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Il pac­chet­to Bi­la­te­ra­li III alla prova dei fatti

Il pac­chet­to Bi­la­te­ra­li III mira a porre le stret­te re­la­zio­ni eco­no­mi­che tra la Sviz­ze­ra e l'U­nio­ne eu­ro­pea (UE) su una base si­cu­ra e a lungo ter­mi­ne e a con­clu­de­re nuovi ac­cor­di. Il tema è at­tual­men­te og­get­to di un ac­ce­so di­bat­ti­to. Con «Il pac­chet­to Bi­la­te­ra­li III alla prova dei fatti», fac­cia­mo luce sui prin­ci­pa­li re­tro­sce­na, for­nia­mo fatti e ri­spon­dia­mo a do­man­de at­tua­li. 

Di se­gui­to è ri­por­ta­ta una pa­no­ra­mi­ca che for­ni­sce in­for­ma­zio­ni di base e fatti sugli Ac­cor­di Bi­la­te­ra­li III e ri­spon­de alle do­man­de at­tua­li sul­l'ar­go­men­to. Una con­te­stua­liz­za­zio­ne ef­fet­tua­ta da eco­no­mie­suis­se sul­l'ap­proc­cio al pac­chet­to e dei vari ele­men­ti degli Ac­cor­di Bi­la­te­ra­li III è di­spo­ni­bi­le nel no­stro dos­sier­po­li­ti­ca «Ac­cor­di Bi­la­te­ra­li III: di cosa si trat­ta?».

 

Pac­chet­to Bi­la­te­ra­li III: re­tro­sce­na e fatti

Do­man­da: Cosa pen­sa­no gli elet­to­ri dei Bi­la­te­ra­li III?

Ri­spo­sta: Se­con­do un re­cen­te son­dag­gio rap­pre­sen­ta­ti­vo, oltre due terzi degli elet­to­ri sono fa­vo­re­vo­li a un man­da­to ne­go­zia­le per svi­lup­pa­re ul­te­rior­men­te il per­cor­so bi­la­te­ra­le con l'UE. E oltre il 70% degli elet­to­ri è fa­vo­re­vo­le ai con­te­nu­ti del pac­chet­to Ac­cor­di Bi­la­te­ra­li III. Que­sti sono i ri­sul­ta­ti del son­dag­gio rap­pre­sen­ta­ti­vo con­dot­to da gfs.​bern per conto di eco­no­mie­suis­se, del­l'U­nio­ne sviz­ze­ra degli im­pren­di­to­ri (USI), di In­ter­phar­ma, del­l'As­so­cia­zio­ne sviz­ze­ra dei ban­chie­ri (ASB) e di Swiss­mem. Per mag­gio­ri in­for­ma­zio­ni sui ri­sul­ta­ti spe­ci­fi­ci del son­dag­gio, con­sul­ta­re il co­mu­ni­ca­to stam­pa di eco­no­mie­suis­se.

Do­man­da: La Sviz­ze­ra non do­vreb­be con­cen­trar­si mag­gior­men­te sui mer­ca­ti ex­traeu­ro­pei?

Ri­spo­sta: Il credo è: fare una cosa e non la­sciar per­de­re un'al­tra! Na­tu­ral­men­te la Sviz­ze­ra ha bi­so­gno di re­la­zio­ni e ac­cor­di di li­be­ro scam­bio ot­ti­ma­li con, ad esem­pio, l'In­dia, gli Stati Uniti o gli Stati del Mer­co­sur. Ma chi so­stie­ne che la Sviz­ze­ra po­treb­be com­pen­sa­re la per­di­ta degli ac­cor­di bi­la­te­ra­li con l'UE mi­glio­ran­do le re­la­zio­ni com­mer­cia­li con que­sti paesi si sba­glia. Gra­zie alla no­stra po­si­zio­ne geo­gra­fi­ca, siamo cir­con­da­ti da Stati del­l'UE e quin­di ab­bia­mo un forte in­te­res­se a coo­pe­ra­re stret­ta­men­te con l'UE nei set­to­ri che ci in­te­res­sa­no. Le re­gio­ni nelle im­me­dia­te vi­ci­nan­ze della Sviz­ze­ra svol­go­no un ruolo par­ti­co­lar­men­te im­por­tan­te nel no­stro com­mer­cio este­ro. Se si con­si­de­ra il no­stro vo­lu­me di scam­bi, il Baden-Würt­tem­berg e la Ba­vie­ra sono im­por­tan­ti quan­to la Cina, le re­gio­ni fran­ce­si di con­fi­ne sono più im­por­tan­ti del Giap­po­ne e le re­gio­ni ita­lia­ne di con­fi­ne sono più im­por­tan­ti degli Emi­ra­ti Arabi Uniti. Ogni gior­no la­vo­ra­ti­vo, tra la Sviz­ze­ra e l'UE ven­go­no scam­bia­te merci per un va­lo­re di oltre 1 mi­liar­do di fran­chi sviz­ze­ri, pari a quan­to av­vie­ne con l'In­do­ne­sia in un anno in­te­ro. 

Il Regno Unito sta di­mo­stran­do quan­to sia dif­fi­ci­le com­pen­sa­re la per­di­ta del mer­ca­to unico eu­ro­peo at­tra­ver­so ac­cor­di di li­be­ro scam­bio con Stati terzi. Fino a mag­gio 2023, il Regno Unito aveva con­clu­so 38 ac­cor­di di li­be­ro scam­bio at­ti­vi con paesi e bloc­chi com­mer­cia­li che co­pro­no 99 paesi e ter­ri­to­ri. Solo cin­que di que­sti sono "nuovi" ac­cor­di com­mer­cia­li, ad esem­pio con Au­stra­lia e Nuova Ze­lan­da. I re­stan­ti 33 sono ac­cor­di con­clu­si con paesi a se­gui­to del­l’u­sci­ta del Regno Unito dagli ac­cor­di di li­be­ro scam­bio del­l'UE. Dopo la Bre­xit, la quota del­l'UE nel com­mer­cio bri­tan­ni­co è di­mi­nui­ta. Tra il 1999 e il 2007, l'UE rap­pre­sen­ta­va il 50-55% delle espor­ta­zio­ni bri­tan­ni­che. Nel 2022, que­sta quota era scesa al 42%. Anche la quota di im­por­ta­zio­ni del Regno Unito dal­l'UE è di­mi­nui­ta dal 1999, anche se in mi­su­ra mi­no­re ri­spet­to alle espor­ta­zio­ni. I pochi ac­cor­di di li­be­ro scam­bio re­cen­te­men­te con­clu­si non sono stati in grado di com­pen­sa­re il vo­lu­me di scam­bi persi a causa del­l’u­sci­ta del Regno Unito dal mer­ca­to unico del­l'UE.

Altre aree eco­no­mi­che cre­sco­no più ra­pi­da­men­te del­l'UE e anche le espor­ta­zio­ni sviz­ze­re verso que­sti mer­ca­ti cre­sco­no più ra­pi­da­men­te ri­spet­to al­l'UE. Que­sto è un aspet­to po­si­ti­vo, in quan­to ri­du­ce i ri­schi com­mer­cia­li per l'in­du­stria sviz­ze­ra delle espor­ta­zio­ni. Ma il vo­lu­me degli scam­bi con l'UE è tal­men­te ele­va­to (2022: 58% di tutte le espor­ta­zio­ni e le im­por­ta­zio­ni) che, in ter­mi­ni as­so­lu­ti, gli scam­bi con l'UE cre­sco­no an­co­ra più ve­lo­ce­men­te di quel­li con il se­con­do e il terzo mer­ca­to più im­por­tan­te, USA e Cina, messi in­sie­me. Con le cifre di cre­sci­ta at­tua­li, nel 2050 l'UE sarà an­co­ra il prin­ci­pa­le part­ner com­mer­cia­le della Sviz­ze­ra e su­pe­re­rà il vo­lu­me degli scam­bi con gli Stati Uniti e la Cina. È quin­di il­lu­so­rio voler sem­pli­ce­men­te so­sti­tui­re l'UE come mer­ca­to di espor­ta­zio­ne più im­por­tan­te per l'in­du­stria sviz­ze­ra con altri mer­ca­ti di espor­ta­zio­ne. La di­ver­si­fi­ca­zio­ne è molto me­glio.

Do­man­da: Con gli Ac­cor­di bi­la­te­ra­li III, la Sviz­ze­ra dovrà pre­sto adot­ta­re tutti i re­go­la­men­ti e le leggi ap­pro­va­te dal­l'UE?

Ri­spo­sta: No. La Sviz­ze­ra e l'UE di­spon­go­no in to­ta­le 140 ac­cor­di bi­la­te­ra­li. L'ob­bli­go di adot­ta­re di­na­mi­ca­men­te la le­gi­sla­zio­ne è li­mi­ta­to ai set­to­ri in cui la Sviz­ze­ra par­te­ci­pa al mer­ca­to in­ter­no del­l'UE. Si trat­ta dei cin­que ac­cor­di sul mer­ca­to in­ter­no esi­sten­ti (li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne, tra­spor­ti aerei e ter­re­stri, bar­rie­re tec­ni­che al com­mer­cio, agri­col­tu­ra) e dei due nuovi ac­cor­di sul­l'e­let­tri­ci­tà e sulla si­cu­rez­za ali­men­ta­re. Anche il nuovo ac­cor­do sulla sa­lu­te è sog­get­to alle re­go­le isti­tu­zio­na­li, seb­be­ne non sia un ac­cor­do sul mer­ca­to in­ter­no e si li­mi­ti alla coo­pe­ra­zio­ne nel set­to­re della si­cu­rez­za sa­ni­ta­ria. L'ac­cor­do di li­be­ro scam­bio del 1972 tra la Sviz­ze­ra e l'UE non fa parte degli at­tua­li ne­go­zia­ti sui Bi­la­te­ra­li III e non è quin­di sog­get­to alle re­go­le isti­tu­zio­na­li.

Paket

 

Do­man­da: In fu­tu­ro la Sviz­ze­ra sarà go­ver­na­ta da «giu­di­ci stra­nie­ri»?

Ri­spo­sta: Gli ac­cor­di bi­la­te­ra­li non pre­ve­do­no «giu­di­ci stra­nie­ri» né ora né in fu­tu­ro. Esi­sto­no tre tipi di cause le­ga­li:

  1. Se una con­tro­ver­sia le­ga­le sorge in Sviz­ze­ra, è com­pe­ten­te un tri­bu­na­le sviz­ze­ro.
  2. Se una con­tro­ver­sia le­ga­le sorge in un paese del­l'UE, come la Ger­ma­nia, è com­pe­ten­te un tri­bu­na­le te­de­sco e, se ne­ces­sa­rio, la Corte di giu­sti­zia eu­ro­pea (CGUE).
  3. In caso di di­ver­gen­ze tra la Com­mis­sio­ne eu­ro­pea e il Con­si­glio fe­de­ra­le sul­l'in­ter­pre­ta­zio­ne di norme, ad esem­pio in ma­te­ria di tra­spor­ti ter­re­stri o di li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne, entra in gioco un tri­bu­na­le ar­bi­tra­le pa­ri­ta­rio.

Il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le pa­ri­ta­rio (ad esem­pio con tre giu­di­ci no­mi­na­ti dalla Sviz­ze­ra e tre giu­di­ci no­mi­na­ti dal­l'UE, non­ché una pre­si­den­za in­di­pen­den­te) de­ci­de­rà in fu­tu­ro quale legge ap­pli­ca­re: il di­rit­to sviz­ze­ro, il di­rit­to con­trat­tua­le o il di­rit­to del mer­ca­to in­ter­no del­l'UE. Se la Sviz­ze­ra ha adot­ta­to con­trat­tual­men­te il di­rit­to del mer­ca­to in­ter­no del­l'UE, ad esem­pio per quan­to ri­guar­da gli stan­dard tec­ni­ci nel set­to­re med­te­ch, la Corte di giu­sti­zia eu­ro­pea de­ci­de­rà solo sulla que­stio­ne del­l'in­ter­pre­ta­zio­ne del di­rit­to del mer­ca­to in­ter­no eu­ro­peo. Se la Sviz­ze­ra e l'UE hanno con­cor­da­to norme spe­cia­li, come ad esem­pio norme spe­cia­li ed ec­ce­zio­ni per la tassa sul traf­fi­co pe­san­te o le mi­su­re di ac­com­pa­gna­men­to per la li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne, si ap­pli­ca que­sto di­rit­to. Que­sto viene in­ter­pre­ta­to solo dal tri­bu­na­le ar­bi­tra­le con­giun­to. 

Al ter­mi­ne del pro­ce­di­men­to, il tri­bu­na­le ar­bi­tra­le pa­ri­ta­rio giu­di­che­rà se Berna o Bru­xel­les hanno vio­la­to la legge. Ciò è in linea con i prin­ci­pi con­so­li­da­ti del di­rit­to in­ter­na­zio­na­le: la Sviz­ze­ra ha con­clu­so que­sto tipo di pro­ce­du­ra ar­bi­tra­le pa­ri­ta­ria in molti dei suoi ac­cor­di.

Il mec­ca­ni­smo di ri­so­lu­zio­ne delle con­tro­ver­sie mi­glio­ra la po­si­zio­ne della Sviz­ze­ra ri­spet­to ad oggi. Avrà così uno stru­men­to con cui far va­le­re ef­fi­ca­ce­men­te i pro­pri in­te­res­si in re­la­zio­ne agli ac­cor­di sul mer­ca­to in­ter­no in que­stio­ne at­tra­ver­so le vie le­ga­li. 

Le mi­su­re di com­pen­sa­zio­ne del­l'UE in caso di man­ca­ta ese­cu­zio­ne di una de­ci­sio­ne del tri­bu­na­le ar­bi­tra­le misto da parte della Sviz­ze­ra de­vo­no es­se­re pro­por­zio­na­te e pos­so­no ar­ri­va­re fino alla so­spen­sio­ne degli ac­cor­di. È esclu­sa la di­sdet­ta. Ma è im­pro­ba­bi­le che una so­spen­sio­ne di in­te­ri ac­cor­di da parte del­l'UE sia pro­por­zio­na­ta se la Sviz­ze­ra non in­ten­de adot­ta­re sin­go­li svi­lup­pi giu­ri­di­ci. La pro­por­zio­na­li­tà delle mi­su­re di pe­re­qua­zio­ne viene nuo­va­men­te ve­ri­fi­ca­ta dal tri­bu­na­le ar­bi­tra­le pa­ri­ta­rio. 

Streitungsmechanismus

 

Do­man­da: Con l'a­do­zio­ne «au­to­ma­ti­ca» del di­rit­to, la Sviz­ze­ra per­de­reb­be la sua au­to­de­ter­mi­na­zio­ne e la sua de­mo­cra­zia di­ret­ta?

Ri­spo­sta:

  1. Par­te­ci­pia­mo al mer­ca­to unico del­l'UE vo­lon­ta­ria­men­te: il po­po­lo sviz­ze­ro ha de­ci­so in modo in­di­pen­den­te e au­to­no­mo di con­clu­de­re ac­cor­di bi­la­te­ra­li sul mer­ca­to unico con l'UE. Nes­su­no ci ha ob­bli­ga­to a farlo.
  2. Non vi è alcun au­to­ma­ti­smo nel­l'a­do­zio­ne del di­rit­to. La Sviz­ze­ra potrà de­ci­de­re au­to­no­ma­men­te su ogni sin­go­la ado­zio­ne di leggi sul mer­ca­to in­ter­no nel­l'am­bi­to degli ac­cor­di sul mer­ca­to in­ter­no tra la Sviz­ze­ra e l'UE. I pro­ces­si de­ci­sio­na­li de­mo­cra­ti­ci di­ret­ti della Sviz­ze­ra sa­ran­no sal­va­guar­da­ti: la Sviz­ze­ra avrà due anni di tempo per adot­ta­re la le­gi­sla­zio­ne in modo di­na­mi­co. In caso di re­fe­ren­dum le­gi­sla­ti­vo, alla Sviz­ze­ra viene ga­ran­ti­to un ul­te­rio­re anno per l'at­tua­zio­ne.
  3. L'ob­bli­go di adot­ta­re di­na­mi­ca­men­te la le­gi­sla­zio­ne è già san­ci­to dal­l'Ac­cor­do sul tra­spor­to aereo (Ac­cor­di bi­la­te­ra­li I) e dal­l'Ac­cor­do Schen­gen/Du­bli­no (Ac­cor­di bi­la­te­ra­li II) e non ha com­por­ta­to alcun pro­ble­ma da quan­do sono en­tra­ti in vi­go­re ri­spet­ti­va­men­te nel 2002 e nel 2008. Nel mag­gio 2019 gli elet­to­ri sviz­ze­ri hanno ad esem­pio po­tu­to espri­me­re la loro opi­nio­ne sul­l'at­tua­zio­ne della di­ret­ti­va UE sulle armi nella le­gi­sla­zio­ne sviz­ze­ra sulle armi con un re­fe­ren­dum. La «In­te­res­sen­ge­mein­schaft Schies­sen Sch­weiz» aveva lan­cia­to un re­fe­ren­dum con­tro l'at­tua­zio­ne.
  4. Oggi la Sviz­ze­ra non ha alcun mezzo giu­ri­di­co se l'UE non ap­pli­cas­se più un ac­cor­do o lo ap­pli­cas­se in modo «scor­ret­to». Ad esem­pio, l'UE si ri­fiu­ta di adat­ta­re l'ac­cor­do sugli osta­co­li tec­ni­ci al com­mer­cio agli svi­lup­pi giu­ri­di­ci del­l'UE. Di con­se­guen­za, la Sviz­ze­ra perde la sua par­te­ci­pa­zio­ne al mer­ca­to in­ter­no nei set­to­ri in­te­res­sa­ti, come i di­spo­si­ti­vi me­di­ci. Ma al mo­men­to la Sviz­ze­ra non può di­fen­der­si da que­sta si­tua­zio­ne per­ché non esi­ste la pos­si­bi­li­tà di ri­cor­re­re al tri­bu­na­le ar­bi­tra­le pa­ri­ta­rio in un caso del ge­ne­re. La si­tua­zio­ne cam­bie­reb­be in fu­tu­ro con i Bi­la­te­ra­li III.
  5. La so­vra­ni­tà sa­reb­be ul­te­rior­men­te raf­for­za­ta con i Bi­la­te­ra­li III: si pre­ve­de che in fu­tu­ro la Sviz­ze­ra sa­reb­be si­ste­ma­ti­ca­men­te con­sul­ta­ta nello svi­lup­po della per­ti­nen­te le­gi­sla­zio­ne sul mer­ca­to in­ter­no del­l'UE, pro­prio come gli Stati mem­bri del­l'UE, e po­treb­be con­tri­bui­re at­ti­va­men­te con le sue pre­oc­cu­pa­zio­ni nel­l'am­bi­to del pro­ces­so di «for­ma­zio­ne delle de­ci­sio­ni». Un netto mi­glio­ra­men­to ri­spet­to ad oggi.

Do­man­da: La bozza di man­da­to ne­go­zia­le per i Bi­la­te­ra­li III non è sem­pli­ce­men­te vino vec­chio in botti nuove?

Ri­spo­sta: Ci sono dif­fe­ren­ze e mi­glio­ra­men­ti si­gni­fi­ca­ti­vi ri­spet­to al pre­ce­den­te ac­cor­do qua­dro. Con l'ap­proc­cio a pac­chet­to dei Bi­la­te­ra­li III, le que­stio­ni isti­tu­zio­na­li (ri­pre­sa di­na­mi­ca del di­rit­to, ri­so­lu­zio­ne delle con­tro­ver­sie) sono ora ri­sol­te sin­go­lar­men­te in cia­scun ac­cor­do sul mer­ca­to in­ter­no (ap­proc­cio ver­ti­ca­le e set­to­ria­le). Si trat­ta di una dif­fe­ren­za enor­me ri­spet­to al­l'ac­cor­do isti­tu­zio­na­le, in cui era stato di­scus­so un ac­cor­do qua­dro per tutti gli ac­cor­di sul mer­ca­to in­ter­no (ap­proc­cio oriz­zon­ta­le).

Se­con­do eco­no­mie­suis­se, la bozza di man­da­to per i ne­go­zia­ti con l'UE rap­pre­sen­ta un mi­glio­ra­men­to si­gni­fi­ca­ti­vo ri­spet­to al­l'ac­cor­do isti­tu­zio­na­le. Ora si sta ne­go­zian­do un in­te­ro pac­chet­to di ac­cor­di e coo­pe­ra­zio­ni, anche nei set­to­ri del­l'e­let­tri­ci­tà, della si­cu­rez­za ali­men­ta­re, della sa­lu­te, della ri­cer­ca e della for­ma­zio­ne. Par­ti­co­lar­men­te im­por­tan­te: tutte le que­stio­ni sen­si­bi­li, de­li­ca­te e spia­ce­vo­li sono state fi­nal­men­te messe sul ta­vo­lo e sono state ipo­tiz­za­te delle aree in cui tro­va­re so­lu­zio­ni.

I mi­glio­ra­men­ti sono evi­den­te in par­ti­co­la­re nelle se­guen­ti linee guida con­cor­da­te nella «Com­mon Un­der­stan­ding» per i ne­go­zia­ti: 

  • L'in­tro­du­zio­ne di una nuova clau­so­la ghi­gliot­ti­na, pre­vi­sta per l'ac­cor­do isti­tu­zio­na­le, è fuori di­scus­sio­ne. 
  • Le mi­su­re di ac­com­pa­gna­men­to (FlaM) do­vreb­be­ro es­se­re sal­va­guar­da­te con suc­ces­so. Per quan­to ri­guar­da la pro­te­zio­ne dei sa­la­ri, è pre­vi­sta una nuova clau­so­la di non re­gres­sio­ne, che esclu­de la pos­si­bi­li­tà di scen­de­re al di sotto del­l'at­tua­le li­vel­lo di pro­te­zio­ne dei sa­la­ri a causa di fu­tu­ri svi­lup­pi giu­ri­di­ci. Inol­tre, l'UE ga­ran­ti­sce ora anche la con­ti­nua­zio­ne del co­sid­det­to «mo­del­lo di ese­cu­zio­ne duale» (mo­ni­to­rag­gio e com­pe­ten­za san­zio­na­to­ria da parte dei part­ner so­cia­li sviz­ze­ri).
  • Le re­go­le del­l'UE sugli aiuti di Stato si ap­pli­ca­no solo agli ac­cor­di in ma­te­ria di elet­tri­ci­tà, tra­spor­to aereo e tra­spor­to ter­re­stre. Ciò non mette a ri­schio il ser­vi­zio pub­bli­co in Sviz­ze­ra. 
  • Sono pre­vi­ste ec­ce­zio­ni al di­rit­to di sog­gior­no per­ma­nen­te ai sensi della Di­ret­ti­va sulla cit­ta­di­nan­za UE, allo scopo di pro­teg­ge­re ade­gua­ta­men­te i si­ste­mi so­cia­li della Sviz­ze­ra. Que­sti sono ac­ces­si­bi­li solo alle per­so­ne che svol­go­no un'at­ti­vi­tà la­vo­ra­ti­va. Inol­tre, come fi­no­ra, i cit­ta­di­ni eu­ro­pei cri­mi­na­li pos­so­no es­se­re espul­si in fu­tu­ro.
  • Tutte le ec­ce­zio­ni sono esclu­se dalla ri­pre­sa di­na­mi­ca della legge.
  • At­tual­men­te non sono pre­vi­sti ne­go­zia­ti per mo­di­fi­ca­re l'Ac­cor­do di li­be­ro scam­bio Sviz­ze­ra-UE del 1972. Que­sto ac­cor­do non fa parte di que­sti ne­go­zia­ti.

Sono tutti mi­glio­ra­men­ti ele­men­ta­ri che i di­plo­ma­ti­ci sviz­ze­ri hanno ot­te­nu­to dal­l'UE.

Do­man­da: La pro­te­zio­ne dei sa­la­ri in Sviz­ze­ra è ga­ran­ti­ta con la so­lu­zio­ne pre­vi­sta nella bozza di man­da­to? 

Ri­spo­sta: Se­con­do il Con­si­glio fe­de­ra­le, le que­stio­ni più im­por­tan­ti re­la­ti­ve alla pro­te­zio­ne sa­la­ria­le dei la­vo­ra­to­ri di­stac­ca­ti sono state chia­ri­te in modo sod­di­sfa­cen­te. Tra l'al­tro, l'UE ha ac­cet­ta­to le se­guen­ti ec­ce­zio­ni al di­rit­to re­la­ti­vo ai la­vo­ra­to­ri di­stac­ca­ti:

  • una clau­so­la di non re­gres­sio­ne (se l'UE do­ves­se ri­dur­re l'at­tua­le pro­te­zio­ne sa­la­ria­le nella legge sul di­stac­co dei la­vo­ra­to­ri, la Sviz­ze­ra non sa­reb­be te­nu­ta ad adot­ta­re tali norme), 
  • un pe­rio­do di pre-no­ti­fi­ca di quat­tro gior­ni la­vo­ra­ti­vi ba­sa­to su un'a­na­li­si dei ri­schi og­get­ti­va e spe­ci­fi­ca per il set­to­re,
  • un ob­bli­go di cau­zio­ne per le azien­de che non hanno ri­spet­ta­to i loro ob­bli­ghi fi­nan­zia­ri in pas­sa­to e
  • mi­su­re per com­bat­te­re i falsi in­di­pen­den­ti.

eco­no­mie­suis­se è fa­vo­re­vo­le al man­te­ni­men­to del­l'at­tua­le li­vel­lo di pro­te­zio­ne dei sa­la­ri. L’e­co­no­mia è com­ple­ta­men­te fa­vo­re­vo­le alla lotta con­tro il dum­ping sa­la­ria­le. Ma un am­plia­men­to della pro­te­zio­ne sa­la­ria­le, l'in­tro­du­zio­ne di sa­la­ri mi­ni­mi o altre pre­oc­cu­pa­zio­ni estra­nee sono chia­ra­men­te re­spin­te.

La clau­so­la di non re­gres­sio­ne sod­di­sfa una delle prin­ci­pa­li ri­chie­ste dei sin­da­ca­ti. Inol­tre, il dop­pio si­ste­ma di ap­pli­ca­zio­ne (mo­ni­to­rag­gio e po­te­ri san­zio­na­to­ri delle parti so­cia­li sviz­ze­re) non è li­mi­ta­to dal­l'UE e gli ade­gua­men­ti alle FlaM esi­sten­ti, le­ga­ti al­l'UE, sono com­pen­sa­ti da mi­su­re na­zio­na­li al fine di man­te­ne­re il li­vel­lo di pro­te­zio­ne dei sa­la­ri. Inol­tre, la Sviz­ze­ra può con­ti­nua­re a im­ple­men­ta­re mi­su­re non di­scri­mi­na­to­rie per ga­ran­ti­re il prin­ci­pio della «pa­ri­tà di re­tri­bu­zio­ne per lo stes­so la­vo­ro nello stes­so luogo», a con­di­zio­ne che siano com­pa­ti­bi­li con la di­ret­ti­va UE sul di­stac­co dei la­vo­ra­to­ri e con la di­ret­ti­va sul­l'ap­pli­ca­zio­ne, ossia che siano non di­scri­mi­na­to­rie e pro­por­zio­na­te.

Do­man­da: La li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne ha por­ta­to a un ab­bas­sa­men­to dei li­vel­li sa­la­ria­li in Sviz­ze­ra?

Ri­spo­sta: No. Fi­no­ra, tutti gli studi em­pi­ri­ci e i rap­por­ti dell'Os­ser­va­to­rio Seco hanno con­fer­ma­to che l'in­tro­du­zio­ne della li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne non ha pro­vo­ca­to né ef­fet­ti di spo­sta­men­to si­ste­ma­ti­ci né ha por­ta­to a una ri­du­zio­ne dei li­vel­li sa­la­ria­li. Al con­tra­rio: tra il 2012 e il 2021, i sa­la­ri reali in Sviz­ze­ra sono au­men­ta­ti in media dello 0,7% al­l'an­no. E anche se si tiene conto del­l'an­no 2022, eco­no­mi­ca­men­te ec­ce­zio­na­le, la cre­sci­ta dei sa­la­ri reali ri­ma­ne in media dello 0,4% al­l'an­no. Inol­tre, dal­l'en­tra­ta in vi­go­re della li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne in Sviz­ze­ra sono au­men­ta­ti anche i sa­la­ri più bassi.

Lohnwachstum

 

Do­man­da: I la­vo­ra­to­ri di­stac­ca­ti cau­sa­no dum­ping sa­la­ria­le in Sviz­ze­ra e quin­di met­to­no a ri­schio la pro­te­zio­ne dei sa­la­ri?

Ri­spo­sta: L'im­por­tan­za eco­no­mi­ca delle mi­su­re di ac­com­pa­gna­men­to deve es­se­re clas­si­fi­ca­ta cor­ret­ta­men­te. Nel 2022, il vo­lu­me di la­vo­ro svol­to da tutti i la­vo­ra­to­ri a breve ter­mi­ne sog­get­ti a no­ti­fi­ca (la­vo­ra­to­ri di­stac­ca­ti, la­vo­ra­to­ri in­di­pen­den­ti e im­pie­ghi a breve ter­mi­ne pres­so da­to­ri di la­vo­ro sviz­ze­ri) am­mon­ta­va a 39’911 equi­va­len­ti a tempo pieno. Ciò cor­ri­spon­de a una quota del­l'1,02% del vo­lu­me di la­vo­ro to­ta­le in Sviz­ze­ra. I la­vo­ra­to­ri di­stac­ca­ti rap­pre­sen­ta­no solo lo 0,12% del vo­lu­me to­ta­le di la­vo­ro in Sviz­ze­ra. La quota di la­vo­ra­to­ri a breve ter­mi­ne no­ti­fi­ca­bi­li sul vo­lu­me to­ta­le di la­vo­ro nei can­to­ni varia dallo 0,4% al 2,6%. Anche se tutti i la­vo­ra­to­ri di­stac­ca­ti aves­se­ro in­den­ni­tà di spesa in­fe­rio­ri a quel­le con­sue­te in Sviz­ze­ra - cosa che non av­vie­ne - non sa­reb­be­ro in grado di in­fluen­za­re i li­vel­li sa­la­ria­li in Sviz­ze­ra. Que­sto per­ché i sa­la­ri de­vo­no es­se­re ugua­li in base al prin­ci­pio della «pa­ri­tà di re­tri­bu­zio­ne per lo stes­so la­vo­ro nello stes­so luogo», con o senza con­trat­to col­let­ti­vo di la­vo­ro (CCL). Que­sto vale anche per l'UE. Per que­sti mo­ti­vi, non si pre­ve­de che l’a­do­zio­ne della legge eu­ro­pea sui di­stac­ca­ti avrà un im­pat­to ne­ga­ti­vo si­ste­ma­ti­co sui li­vel­li sa­la­ria­li in Sviz­ze­ra.

Lohnniveau

 

Do­man­da: Esi­ste una mi­nac­cia di im­mi­gra­zio­ne nei si­ste­mi di si­cu­rez­za so­cia­le sviz­ze­ro a causa del­l'a­do­zio­ne della di­ret­ti­va sulla cit­ta­di­nan­za del­l'UE?

Ri­spo­sta: La si­tua­zio­ne giu­ri­di­ca nel­l'UE e in Sviz­ze­ra è già pa­ra­go­na­bi­le per quan­to ri­guar­da il di­rit­to di sog­gior­no dei cit­ta­di­ni del­l'UE e il di­rit­to alle pre­sta­zio­ni so­cia­li per un mas­si­mo di cin­que anni: en­tram­bi sono le­ga­ti a un con­trat­to di la­vo­ro esi­sten­te. In que­sto caso, l'UE con­ce­de alla Sviz­ze­ra un'ec­ce­zio­ne espli­ci­ta, che la pro­teg­ge da fu­tu­re mo­di­fi­che del di­rit­to co­mu­ni­ta­rio. Inol­tre, la Corte di giu­sti­zia eu­ro­pea con­ce­de agli Stati mem­bri del­l'UE un ampio mar­gi­ne di ma­no­vra per quan­to ri­guar­da il di­rit­to alle pre­sta­zio­ni so­cia­li dei cit­ta­di­ni del­l'UE che non la­vo­ra­no e che pro­ven­go­no da un altro paese del­l'UE. Nel no­vem­bre 2014 la Corte di giu­sti­zia eu­ro­pea ha sta­bi­li­to che i cit­ta­di­ni del­l'UE non la­vo­ra­to­ri che si tra­sfe­ri­sco­no in un altro Stato mem­bro al solo scopo di ri­ce­ve­re pre­sta­zio­ni so­cia­li pos­so­no es­se­re esclu­si da de­ter­mi­na­te pre­sta­zio­ni so­cia­li.

Du­ran­te i col­lo­qui esplo­ra­ti­vi, la Sviz­ze­ra è riu­sci­ta a strap­pa­re al­l'UE im­por­tan­ti ec­ce­zio­ni, che de­vo­no an­co­ra es­se­re spe­ci­fi­ca­te du­ran­te i ne­go­zia­ti: nel set­to­re del­l'as­si­sten­za so­cia­le, ad esem­pio, il nuovo di­rit­to di sog­gior­no per­ma­nen­te – pre­vi­sto dalla di­ret­ti­va sulla cit­ta­di­nan­za UE – dopo cin­que anni di re­si­den­za sarà di­spo­ni­bi­le solo per i la­vo­ra­to­ri di­pen­den­ti e i loro fa­mi­lia­ri. Non ci sarà alcun di­rit­to di sog­gior­no per­ma­nen­te per le per­so­ne che di­pen­do­no dal­l'as­si­sten­za so­cia­le.

Do­man­da: In fu­tu­ro, gra­zie alla ri­pre­sa della di­ret­ti­va sulla cit­ta­di­nan­za UE, molte più per­so­ne po­tran­no ot­te­ne­re il per­mes­so di sog­gior­no per­ma­nen­te in Sviz­ze­ra?

Ri­spo­sta: I cit­ta­di­ni di 15 Stati del­l'UE e del­l'AELS hanno già di­rit­to a un per­mes­so di sog­gior­no per­ma­nen­te dopo cin­que anni di re­si­den­za in Sviz­ze­ra in base alla Legge sugli stra­nie­ri e l'in­te­gra­zio­ne (Lstrl) e agli ac­cor­di bi­la­te­ra­li. Con l'a­do­zio­ne di al­cu­ne parti della di­ret­ti­va sulla cit­ta­di­nan­za UE, que­sto di­rit­to ver­reb­be este­so a tutti gli altri Stati mem­bri del­l'UE. Ma le con­se­guen­ze di que­sta esten­sio­ne sa­ran­no pro­ba­bil­men­te li­mi­ta­te, poi­ché i cit­ta­di­ni dei paesi li­mi­tro­fi con le quote di im­mi­gra­zio­ne più ele­va­te (Ger­ma­nia, Fran­cia, Ita­lia e Au­stria) hanno già di­rit­to al per­mes­so di sog­gior­no per­ma­nen­te dopo cin­que anni.

Do­man­da: In fu­tu­ro i cit­ta­di­ni eu­ro­pei cri­mi­na­li non po­tran­no più es­se­re espul­si? 

Ri­spo­sta: La ri­pre­sa di al­cu­ne parti della Di­ret­ti­va sulla cit­ta­di­nan­za UE non ren­de­rà più dif­fi­ci­le l'e­spul­sio­ne dei cit­ta­di­ni del­l'U­nio­ne eu­ro­pea che hanno com­mes­so reati. In par­ti­co­la­re, alla Sviz­ze­ra sarà con­ces­sa un'ec­ce­zio­ne in base alla quale non si ap­pli­che­rà la pro­te­zio­ne raf­for­za­ta dei cit­ta­di­ni del­l'UE cri­mi­na­li con­tro l'e­spul­sio­ne pre­vi­sta dalla Di­ret­ti­va sulla cit­ta­di­nan­za UE. 

Anche le pre­ce­den­ti sen­ten­ze del Tri­bu­na­le fe­de­ra­le sul­l'e­spul­sio­ne di cit­ta­di­ni del­l'UE di­mo­stra­no che la pras­si sviz­ze­ra rien­tra nel­l'am­bi­to della di­scre­zio­na­li­tà con­ces­sa agli Stati mem­bri del­l'UE: nel 2019, ad esem­pio, è stata con­fer­ma­ta l'e­spul­sio­ne di un cit­ta­di­no spa­gno­lo con­dan­na­to a 19 mesi di re­clu­sio­ne per traf­fi­co di stu­pe­fa­cen­ti per­ché il suo com­por­ta­men­to aveva messo in pe­ri­co­lo l'or­di­ne pub­bli­co e la sa­lu­te di molte per­so­ne.

Do­man­da: L'ac­cor­do sul­l'e­let­tri­ci­tà nel­l'am­bi­to degli Ac­cor­di bi­la­te­ra­li III mi­nac­cia di li­be­ra­liz­za­re com­ple­ta­men­te il mer­ca­to del­l'e­let­tri­ci­tà? Il ser­vi­zio pub­bli­co del­l'e­let­tri­ci­tà è a ri­schio?

Ri­spo­sta: Non è il caso. L'UE so­stie­ne la pro­po­sta sviz­ze­ra di un mo­del­lo di scel­ta per l'e­let­tri­ci­tà. Con que­sto mo­del­lo, in fu­tu­ro i pic­co­li clien­ti (pri­va­ti e PMI) in Sviz­ze­ra po­tran­no sce­glie­re se ri­ma­ne­re nel co­sid­det­to si­ste­ma di for­ni­tu­ra di base (in cui ac­qui­sta­no elet­tri­ci­tà dal ge­sto­re di rete lo­ca­le a prez­zi pre­de­fi­ni­ti) o se ac­qui­sta­re la loro elet­tri­ci­tà sul mer­ca­to li­be­ro. Oggi lo Sviz­ze­ro è le­ga­to al for­ni­to­re di elet­tri­ci­tà del suo co­mu­ne di re­si­den­za ed è quin­di è in balìa delle de­ci­sio­ni prese dalle au­to­ri­tà lo­ca­li. Ora si vuole in­tro­dur­re la li­ber­tà di scel­ta. Chiun­que lo de­si­de­ri potrà sce­glie­re li­be­ra­men­te il pro­prio for­ni­to­re di ener­gia elet­tri­ca. È dif­fi­ci­le ca­pi­re per­ché ci sia per­mes­so di sce­glie­re il no­stro for­ni­to­re di te­le­fo­nia mo­bi­le, ma lo Stato ci im­pon­ga un for­ni­to­re di base lo­ca­le quan­do si trat­ta di elet­tri­ci­tà.

Un ac­cor­do sul­l'e­let­tri­ci­tà con l'UE è un ele­men­to im­por­tan­te per mi­glio­ra­re la sta­bi­li­tà della rete, raf­for­za­re la si­cu­rez­za del­l'ap­prov­vi­gio­na­men­to e crea­re nuove op­por­tu­ni­tà com­mer­cia­li per le azien­de elet­tri­che sviz­ze­re, ad esem­pio nel set­to­re del­l'e­ner­gia idroe­let­tri­ca. Inol­tre, il po­ten­zia­le di ri­spar­mio è enor­me: se­con­do uno stu­dio del Po­li­tec­ni­co di Zu­ri­go com­mis­sio­na­to da eco­no­mie­suis­se, con un ac­cor­do sul­l'e­let­tri­ci­tà la Sviz­ze­ra po­treb­be ri­spar­mia­re oltre 50 mi­liar­di di fran­chi entro il 2050, ov­ve­ro circa 150 fran­chi al­l'an­no per fa­mi­glia. Ri­spar­mia­mo così tanto per­ché, se siamo in­te­gra­ti in Eu­ro­pa, molti si­ste­mi non de­vo­no es­se­re co­strui­ti due volte.

Do­man­da: L'ac­cor­do sui tra­spor­ti ter­re­stri mette a ri­schio il ser­vi­zio pub­bli­co in Sviz­ze­ra?

Ri­spo­sta: No. Nel con­te­sto del­l'ac­cor­do sui tra­spor­ti ter­re­stri, l'UE chie­de alla Sviz­ze­ra solo di apri­re il tra­spor­to fer­ro­via­rio in­ter­na­zio­na­le dei pas­seg­ge­ri. I viag­gia­to­ri sviz­ze­ri pos­so­no quin­di aspet­tar­si un'e­span­sio­ne dei col­le­ga­men­ti fer­ro­via­ri in­ter­na­zio­na­li. I nuovi for­ni­to­ri avran­no bi­so­gno di varie li­cen­ze sviz­ze­re, do­vran­no te­ne­re conto del­l'o­ra­rio ca­den­za­to, ri­spet­ta­re l'in­te­gra­zio­ne ta­rif­fa­ria e le con­di­zio­ni di la­vo­ro sviz­ze­re. Il ser­vi­zio pub­bli­co al­l'in­ter­no della Sviz­ze­ra non è toc­ca­to: gli im­pat­ti sul­l'in­fra­strut­tu­ra fer­ro­via­ria sono esclu­si e non fanno parte del­l'ac­cor­do. La li­be­ra­liz­za­zio­ne del tra­spor­to na­zio­na­le non è in di­scus­sio­ne.

Do­man­da: La Sviz­ze­ra non può ri­nun­cia­re al­l'ac­cor­do sul­l’a­bo­li­zio­ne degli osta­co­li tec­ni­ci al com­mer­cio (MRA)? 

Ri­spo­sta: La stri­scian­te ero­sio­ne della via bi­la­te­ra­le è un dato di fatto. Senza l'ag­gior­na­men­to del­l’ac­cor­do sugli osta­co­li al com­mer­cio con un to­ta­le di 20 ca­te­go­rie di pro­dot­ti, fino al 60% delle azien­de espor­ta­tri­ci sviz­ze­re per­de­reb­be a par­ti­re dal 2026/2027 l'at­tua­le par­te­ci­pa­zio­ne al mer­ca­to in­ter­no del­l'UE. Dopo il set­to­re med­te­ch, se­gui­ran­no l'in­du­stria mec­ca­ni­ca, edile e far­ma­ceu­ti­ca. Data la gran­de im­por­tan­za di que­sti set­to­ri per la piaz­za in­du­stria­le sviz­ze­ra, i costi di ade­gua­men­to eco­no­mi­co su­pe­re­ran­no pro­ba­bil­men­te la so­glia del mi­liar­do di euro. Si trat­ta di de­na­ro che manca per gli in­ve­sti­men­ti in pro­dot­ti in­no­va­ti­vi o per l'au­men­to dei sa­la­ri dei col­la­bo­ra­to­ri.

Le azien­de sviz­ze­re sono molto adat­ta­bi­li e in­ven­ti­ve. Ma a causa del­l'at­tua­le bloc­co, sono co­stret­te a pren­de­re de­ci­sio­ni ne­ga­ti­ve per la piaz­za eco­no­mi­ca sviz­ze­ra. L'a­zien­da med­te­ch Yp­so­med, ad esem­pio, ha do­vu­to far ri­cer­ti­fi­ca­re 400 pro­dot­ti in Ger­ma­nia, con un costo di oltre 20 mi­lio­ni di fran­chi sviz­ze­ri e due anni di la­vo­ro per quasi 40 di­pen­den­ti. Per le PMI è an­co­ra più dif­fi­ci­le: se una pic­co­la azien­da med­te­ch sviz­ze­ra (come Bürki In­no­med) deve no­mi­na­re un rap­pre­sen­tan­te au­to­riz­za­to nel­l'UE, molto spes­so ester­na­liz­za altre at­ti­vi­tà azien­da­li, come lo svi­lup­po dei pro­dot­ti, in Ger­ma­nia, per­ché è com­ples­si­va­men­te più eco­no­mi­ca. La Sviz­ze­ra come sede azien­da­le perde quin­di ter­re­no, per­ché l'in­no­va­zio­ne non si svol­ge più qui. Tutto ciò non solo in­de­bo­li­sce il po­ten­zia­le di cre­sci­ta della piaz­za eco­no­mi­ca sviz­ze­ra, ma anche il no­stro be­nes­se­re.

Do­man­da: L'ac­cor­do di li­be­ro scam­bio del 1972 tra Sviz­ze­ra e UE non è suf­fi­cien­te per l'e­co­no­mia? Ab­bia­mo dav­ve­ro bi­so­gno di ac­cor­di bi­la­te­ra­li?  

Ri­spo­sta: Gli op­po­si­to­ri del­l'ap­proc­cio bi­la­te­ra­le cri­ti­ca­no ri­pe­tu­ta­men­te il fatto che un ag­gior­na­men­to com­ple­to del­l'ac­cor­do di li­be­ro scam­bio UE del 1972 po­treb­be com­pen­sa­re la per­di­ta degli ac­cor­di bi­la­te­ra­li. Ma di­men­ti­ca­no quan­to segue: l'ap­proc­cio bi­la­te­ra­le ri­spon­de alle esi­gen­ze della Sviz­ze­ra ed è stato per­so­na­liz­za­to dopo il ri­fiu­to del­l'a­de­sio­ne al SEE nel 1992. Gli ac­cor­di bi­la­te­ra­li sono stati con­cor­da­ti al­l'e­po­ca per­ché un ac­cor­do di li­be­ro scam­bio da solo non avreb­be te­nu­to suf­fi­cien­te­men­te conto delle esi­gen­ze del­l'e­co­no­mia sviz­ze­ra. 

Il fatto che un ac­cor­do di li­be­ro scam­bio glo­ba­le con l'UE sia ben lungi dal­l'es­se­re un'al­ter­na­ti­va equi­va­len­te agli ac­cor­di bi­la­te­ra­li era già stato con­fer­ma­to da un rap­por­to del Con­si­glio fe­de­ra­le nel 2015. Gli osta­co­li tec­ni­ci al com­mer­cio non ver­reb­be­ro eli­mi­na­ti, i di­rit­ti di traf­fi­co aereo non sa­reb­be­ro co­per­ti, il for­mag­gio sviz­ze­ro non po­treb­be es­se­re espor­ta­to in esen­zio­ne do­ga­na­le nel­l'UE, gli spe­di­zio­nie­ri sviz­ze­ri non po­treb­be­ro be­ne­fi­cia­re di ul­te­rio­ri or­di­ni dal­l'e­ste­ro, le azien­de sviz­ze­re non po­treb­be­ro più par­te­ci­pa­re a gare d'ap­pal­to pub­bli­che in co­mu­ni e re­gio­ni al­l'in­ter­no del­l'UE e sa­reb­be molto più dif­fi­ci­le e bu­ro­cra­ti­co as­su­me­re la­vo­ra­to­ri qua­li­fi­ca­ti stra­nie­ri dal­l'UE. Que­sta è solo una pic­co­la se­le­zio­ne di esem­pi.

Inol­tre, la ne­go­zia­zio­ne di un ac­cor­do di li­be­ro scam­bio più com­ple­to con l'UE ri­chie­de­reb­be tempi estre­ma­men­te lun­ghi e do­vreb­be es­se­re ap­pro­va­ta dal Par­la­men­to e dal po­po­lo. A causa del­l'e­le­va­to li­vel­lo di in­cer­tez­za giu­ri­di­ca, molte azien­de de­ci­de­reb­be­ro molto prima di tra­sfe­rir­si nel­l'UE in­ve­ce che in Sviz­ze­ra. Un ac­cor­do di li­be­ro scam­bio com­ple­to con­ter­reb­be anche re­go­la­men­ti isti­tu­zio­na­li, come di­mo­stra l'ac­cor­do tra il Regno Unito e l'UE.

Do­man­da: il con­tri­bu­to di coe­sio­ne al­l’UE è ne­ces­sa­rio?

Ri­spo­sta: Il con­tri­bu­to di coe­sio­ne è un ele­men­to del pac­chet­to Bi­la­te­ra­li III, che porta molti van­tag­gi alla Sviz­ze­ra nel suo com­ples­so. È anche nel­l'in­te­res­se della Sviz­ze­ra ri­dur­re le dif­fe­ren­ze eco­no­mi­che nel mer­ca­to unico eu­ro­peo, in modo che i paesi par­te­ci­pan­ti di­ven­ti­no mer­ca­ti tar­get at­trat­ti­vi con un mag­gio­re po­te­re d'ac­qui­sto. In ul­ti­ma ana­li­si, ciò an­dreb­be a van­tag­gio della no­stra eco­no­mia di espor­ta­zio­ne, che è un pi­la­stro cen­tra­le del no­stro be­nes­se­re. È anche nel­l'in­te­res­se po­li­ti­co ed eco­no­mi­co del no­stro paese espan­de­re le re­la­zio­ni con i paesi be­ne­fi­cia­ri del­l'Eu­ro­pa cen­tra­le e orien­ta­le. La con­ti­nua­zio­ne del con­tri­bu­to è quin­di au­spi­ca­bi­le se l'e­si­to dei ne­go­zia­ti sarà sod­di­sfa­cen­te dal punto di vista ma­croe­co­no­mi­co.