baden-Würt­tem­berg e la Ba­vie­ra sono im­por­tan­ti quan­to la Cina, le re­gio­ni fran­ce­si di con­fi­ne sono più im­por­tan­ti del Giap­po­ne e le re­gio­ni ita­lia­ne di con­fi­ne sono più im­por­tan­ti degli Emi­ra­ti Arabi Uniti. Ogni gior­no la­vo­ra­ti­vo, tra la Sviz­ze­ra e l'UE ven­go­no scam­bia­te merci per un va­lo­re di oltre 1 mi­liar­do di fran­chi sviz­ze­ri, pari a quan­to av­vie­ne con l'In­do­ne­sia in un anno in­te­ro. 

La Svizzera è al centro dell'industria europea

È vero che altre re­gio­ni eco­no­mi­che sono cre­sciu­te più for­te­men­te del­l'UE negli ul­ti­mi ven­t'an­ni e anche che le espor­ta­zio­ni sviz­ze­re verso que­sti mer­ca­ti sono au­men­ta­te più for­te­men­te in ter­mi­ni per­cen­tua­li ri­spet­to al­l'UE (anche se que­sto non vale per il pe­rio­do dal 2020 ad oggi). Que­sto è po­si­ti­vo per­ché di­ver­si­fi­ca il com­mer­cio este­ro della Sviz­ze­ra e apre nuove po­ten­zia­li­tà. Tut­ta­via, il vo­lu­me degli scam­bi con l'UE è tal­men­te ele­va­to (2023: 59% di tutte le espor­ta­zio­ni e im­por­ta­zio­ni di beni) che, in ter­mi­ni as­so­lu­ti, sta an­co­ra cre­scen­do più ve­lo­ce­men­te di quel­li con il se­con­do e il terzo mer­ca­to più im­por­tan­te, USA e Cina, messi in­sie­me. Con le cifre di cre­sci­ta at­tua­li, nel 2040 l'UE sarà an­co­ra il prin­ci­pa­le part­ner com­mer­cia­le della Sviz­ze­ra e su­pe­re­rà il vo­lu­me degli scam­bi con gli Stati Uniti e la Cina. È quin­di il­lu­so­rio voler sem­pli­ce­men­te so­sti­tui­re l'UE, il mer­ca­to di espor­ta­zio­ne più im­por­tan­te per l'in­du­stria sviz­ze­ra, con altri mer­ca­ti di espor­ta­zio­ne. La di­ver­si­fi­ca­zio­ne è molto me­glio.

 

 

 

Do­man­da: Con gli Ac­cor­di bi­la­te­ra­li III, la Sviz­ze­ra dovrà pre­sto adot­ta­re tutti i re­go­la­men­ti e le leggi ap­pro­va­te dal­l'UE?

Ri­spo­sta: No. La Sviz­ze­ra e l'UE hanno con­clu­so un to­ta­le di 140 ac­cor­di bi­la­te­ra­li. Tut­ta­via, l'ob­bli­go di adot­ta­re di­na­mi­ca­men­te la le­gi­sla­zio­ne nel­l'am­bi­to dei Bi­la­te­ra­li III è li­mi­ta­to a sei ac­cor­di bi­la­te­ra­li con cui la Sviz­ze­ra par­te­ci­pa al mer­ca­to unico eu­ro­peo. Que­sti in­clu­do­no i quat­tro ac­cor­di esi­sten­ti sul mer­ca­to in­ter­no (li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne, tra­spor­to aereo e ter­re­stre, osta­co­li tec­ni­ci al com­mer­cio) e i due nuovi ac­cor­di sul mer­ca­to in­ter­no sul­l'e­let­tri­ci­tà e sulla si­cu­rez­za ali­men­ta­re. Com­ples­si­va­men­te, ciò ri­guar­da solo il 4,3% dei no­stri ac­cor­di con l'UE. L'ac­cor­do di li­be­ro scam­bio del 1972 tra la Sviz­ze­ra e l'UE non fa parte dei Bi­la­te­ra­li III e non è quin­di sog­get­to alle re­go­le isti­tu­zio­na­li. Ul­te­rio­ri in­for­ma­zio­ni sul­l'a­do­zio­ne di­na­mi­ca della le­gi­sla­zio­ne sono di­spo­ni­bi­li nel se­guen­te blog.

Paket

 

Do­man­da: In fu­tu­ro la Sviz­ze­ra sarà go­ver­na­ta da «giu­di­ci stra­nie­ri»?

Ri­spo­sta: Gli ac­cor­di bi­la­te­ra­li non pre­ve­do­no «giu­di­ci stra­nie­ri» né ora né in fu­tu­ro. Esi­sto­no tre tipi di cause le­ga­li:

  1. Se una con­tro­ver­sia le­ga­le sorge in Sviz­ze­ra, è com­pe­ten­te un tri­bu­na­le sviz­ze­ro.
  2. Se una con­tro­ver­sia le­ga­le sorge in un paese del­l'UE, come la Ger­ma­nia, è com­pe­ten­te un tri­bu­na­le te­de­sco e, se ne­ces­sa­rio, la Corte di giu­sti­zia eu­ro­pea (CGUE).
  3. In caso di di­ver­gen­ze tra la Com­mis­sio­ne eu­ro­pea e il Con­si­glio fe­de­ra­le sul­l'in­ter­pre­ta­zio­ne di norme, ad esem­pio in ma­te­ria di tra­spor­ti ter­re­stri o di li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne, entra in gioco un tri­bu­na­le ar­bi­tra­le pa­ri­ta­rio.

In fu­tu­ro, il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le pa­ri­ta­rio (ad esem­pio con un giu­di­ce sviz­ze­ro, uno eu­ro­peo e una pre­si­den­za in­di­pen­den­te) de­ci­de­rà quale legge ap­pli­ca­re in caso di con­tro­ver­sia: il di­rit­to sviz­ze­ro, il di­rit­to con­trat­tua­le o il di­rit­to del mer­ca­to in­ter­no del­l'UE. 

Se la Sviz­ze­ra ha adot­ta­to con­trat­tual­men­te il di­rit­to del mer­ca­to in­ter­no del­l'UE, ad esem­pio per quan­to ri­guar­da gli stan­dard tec­ni­ci nel set­to­re med­te­ch, la Corte di giu­sti­zia del­l’U­nio­ne eu­ro­pea de­ci­de esclu­si­va­men­te sulla que­stio­ne del­l'in­ter­pre­ta­zio­ne del di­rit­to del mer­ca­to in­ter­no eu­ro­peo. Se la Sviz­ze­ra e l'UE hanno con­cor­da­to norme spe­cia­li, ad esem­pio norme spe­cia­li ed ec­ce­zio­ni come le mi­su­re di ac­com­pa­gna­men­to alla li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne (FlaM), si ap­pli­ca que­sto di­rit­to.

Al ter­mi­ne del pro­ce­di­men­to, il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le pa­ri­ta­rio giu­di­che­rà se Berna o Bru­xel­les hanno vio­la­to la legge. Ciò è in linea con i prin­ci­pi con­so­li­da­ti del di­rit­to in­ter­na­zio­na­le: la Sviz­ze­ra ha con­clu­so que­sto tipo di pro­ce­du­ra ar­bi­tra­le pa­ri­ta­ria in molti dei suoi ac­cor­di.

Il mec­ca­ni­smo di ri­so­lu­zio­ne delle con­tro­ver­sie mi­glio­ra la po­si­zio­ne della Sviz­ze­ra ri­spet­to ad oggi. Avrà così uno stru­men­to con cui far va­le­re ef­fi­ca­ce­men­te i pro­pri in­te­res­si in re­la­zio­ne agli ac­cor­di sul mer­ca­to in­ter­no in que­stio­ne at­tra­ver­so le vie le­ga­li. At­tual­men­te, la Sviz­ze­ra non può di­fen­der­si da mi­su­re ar­bi­tra­rie del­l'UE da­van­ti a un tri­bu­na­le ar­bi­tra­le pa­ri­ta­rio. 

Se il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le pa­ri­ta­rio con­sta­ta una vio­la­zio­ne di un ac­cor­do, pos­so­no es­se­re adot­ta­te mi­su­re di com­pen­sa­zio­ne pro­por­zio­na­te solo nel­l'ac­cor­do in­te­res­sa­to o in un altro ac­cor­do sul mer­ca­to in­ter­no. Ciò li­mi­ta for­te­men­te le pos­si­bi­li­tà del­l'UE. Una so­spen­sio­ne di in­te­ri ac­cor­di da parte del­l'UE dif­fi­cil­men­te sa­reb­be pro­por­zio­na­ta qua­lo­ra la Sviz­ze­ra ri­fiu­tas­se sin­go­li svi­lup­pi giu­ri­di­ci. Il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le pa­ri­ta­rio de­ci­de in modo in­di­pen­den­te e de­fi­ni­ti­vo se le mi­su­re di com­pen­sa­zio­ne sono pro­por­zio­na­te.

Streitungsmechanismus

 

Do­man­da: Con l'a­do­zio­ne «au­to­ma­ti­ca» del di­rit­to, la Sviz­ze­ra per­de­reb­be la sua au­to­de­ter­mi­na­zio­ne e la sua de­mo­cra­zia di­ret­ta?

Ri­spo­sta: No, la Sviz­ze­ra ri­mar­rà so­vra­na e in­di­pen­den­te anche in fu­tu­ro.

  1. Par­te­ci­pia­mo al mer­ca­to unico del­l'UE vo­lon­ta­ria­men­te: il po­po­lo sviz­ze­ro ha de­ci­so in modo in­di­pen­den­te e au­to­no­mo di con­clu­de­re ac­cor­di bi­la­te­ra­li sul mer­ca­to unico con l'UE. Nes­su­no ci ha ob­bli­ga­to a farlo.
  2. La de­mo­cra­zia di­ret­ta ri­ma­ne in­tat­ta. I di­rit­ti po­po­la­ri della de­mo­cra­zia di­ret­ta, come il di­rit­to di ini­zia­ti­va e di re­fe­ren­dum, sa­ran­no ov­via­men­te man­te­nu­ti. Inol­tre, non c'è alcun au­to­ma­ti­smo nel­l'a­do­zio­ne del di­rit­to: la Sviz­ze­ra potrà de­ci­de­re au­to­no­ma­men­te in me­ri­to ad ogni ado­zio­ne del di­rit­to eu­ro­peo nel­l'am­bi­to dei sei ac­cor­di sul mer­ca­to in­ter­no.  In ogni caso, la Sviz­ze­ra di­spor­rà di due anni per l’a­do­zio­ne di­na­mi­ca del di­rit­to. In caso di re­fe­ren­dum, alla Sviz­ze­ra viene ga­ran­ti­to un ul­te­rio­re anno per l'at­tua­zio­ne. Si trat­ta di un mi­glio­ra­men­to ri­spet­to alla si­tua­zio­ne at­tua­le.
  3. La Sviz­ze­ra è riu­sci­ta a ne­go­zia­re nu­me­ro­se ec­ce­zio­ni im­por­tan­ti, che sono esclu­se dal­l'a­do­zio­ne di­na­mi­ca del di­rit­to.
  4. L'ob­bli­go di adot­ta­re di­na­mi­ca­men­te il di­rit­to è già san­ci­to dal­l'Ac­cor­do sul tra­spor­to aereo (Ac­cor­di bi­la­te­ra­li I) e dal­l'Ac­cor­do Schen­gen/Du­bli­no (Ac­cor­di bi­la­te­ra­li II) e non ha com­por­ta­to alcun pro­ble­ma da quan­do sono en­tra­ti in vi­go­re ri­spet­ti­va­men­te nel 2002 e nel 2008. Nel mag­gio 2019 gli elet­to­ri sviz­ze­ri hanno po­tu­to quin­di espri­mer­si con un re­fe­ren­dum sul­l'at­tua­zio­ne della di­ret­ti­va UE sulle armi nella le­gi­sla­zio­ne sviz­ze­ra.

Do­man­da: I Bi­la­te­ra­li III non sono sem­pli­ce­men­te vino vec­chio in botti nuove? 

Ri­spo­sta: No, ci sono dif­fe­ren­ze e mi­glio­ra­men­ti si­gni­fi­ca­ti­vi ri­spet­to al pre­ce­den­te ac­cor­do qua­dro. Con l'ap­proc­cio a pac­chet­to dei Bi­la­te­ra­li III, le que­stio­ni isti­tu­zio­na­li (ado­zio­ne di­na­mi­ca del di­rit­to, ri­so­lu­zio­ne delle con­tro­ver­sie) sono ora ri­sol­te sin­go­lar­men­te in cia­scun ac­cor­do sul mer­ca­to in­ter­no (ap­proc­cio ver­ti­ca­le e set­to­ria­le).  Si trat­ta di una dif­fe­ren­za enor­me ri­spet­to al­l'ac­cor­do isti­tu­zio­na­le (InstA), in cui si di­scu­te­va un ac­cor­do qua­dro per tutti gli ac­cor­di sul mer­ca­to in­ter­no (ap­proc­cio oriz­zon­ta­le).

I Bi­la­te­ra­li III rap­pre­sen­ta­no un mi­glio­ra­men­to si­gni­fi­ca­ti­vo ri­spet­to al­l'ac­cor­do qua­dro, che non è più in di­scus­sio­ne. Ora ab­bia­mo un pac­chet­to con nuovi ac­cor­di e coo­pe­ra­zio­ni. So­prat­tut­to, sono state chia­ri­te tutte le que­stio­ni sen­si­bi­li e sono state ot­te­nu­te nu­me­ro­se ec­ce­zio­ni per la Sviz­ze­ra, a tu­te­la dei no­stri in­te­res­si. 

I mi­glio­ra­men­ti sono evi­den­ti, tra l'al­tro, nei se­guen­ti punti: 

  • La super clau­so­la ghi­gliot­ti­na è stata eli­mi­na­ta;
  • Le mi­su­re di ac­com­pa­gna­men­to sono state ga­ran­ti­te. Per quan­to ri­guar­da la pro­te­zio­ne dei sa­la­ri, è pre­vi­sta una clau­so­la di non re­gres­sio­ne;
  • Gli aiuti di Stato ri­guar­da­no solo agli ac­cor­di sul­l’e­let­tri­ci­tà, sul tra­spor­to aereo e sul tra­spor­to ter­re­stre; 
  • Sono pre­vi­ste delle ec­ce­zio­ni nel­l’am­bi­to della di­ret­ti­va sulla cit­ta­di­nan­za del­l’UE per evi­ta­re il tu­ri­smo degli aiuti so­cia­li in Sviz­ze­ra. Le mi­su­re di pro­te­zio­ne ne­go­zia­te ga­ran­ti­sco­no che l’im­mi­gra­zio­ne dal­l’UE ri­mar­rà orien­ta­ta al mer­ca­to del la­vo­ro.
  • La clau­so­la di sal­va­guar­dia uni­la­te­ra­le nel­l’am­bi­to della li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne è stata con­cre­tiz­za­ta. La Sviz­ze­ra può at­ti­var­la in modo au­to­no­mo e de­ter­mi­na­re le con­di­zio­ni di at­ti­va­zio­ne e le even­tua­li mi­su­re di pro­te­zio­ne nel­l'am­bi­to della legge sugli stra­nie­ri e la loro in­te­gra­zio­ne (LStrI).
  • A ciò si ag­giun­go­no nu­me­ro­se ec­ce­zio­ni e ga­ran­zie, come negli ac­cor­di sul­l'a­gri­col­tu­ra, i tra­spor­ti ter­re­stri e l'e­let­tri­ci­tà. Tutte le ec­ce­zio­ni sono esclu­se dal­l'a­do­zio­ne di­na­mi­ca del di­rit­to.

Si trat­ta di mi­glio­ra­men­ti fon­da­men­ta­li che i di­plo­ma­ti­ci sviz­ze­ri hanno ot­te­nu­to dal­l'UE.

Do­man­da: La pro­te­zio­ne dei sa­la­ri in Sviz­ze­ra è ga­ran­ti­ta dagli Ac­cor­di bi­la­te­ra­li III?

Ri­spo­sta: Sì, la pro­te­zio­ne dei sa­la­ri è as­si­cu­ra­ta. Se­con­do il Con­si­glio fe­de­ra­le, le que­stio­ni più im­por­tan­ti re­la­ti­ve alla pro­te­zio­ne sa­la­ria­le dei la­vo­ra­to­ri di­stac­ca­ti sono state ri­sol­te in modo sod­di­sfa­cen­te. Con l'ag­gior­na­men­to del­l'Ac­cor­do sulla li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne, l'U­nio­ne eu­ro­pea ri­co­no­sce uf­fi­cial­men­te per la prima volta la ne­ces­si­tà di una pro­te­zio­ne sa­la­ria­le in Sviz­ze­ra e di mi­su­re di ac­com­pa­gna­men­to (FlaM). Il si­ste­ma di con­trol­lo duale esi­sten­te, com­pre­si i po­te­ri di mo­ni­to­rag­gio e san­zio­ne delle com­mis­sio­ni pa­ri­te­ti­che (sin­da­ca­ti e da­to­ri di la­vo­ro) e dei Can­to­ni, è quin­di ac­cet­ta­to dal­l'UE. Inol­tre, l'UE ha con­ces­so alla Sviz­ze­ra, tra le altre cose, le se­guen­ti ec­ce­zio­ni alla legge sui la­vo­ra­to­ri di­stac­ca­ti:

  • Una clau­so­la di non re­gres­sio­ne (se l'UE do­ves­se ri­dur­re la pro­te­zio­ne dei sa­la­ri nella legge sui la­vo­ra­to­ri di­stac­ca­ti, la Sviz­ze­ra non sa­reb­be te­nu­ta a ri­pren­de­re que­ste re­go­le in modo di­na­mi­co),
  • Un ter­mi­ne di no­ti­fi­ca (per le im­pre­se stra­nie­re che de­si­de­ra­no for­ni­re ser­vi­zi in Sviz­ze­ra) di quat­tro gior­ni la­vo­ra­ti­vi, ba­sa­to su un'a­na­li­si dei ri­schi og­get­ti­va e spe­ci­fi­ca per il set­to­re,
  • Un ob­bli­go di cau­zio­ne per le im­pre­se che non hanno ri­spet­ta­to i loro ob­bli­ghi fi­nan­zia­ri in pas­sa­to, e
  • Un ob­bli­go di pre­sen­ta­re i do­cu­men­ti per i pre­sta­to­ri in­di­pen­den­ti di ser­vi­zi come mi­su­ra per con­tra­sta­re il la­vo­ro au­to­no­mo fit­ti­zio.

Sono im­por­tan­ti anche i se­guen­ti punti: 

  • La den­si­tà dei con­trol­li con­ti­nue­rà a es­se­re de­fi­ni­ta au­to­no­ma­men­te dalla Sviz­ze­ra.
  • Il man­ca­to pa­ga­men­to della cau­zio­ne può com­por­ta­re una san­zio­ne, com­pre­so il di­vie­to di for­ni­re ser­vi­zi.
  • L'at­tua­le ob­bli­go di no­ti­fi­ca sarà este­so ai la­vo­ra­to­ri in­di­pen­den­ti.
  • Du­ran­te i ne­go­zia­ti, la Sviz­ze­ra ha po­tu­to ga­ran­ti­re il suo ruolo di os­ser­va­tri­ce pres­so l'Au­to­ri­tà eu­ro­pea del la­vo­ro (ELA).

Do­man­da: I la­vo­ra­to­ri di­stac­ca­ti ge­ne­ra­no dum­ping sa­la­ria­le in Sviz­ze­ra, met­ten­do quin­di a ri­schio la pro­te­zio­ne dei sa­la­ri?

Ri­spo­sta: No, l'im­por­tan­za eco­no­mi­ca delle mi­su­re di ac­com­pa­gna­men­to deve es­se­re va­lu­ta­ta cor­ret­ta­men­te. Se­con­do i cal­co­li di Ave­nir Suis­se del 2022, i la­vo­ra­to­ri di­stac­ca­ti in Sviz­ze­ra rap­pre­sen­ta­no un vo­lu­me di la­vo­ro pari ad ap­pe­na lo 0,2% del­l'oc­cu­pa­zio­ne to­ta­le. Dun­que, in fu­tu­ro, la ri­pre­sa del di­rit­to eu­ro­peo sui la­vo­ra­to­ri di­stac­ca­ti e le mi­su­re di ac­com­pa­gna­men­to non do­vreb­be­ro avere ri­per­cus­sio­ni si­ste­ma­ti­ca­men­te ne­ga­ti­ve sul li­vel­lo dei sa­la­ri in Sviz­ze­ra.

Do­man­da: Esi­ste un ri­schio di im­mi­gra­zio­ne nei si­ste­mi di si­cu­rez­za so­cia­le sviz­ze­ri a causa del­l'a­do­zio­ne della di­ret­ti­va sulla cit­ta­di­nan­za del­l'UE?

Ri­spo­sta: No, non c'è alcun ri­schio di im­mi­gra­zio­ne nel si­ste­ma di si­cu­rez­za so­cia­le sviz­ze­ro

Nel corso dei ne­go­zia­ti il Con­si­glio fe­de­ra­le è riu­sci­to a ri­dur­re al mi­ni­mo i ri­schi per il si­ste­ma di aiuto so­cia­le sviz­ze­ro. La di­ret­ti­va sulla cit­ta­di­nan­za del­l’UE verrà sem­pli­ce­men­te este­sa alla Sviz­ze­ra se­con­do una ver­sio­ne su mi­su­ra e col­le­ga­ta ad un di­spo­si­ti­vo di pro­te­zio­ne ef­fi­ca­ce che com­pren­de ec­ce­zio­ni e ga­ran­zie. La li­be­ra cir­co­la­zio­ne con­ti­nue­rà ad es­se­re ap­pli­ca­ta solo al mer­ca­to del la­vo­ro e alle per­so­ne con suf­fi­cien­ti mezzi di so­sten­ta­men­to.

Inol­tre, l'UE con­ce­de alla Sviz­ze­ra di­ver­se ec­ce­zio­ni che la pro­teg­go­no da fu­tu­re mo­di­fi­che del di­rit­to del­l'UE:

  • Il di­rit­to di sog­gior­no per­ma­nen­te pre­vi­sto dalla di­ret­ti­va sulla cit­ta­di­nan­za del­l’UE, con­ces­so ai cit­ta­di­ni del­l'UE dopo un sog­gior­no di cin­que anni, spet­ta in Sviz­ze­ra solo a chi svol­ge un’at­ti­vi­tà lu­cra­ti­va.
  • Con­ti­nua­no ad ap­pli­car­si gli altri cri­te­ri di in­te­gra­zio­ne per la con­ces­sio­ne di un per­mes­so di sog­gior­no (come la co­no­scen­za di una lin­gua na­zio­na­le, il ri­spet­to del­l'or­di­ne pub­bli­co e della si­cu­rez­za, nes­su­na di­pen­den­za dal­l’a­iu­to so­cia­le, ecc.).
  • La Sviz­ze­ra può in­ter­rom­pe­re il sog­gior­no delle per­so­ne senza at­ti­vi­tà lu­cra­ti­va se que­ste non si ado­pe­ra­no per la loro in­te­gra­zio­ne pro­fes­sio­na­le e non col­la­bo­ra­no con gli Uf­fi­ci re­gio­na­li di col­lo­ca­men­to (URC) per tro­va­re un im­pie­go.
     

Do­man­da: In fu­tu­ro, gra­zie alla ri­pre­sa della di­ret­ti­va sulla cit­ta­di­nan­za UE, molte più per­so­ne po­tran­no ot­te­ne­re il per­mes­so di sog­gior­no per­ma­nen­te in Sviz­ze­ra?

Ri­spo­sta: No, ai sensi della Legge fe­de­ra­le sugli stra­nie­ri e la loro in­te­gra­zio­ne (LStrl) e degli Ac­cor­di bi­la­te­ra­li, i cit­ta­di­ni di 15 Stati mem­bri del­l'UE e del­l'AELS hanno già di­rit­to a un per­mes­so di do­mi­ci­lio dopo cin­que anni di sog­gior­no in Sviz­ze­ra. Con l'a­do­zio­ne di parti della di­ret­ti­va sulla cit­ta­di­nan­za del­l’UE, que­sta pos­si­bi­li­tà verrà ora este­sa ai cit­ta­di­ni di tutti gli altri Stati mem­bri del­l'UE. Ma le con­se­guen­ze di que­sto am­plia­men­to sa­ran­no pro­ba­bil­men­te li­mi­ta­te, poi­ché i cit­ta­di­ni dei paesi li­mi­tro­fi con le quote di im­mi­gra­zio­ne più ele­va­te (Ger­ma­nia, Fran­cia, Ita­lia e Au­stria) hanno già un di­rit­to di sog­gior­no per­ma­nen­te dopo cin­que anni.

Do­man­da: I cri­mi­na­li con cit­ta­di­nan­za del­l’UE non po­tran­no più es­se­re espul­si in fu­tu­ro?

Ri­spo­sta: No, i cri­mi­na­li con cit­ta­di­nan­za del­l’UE pos­so­no con­ti­nua­re a es­se­re espul­si. Alla Sviz­ze­ra è stata con­ces­sa un'ec­ce­zio­ne, che esclu­de la pro­te­zio­ne raf­for­za­ta con­tro l'e­spul­sio­ne dei cit­ta­di­ni del­l'UE che hanno com­mes­so reati, pre­vi­sta dalla di­ret­ti­va sulla cit­ta­di­nan­za del­l’UE. Ciò si­gni­fi­ca che la Sviz­ze­ra potrà con­ti­nua­re ad at­te­ner­si alla sua at­tua­le pras­si in ma­te­ria di espul­sio­ne. Tut­ta­via, nel 2023, quasi il 70% di tutte le per­so­ne espul­se erano cit­ta­di­ni di paesi al di fuori del­l'UE e del­l’AELS.

Do­man­da: L'ac­cor­do sul­l'e­let­tri­ci­tà nel­l'am­bi­to degli Ac­cor­di bi­la­te­ra­li III mi­nac­cia di li­be­ra­liz­za­re com­ple­ta­men­te il mer­ca­to del­l'e­let­tri­ci­tà? Il ser­vi­zio pub­bli­co del­l'e­let­tri­ci­tà è a ri­schio?

Ri­spo­sta: No, il ser­vi­zio pub­bli­co non viene messo a ri­schio. Oggi (a dif­fe­ren­za di un con­trat­to di te­le­fo­nia mo­bi­le o di un'as­si­cu­ra­zio­ne ma­lat­tia) siamo vin­co­la­ti ad un for­ni­to­re di ener­gia elet­tri­ca e non ab­bia­mo al­cu­na li­ber­tà di scel­ta. Con la con­clu­sio­ne di un ac­cor­do sul­l'e­let­tri­ci­tà, in Sviz­ze­ra ver­reb­be in­tro­dot­to un nuovo mo­del­lo di scel­ta. Ciò con­sen­ti­reb­be alle eco­no­mie do­me­sti­che e alle im­pre­se con con­su­mi al di sotto di una certa so­glia di sce­glie­re se ri­ma­ne­re nel si­ste­ma di for­ni­tu­ra di base (in cui ac­qui­sta­no l'e­let­tri­ci­tà dal ge­sto­re della rete lo­ca­le a prez­zi pre­de­fi­ni­ti, come in pre­ce­den­za) op­pu­re se ac­qui­sta­re l'e­let­tri­ci­tà sul mer­ca­to li­be­ro. In fu­tu­ro po­tre­mo quin­di sce­glie­re se pas­sa­re a un for­ni­to­re di ener­gia elet­tri­ca più con­ve­nien­te o ri­ma­ne­re con il for­ni­to­re re­gio­na­le di base. Inol­tre, sa­reb­be anche pos­si­bi­le tor­na­re alla for­ni­tu­ra di base con prez­zi re­go­la­men­ta­ti (te­nen­do conto delle sca­den­ze e delle even­tua­li tasse do­vu­te in caso di cam­bia­men­to nel corso del­l’an­no).

Un ac­cor­do sul­l'e­let­tri­ci­tà con l'UE è un ele­men­to im­por­tan­te per mi­glio­ra­re la sta­bi­li­tà della rete, raf­for­za­re la si­cu­rez­za del­l'ap­prov­vi­gio­na­men­to e crea­re nuove op­por­tu­ni­tà com­mer­cia­li per le im­pre­se elet­tri­che sviz­ze­re, ad esem­pio nel set­to­re del­l'e­ner­gia idroe­let­tri­ca. Inol­tre, il po­ten­zia­le di ri­spar­mio è enor­me: se­con­do uno stu­dio del­l'E­TH com­mis­sio­na­to da eco­no­mie­suis­se, un ac­cor­do sul­l'e­let­tri­ci­tà con­sen­ti­reb­be alla Sviz­ze­ra di ri­spar­mia­re circa 50 mi­liar­di di fran­chi entro il 2050 – ov­ve­ros­sia 2 mi­liar­di di fran­chi al­l'an­no. In­te­gran­do i si­ste­mi del­l'UE, evi­tia­mo in­fat­ti l'in­tro­du­zio­ne di un se­con­do si­ste­ma. Mag­gio­ri in­for­ma­zio­ni sono di­spo­ni­bi­li nel se­guen­te blog

Tabella sull'accordo sull'elettricità

Do­man­da: L'ac­cor­do sui tra­spor­ti ter­re­stri mette a ri­schio il ser­vi­zio pub­bli­co in Sviz­ze­ra?

Ri­spo­sta: No, non è pre­vi­sta nes­su­na li­be­ra­liz­za­zio­ne dei tra­spor­ti na­zio­na­li. Nel­l'am­bi­to del­l'at­tua­le Ac­cor­do sui tra­spor­ti ter­re­stri, l'UE chie­de uni­ca­men­te che la Sviz­ze­ra apra il tra­spor­to fer­ro­via­rio in­ter­na­zio­na­le di pas­seg­ge­ri ai con­cor­ren­ti eu­ro­pei (come ini­zial­men­te pre­vi­sto dal­l'ac­cor­do). I viag­gia­to­ri sviz­ze­ri pos­so­no con­ta­re su un am­plia­men­to dei col­le­ga­men­ti fer­ro­via­ri in­ter­na­zio­na­li. Tut­ta­via, i for­ni­to­ri este­ri de­vo­no te­ne­re conto del­l'o­ra­rio ca­den­za­to sviz­ze­ro, ri­spet­ta­re l'in­te­gra­zio­ne ta­rif­fa­ria con gli ab­bo­na­men­ti metà-prez­zo e AG e ri­spet­ta­re le con­di­zio­ni di la­vo­ro sviz­ze­re sulle trat­te sviz­ze­re. Il ser­vi­zio pub­bli­co in Sviz­ze­ra non è in­te­res­sa­to: delle con­se­guen­ze per le in­fra­strut­tu­re fer­ro­via­rie sono esclu­se e non fanno d’al­tron­de parte del­l'ac­cor­do. Il ri­sul­ta­to dei ne­go­zia­ti della Sviz­ze­ra sul­l'ac­cor­do sui tra­spor­ti ter­re­stri è così con­vin­cen­te che per­si­no il Sin­da­ca­to del per­so­na­le dei tra­spor­ti SEV, ini­zial­men­te cri­ti­co, con­si­de­ra di so­ste­ne­re il suo ag­gior­na­men­to.  Ul­te­rio­ri in­for­ma­zio­ni sono di­spo­ni­bi­li nel se­guen­te blog.

Do­man­da: La Sviz­ze­ra non può ri­nun­cia­re al­l'ac­cor­do sul­l’a­bo­li­zio­ne degli osta­co­li tec­ni­ci al com­mer­cio (MRA)? 

Ri­spo­sta: No, l'MRA copre il ri­co­no­sci­men­to re­ci­pro­co delle pre­scri­zio­ni in ma­te­ria di va­lu­ta­zio­ne della con­for­mi­tà per 20 set­to­ri di pro­dot­ti in­du­stria­li. Nel 2023, ciò ri­guar­da­va circa due terzi del com­mer­cio di pro­dot­ti in­du­stria­li tra la Sviz­ze­ra e l'UE, per un vo­lu­me di espor­ta­zio­ni di oltre 96 mi­liar­di di fran­chi, ov­ve­ros­sia il 72% di tutte le espor­ta­zio­ni in­du­stria­li verso l'UE. Se l'MRA non verrà ag­gior­na­to, l'ac­ces­so senza osta­co­li per le im­pre­se espor­ta­tri­ci sviz­ze­re al mer­ca­to unico eu­ro­peo di­mi­nui­rà co­stan­te­men­te dopo il 2027. Dopo il set­to­re med­te­ch, se­gui­ran­no l'in­du­stria mec­ca­ni­ca, l’e­di­li­zia e la far­ma­ceu­ti­ca. Data la gran­de im­por­tan­za di que­sti set­to­ri per la piaz­za in­du­stria­le sviz­ze­ra, l'e­co­no­mia dovrà pro­ba­bil­men­te so­ste­ne­re costi di ade­gua­men­to su­pe­rio­ri a un mi­liar­do di fran­chi (ve­da­si anche l’Ero­sion Mo­ni­tor di Ave­nir Suis­se). Que­sto de­na­ro verrà a man­ca­re alla piaz­za eco­no­mi­ca sviz­ze­ra e per gli in­ve­sti­men­ti in pro­dot­ti in­no­va­ti­vi.

Le im­pre­se sviz­ze­re sono molto adat­ta­bi­li e in­ven­ti­ve. Tut­ta­via, a causa dello stal­lo at­tua­le, sono co­stret­te a pren­de­re de­ci­sio­ni ne­ga­ti­ve per la piaz­za eco­no­mi­ca sviz­ze­ra. L'im­pre­sa di tec­no­lo­gie me­di­ca­li Yp­so­med, ad esem­pio, ha do­vu­to far ri­cer­ti­fi­ca­re 400 pro­dot­ti in Ger­ma­nia, il che è co­sta­to oltre 20 mi­lio­ni di fran­chi e ha ri­chie­sto l’im­pe­gno di quasi 40 col­la­bo­ra­to­ri du­ran­te due anni. Per le PMI le dif­fi­col­tà sono an­co­ra più gran­di: se una pic­co­la im­pre­sa di tec­no­lo­gie me­di­ca­li sviz­ze­ra (ad esem­pio Bürki In­no­med) deve de­si­gna­re un rap­pre­sen­tan­te le­ga­le nel­l'UE, molto spes­so ot­ti­miz­ze­rà i costi com­ples­si­vi tra­sfe­ren­do anche altre at­ti­vi­tà, come lo svi­lup­po dei pro­dot­ti, al­l’in­ter­no del­l’UE. Ciò va a sca­pi­to della Sviz­ze­ra, per­ché l'in­no­va­zio­ne viene de­lo­ca­liz­za­ta al­l’e­ste­ro. Nel com­ples­so, que­sto non solo in­de­bo­li­sce il po­ten­zia­le di cre­sci­ta della piaz­za eco­no­mi­ca sviz­ze­ra, ma anche la no­stra pro­spe­ri­tà.

Do­man­da: L'ac­cor­do di li­be­ro scam­bio del 1972 tra Sviz­ze­ra e UE non è suf­fi­cien­te per l'e­co­no­mia? Ab­bia­mo dav­ve­ro bi­so­gno di ac­cor­di bi­la­te­ra­li? 

Ri­spo­sta: Gli op­po­si­to­ri della via bi­la­te­ra­le af­fer­ma­no re­go­lar­men­te che un ag­gior­na­men­to com­ple­to del­l'ac­cor­do di li­be­ro scam­bio con l’UE del 1972 po­treb­be com­pen­sa­re la per­di­ta degli Ac­cor­di bi­la­te­ra­li. In tal modo, tra­scu­ra­no quan­to segue: la via bi­la­te­ra­le ri­spon­de alle esi­gen­ze della Sviz­ze­ra ed è stata con­ce­pi­ta su mi­su­ra per il no­stro Paese dopo il ri­fiu­to di ade­ri­re allo SEE nel 1992. Sono stati quin­di con­clu­si gli Ac­cor­di bi­la­te­ra­li per­ché solo un ac­cor­do di li­be­ro scam­bio non avreb­be te­nu­to suf­fi­cien­te­men­te conto delle esi­gen­ze del­l'e­co­no­mia e della po­po­la­zio­ne sviz­ze­ra.

Se i Bi­la­te­ra­li I ve­nis­se­ro abo­li­ti, nu­me­ro­si van­tag­gi an­dreb­be­ro persi. Ad esem­pio, sor­ge­reb­be­ro nuovi osta­co­li tec­ni­ci al com­mer­cio di pro­dot­ti in­du­stria­li, i di­rit­ti di traf­fi­co aereo non sa­reb­be­ro più co­per­ti, la frut­ta e la ver­du­ra sviz­ze­re ne­ces­si­te­reb­be­ro di una cer­ti­fi­ca­zio­ne sup­ple­men­ta­re per es­se­re espor­ta­ti nel­l'UE. Inol­tre, gli spe­di­zio­nie­ri sviz­ze­ri non po­treb­be­ro più be­ne­fi­cia­re di or­di­ni ag­giun­ti­vi dal­l'UE, le im­pre­se sviz­ze­re non po­treb­be­ro più par­te­ci­pa­re su un piano di pa­ri­tà alle gare d'ap­pal­to pub­bli­che nelle città e nelle re­gio­ni del­l'UE e sa­reb­be molto più bu­ro­cra­ti­co as­su­me­re ma­no­do­pe­ra dal­l'UE. In­fi­ne, la po­po­la­zio­ne sviz­ze­ra per­de­reb­be il di­rit­to di vi­ve­re, la­vo­ra­re e stu­dia­re ovun­que nel­l'UE. Que­ste sono solo al­cu­ne delle pos­si­bi­li con­se­guen­ze.

La via bi­la­te­ra­le non è in alcun modo pa­ra­go­na­bi­le a un ac­cor­do di li­be­ro scam­bio, per quan­to com­ple­to. L'UE ha inol­tre esclu­so la pos­si­bi­li­tà di con­clu­de­re ac­cor­di di li­be­ro scam­bio si­mi­li a quel­li che con­clu­de­rà con il Ca­na­da, con Stati terzi dagli stret­ti le­ga­mi eco­no­mi­ci e geo­gra­fi­ci come la Sviz­ze­ra. 

Tut­ta­via, l'ac­cor­do di coo­pe­ra­zio­ne UK-UE (TCA) for­ni­sce un mo­del­lo di come po­treb­be ri­sul­ta­re un ac­cor­do di li­be­ro scam­bio com­ple­to tra la Sviz­ze­ra e l'UE. L'e­sem­pio del Regno Unito di­mo­stra che la mo­der­niz­za­zio­ne del­l'ac­cor­do di li­be­ro scam­bio con l'UE non sa­reb­be senza con­ces­sio­ni. È pre­su­mi­bi­le che la Sviz­ze­ra do­vreb­be apri­re il suo set­to­re agri­co­lo e pro­ba­bil­men­te adot­ta­re anche le norme del­l'UE sugli aiuti di Stato e al­cu­ni ele­men­ti isti­tu­zio­na­li. È quin­di il­lu­so­rio pen­sa­re che un ac­cor­do di li­be­ro scam­bio com­ple­to con l'UE possa es­se­re mi­glio­re della com­pro­va­ta via bi­la­te­ra­le. 
 

Do­man­da: I bri­tan­ni­ci non stan­no me­glio dopo la Bre­xit ri­spet­to a prima? La Sviz­ze­ra non do­vreb­be se­gui­re l'e­sem­pio del Regno Unito nel de­fi­ni­re le sue re­la­zio­ni con l'UE? 

Ri­spo­sta: Per nien­te. La Bre­xit ha ge­ne­ra­to li­vel­li re­cord di mi­gra­zio­ne nel Regno Unito e nes­sun be­ne­fi­cio eco­no­mi­co.

Nel giu­gno 2016, l'e­let­to­ra­to bri­tan­ni­co ha vo­ta­to per l'u­sci­ta dal­l'UE nel re­fe­ren­dum sulla Bre­xit, con il 51,89% di voti fa­vo­re­vo­li. Di con­se­guen­za, il Regno Unito ha perso la li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne e la par­te­ci­pa­zio­ne al mer­ca­to unico del­l'UE nel di­cem­bre 2020. Otto anni dopo la Bre­xit, molti bri­tan­ni­ci con­si­de­ra­no l'u­sci­ta dal­l'UE un fal­li­men­to. Un son­dag­gio rap­pre­sen­ta­ti­vo del­l'i­ni­zio del 2024 mo­stra che il 57% dei bri­tan­ni­ci ha una vi­sio­ne ne­ga­ti­va della Bre­xit e il 70% ri­tie­ne che abbia peg­gio­ra­to lo stato del­l'e­co­no­mia.

Con­tra­ria­men­te alla pro­mes­sa di ri­dur­re l'im­mi­gra­zio­ne, il Regno Unito ha re­gi­stra­to un'im­mi­gra­zio­ne re­cord dopo la Bre­xit. L'im­mi­gra­zio­ne netta è ben al di sopra dei li­vel­li pre­ce­den­ti alla vo­ta­zio­ne, con l'ar­ri­vo nel Regno Unito di im­mi­gra­ti da Stati terzi come India, Ni­ge­ria e Cina. Anche dal punto di vista eco­no­mi­co, il Regno Unito non ha be­ne­fi­cia­to della Bre­xit. No­no­stan­te i nuovi ac­cor­di di li­be­ro scam­bio con Au­stra­lia e Nuova Ze­lan­da, la per­di­ta della par­te­ci­pa­zio­ne al mer­ca­to unico del­l'UE non è stata pra­ti­ca­men­te com­pen­sa­ta.

Se­con­do un nuovo rap­por­to del­l'U­ni­ver­si­tà di Aston, il com­mer­cio este­ro del Regno Unito con l'UE sta ri­sen­ten­do sem­pre di più della Bre­xit: tra il 2021 e il 2023 - gli anni im­me­dia­ta­men­te suc­ces­si­vi al­l'u­sci­ta del Regno Unito dal­l'u­nio­ne do­ga­na­le e dal mer­ca­to unico del­l'UE - il va­lo­re delle espor­ta­zio­ni di beni bri­tan­ni­ci verso l'UE è di­mi­nui­to del 27%, men­tre il va­lo­re delle im­por­ta­zio­ni è sceso del 32%. Un altro stu­dio del Cen­tre of Eco­no­mic Per­for­man­ce della Lon­don School of Eco­no­mics (LSE) mo­stra che delle 120’000 PMI bri­tan­ni­che che espor­ta­va­no i loro pro­dot­ti nel­l'UE prima della Bre­xit, circa 20’000 hanno smes­so di espor­ta­re dopo la con­clu­sio­ne del­l'ac­cor­do di coo­pe­ra­zio­ne con l'UE. Que­ste im­pre­se hanno ci­ta­to i costi più ele­va­ti come il mo­ti­vo per cui non va­le­va più la pena espor­ta­re.

Que­ste espe­rien­ze eco­no­mi­che ne­ga­ti­ve in re­la­zio­ne alla Bre­xit sono anche il mo­ti­vo per cui il Regno Unito in­ten­de ora col­la­bo­ra­re più stret­ta­men­te e mi­glio­ra­re l'ac­cor­do com­mer­cia­le con l'UE.

Grafico Brexit

Do­man­da: La Sviz­ze­ra cre­sce solo in ter­mi­ni quan­ti­ta­ti­vi? La pro­spe­ri­tà pro ca­pi­te è di­mi­nui­ta a causa del­l'im­mi­gra­zio­ne?

Ri­spo­sta: Dalla firma degli Ac­cor­di bi­la­te­ra­li I nel 1999, il PIL reale pro ca­pi­te in Sviz­ze­ra (al netto del­l’in­fla­zio­ne) è cre­sciu­to del 25%. In cifre as­so­lu­te, la po­po­la­zio­ne è di­ven­ta­ta me­dia­men­te più ricca di 18’123 dol­la­ri pro ca­pi­te. Que­sto au­men­to di be­nes­se­re è quasi il dop­pio di quel­lo della Ger­ma­nia e quasi il tri­plo di quel­lo della Fran­cia.

Anche il pre­sun­to de­bo­le svi­lup­po della pro­dut­ti­vi­tà in Sviz­ze­ra è una fa­vo­la. Le cifre sono po­si­ti­ve, so­prat­tut­to se si tiene conto del­l'au­men­to del tempo li­be­ro e del calo del­l'in­put in ter­mi­ni di la­vo­ro do­vu­to alle ten­den­ze de­mo­gra­fi­che. La pro­dut­ti­vi­tà, il be­nes­se­re e il tempo li­be­ro pro ca­pi­te sono au­men­ta­ti co­stan­te­men­te in Sviz­ze­ra negli ul­ti­mi anni. Que­sto svi­lup­po po­si­ti­vo è stato fa­vo­ri­to dagli Ac­cor­di bi­la­te­ra­li e dalla li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne. Tro­va­te ul­te­rio­ri in­for­ma­zio­ni su que­sto tema nel no­stro ar­ti­co­lo "La pro­dut­ti­vi­tà sta peg­gio­ran­do? È un mito!" e nel dos­sier­po­li­ti­ca di marzo 2023 sulla cre­sci­ta eco­no­mi­ca (com­pre­so un con­fron­to tra Paesi e la spie­ga­zio­ne della ri­le­van­za del­l'ef­fet­to base).

 

 

Do­man­da: L'UE può de­ci­de­re uni­la­te­ral­men­te che nuove nor­ma­ti­ve, come il re­go­la­men­to sugli ob­bli­ghi di vi­gi­lan­za o la di­ret­ti­va sul­l'IA, sono ri­le­van­ti per il mer­ca­to unico e quin­di im­por­le alla Sviz­ze­ra?

Ri­spo­sta: No. Poi­ché la Sviz­ze­ra par­te­ci­pa al mer­ca­to unico uni­ca­men­te in al­cu­ni am­bi­ti se­le­zio­na­ti, il fatto che una nuova nor­ma­ti­va del­l’UE sia ri­le­van­te per il mer­ca­to unico in ge­ne­ra­le non ha al­cu­na im­por­tan­za ai fini del­l’a­do­zio­ne di­na­mi­ca del di­rit­to. Il cri­te­rio de­ter­mi­nan­te è piut­to­sto de­ter­mi­na­re essa rien­tra nel campo di ap­pli­ca­zio­ne di un ac­cor­do bi­la­te­ra­le con­cre­to. Con­tra­ria­men­te a quan­to af­fer­ma­no gli op­po­si­to­ri dei Bi­la­te­ra­li III in me­ri­to a nu­me­ro­se nor­ma­ti­ve eu­ro­pee, la Di­ret­ti­va sui do­ve­ri di di­li­gen­za in ma­te­ria di so­ste­ni­bi­li­tà azien­da­le (CSDDD), la Di­ret­ti­va sulla ren­di­con­ta­zio­ne di so­ste­ni­bi­li­tà delle im­pre­se (CSRD), il Re­go­la­men­to sulla de­fo­re­sta­zio­ne (EUDR), il mec­ca­ni­smo di ade­gua­men­to del car­bo­nio alle fron­tie­re (CBAM), il Re­go­la­men­to sul­l'In­tel­li­gen­za Ar­ti­fi­cia­le (AI Act) o la Nor­ma­ti­va sui ser­vi­zi di­gi­ta­li (DSA), non de­vo­no es­se­re ri­pre­se. Non in­fat­ti esi­sto­no ac­cor­di bi­la­te­ra­li tra la Sviz­ze­ra e l'UE in que­sti set­to­ri. Non vi è quin­di alcun mo­ti­vo né alcun ob­bli­go di al­li­near­si al­l'UE in ma­te­ria fi­sca­le, ad esem­pio, o di ri­pren­de­re in­te­gral­men­te la nor­ma­ti­va del­l'UE in ma­te­ria di so­ste­ni­bi­li­tà. Una po­li­ti­ca eco­no­mi­ca au­to­no­ma ri­ma­ne quin­di pos­si­bi­le, il che è im­por­tan­te e po­si­ti­vo. Tro­va­te mag­gio­ri in­for­ma­zio­ni sul­l’a­do­zio­ne di­na­mi­ca del di­rit­to nel se­guen­te blog
 

Do­man­da: Il con­tri­bu­to di coe­sio­ne al­l'UE è ne­ces­sa­rio?

Ri­spo­sta: È nel­l'in­te­res­se della Sviz­ze­ra ri­dur­re le di­spa­ri­tà eco­no­mi­che al­l’in­ter­no mer­ca­to unico eu­ro­peo, in modo che i Paesi par­te­ci­pan­ti di­ven­ti­no mer­ca­ti at­trat­ti­vi con un mag­gio­re po­te­re d'ac­qui­sto (ad esem­pio, la Po­lo­nia). L'a­spet­to im­por­tan­te del con­tri­bu­to di coe­sio­ne sviz­ze­ro è che con­flui­sce solo in pro­get­ti e pro­gram­mi se­le­zio­na­ti nei Paesi part­ner e non viene tra­sfe­ri­to di­ret­ta­men­te nei loro bi­lan­ci o in quel­lo del­l’UE. Oc­cor­re inol­tre ri­cor­da­re che gli Ac­cor­di bi­la­te­ra­li vanno ben oltre un nor­ma­le ac­cor­do di li­be­ro scam­bio. Il pro­se­gui­men­to e l'im­por­to del con­tri­bu­to di coe­sio­ne sono ap­pro­pria­ti in virtù dei no­te­vo­li van­tag­gi del­l'ac­ces­so pri­vi­le­gia­to della Sviz­ze­ra al mer­ca­to unico eu­ro­peo. Se­con­do i cal­co­li di eco­no­mie­suis­se, nel 2019 le ri­ca­du­te eco­no­mi­che degli ac­cor­di sul mer­ca­to in­ter­no am­mon­ta, a se­con­da delle ipo­te­si, a circa 20-30 mi­liar­di di fran­chi al­l'an­no. Il con­tri­bu­to di coe­sio­ne della Sviz­ze­ra rap­pre­sen­ta dal­l'1 al 2% di que­sta somma. Ri­spet­to alla Nor­ve­gia, paese non ap­par­te­nen­te al­l'UE ma mem­bro dello SEE, che pre­sto ver­se­rà un con­tri­bu­to di coe­sio­ne di 450 mi­lio­ni di fran­chi al­l'an­no per la piena par­te­ci­pa­zio­ne al mer­ca­to in­ter­no eu­ro­peo, il li­vel­lo di con­tri­bu­to della Sviz­ze­ra è equo.