La fiscalità internazionale alla vigilia di una svolta?
5. articolo della serie sulla riforma dell’imposizione delle imprese
In un progetto molto ambizioso, l’OCSE ha cercato di rivedere in profondità, con il sostegno del G20, l’imposizione internazionale delle imprese. Il suo obiettivo è quello di rendere impossibile una “pianificazione fiscale aggressiva” da parte delle multinazionali. Più alte sono le ambizioni del progetto, maggiori sono i punti interrogativi per la sua attuazione. Si ignora quali conseguenze ciò possa avere per la Svizzera e la sua riforma dell’imposizione delle imprese. In materia di fiscalità delle imprese è indispensabile mantenere in Svizzera la massima flessibilità.
In un progetto molto ambizioso, l’OCSE ha cercato di rivedere in profondità, con il sostegno del G20, l’imposizione internazionale delle imprese. Il suo obiettivo è quello di rendere impossibile una “pianificazione fiscale aggressiva” da parte delle multinazionali. Più alte sono le ambizioni del progetto, maggiori sono i punti interrogativi per la sua attuazione. Si ignora quali conseguenze ciò possa avere per la Svizzera e la sua riforma dell’imposizione delle imprese. In materia di fiscalità delle imprese è indispensabile mantenere in Svizzera la massima flessibilità.
Il sistema fiscale internazionale è una trama formata da regole nazionali eterogenee e da numerose convenzioni bilaterali di doppia imposizione. Secondo l’OCSE, le multinazionali sfruttano le lacune del sistema per ridurre il loro carico fiscale talvolta in modo esagerato o addirittura per ottenere un doppio esonero (“base erosion”). Essa denuncia anche il fatto che alcune imprese eludano il fisco trasferendo gli utili altrove (“profit shifting”). Il progetto BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) tende a rendere impossibili queste pratiche di “pianificazione fiscale aggressiva”.
Il piano d’azione BEPS
Il piano d’azione BEPS è stato divulgato il 19 luglio 2013 in occasione del vertice dei ministri delle finanze del G20 a Mosca. Secondo quest’ultimo, l’OCSE intende attuare un cambiamento fondamentale del sistema fiscale internazionale in vigore dagli anni venti. Misure concrete per i vari settori saranno elaborate nel corso dei prossimi 18-24 mesi.
Le principali problematiche sono:
Soppressione delle lacune del sistema fiscale internazionale mediante adeguamenti nel settore dell’economia digitale e delle regole contro i dispositivi ibridi nell’ottica di una deduzione abusiva di interessi (hybrid mismat¬ches) e di un rafforzamento delle regole sulle società estere controllate (SEC) che dovrebbe apportare una protezione in caso d’imposizione insufficiente di una filiale straniera (controlled for¬eign corporati¬on o CFC-Rules).
Prevenire l’erosione di utili mediante il rafforzamento delle norme internazionali (regole sul prezzo di trasferimento).
Rafforzare la trasparenza mediante la divulgazione dei prezzi di trasferimento, la pianificazione fiscale delle imprese internazionali nonché dei ruling fiscali degli Stati.
L’imposizione degli utili laddove viene creato il valore è per principio vantaggiosa per la Svizzera. In effetti, le imprese internazionali dispongono in Svizzera di una sostanza economica importante. Le attività realizzate nel nostro paese comprendono la valorizzazione di licenze e la gestione di partecipazioni, il finanziamento dei gruppi, il commercio all’ingrosso internazionale nonché numerose attività strategiche nell’ambito di imprese internazionali, talvolta di portata mondiale.
Se la grande maggioranza degli Stati dispone oggi di regole speciali per i redditi mobili, l’OCSE tende a stabilire condizioni identiche per tutte le società, in altre parole la parità di trattamento («level playing fiel¬d»). Ciò sarebbe molto vantaggioso per la Svizzera se tutti gli Stati applicassero effettivamente le stesse regole. Dotata di condizioni quadro globalmente molto attrattive per la piazza economica, la Svizzera non deve temere la concorrenza fiscale. Essa potrebbe anche beneficiare di una concorrenza fiscale equa basata su tassi d’imposizione generali attrattivi.
Il progetto BEPS è tuttavia molto ambizioso. Il piano d’azione è composto da quindici punti, di cui un gran numero sono da anni in discussione e in fase d’elaborazione in seno all’OCSE. Si tratta di questioni fondamentali come quelle della sostanza economica “reale”, del “giusto” luogo d’imposizione e della “giusta” ripartizione dei diritti d’imposizione. Ci si può chiedere se sia possibile rispondere a questioni così complesse nell’ambito di questo progetto.
Il piano d’azione BEPS è ancora abbastanza vago, per cui le conseguenze per la Svizzera e la sua riforma dell’imposizione delle imprese sono incerte. L’OCSE non si pronuncia per quanto concerne ad esempio l’ammissibilità di “Licence Box”. Per poter garantire l’accettazione internazionale di simili modelli e dunque la certezza giuridica in materia di pianificazione, l’economia opta per soglie elevate in termini di sostanza per le imprese interessate.
Sul piano politico, il progetto BEPS è innanzitutto condiviso dal G20. I suoi principali sostenitori sono la Germania, la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Si profilano tuttavia già alcune ombre. Così, gli Stati Uniti, patria di Google, Amazon e Apple, auspicano condizioni attrattive per le imprese Internet. Essi ritardano la revisione dell’imposizione dell’economia digitale, un punto centrale del progetto. L'integrazione dei paesi emergenti con i loro interessi specifici non semplifica la ricerca del giusto equilibrio degli interessi nell’ambito del G20.
Esiste il rischio che alcuni punti siano forzati e altri frenati secondo le pressioni esercitate dalle grandi potenze. Un’evoluzione verso una situazione in cui i piccoli Stati debbano adattarsi, ma non i grandi, sarebbe incompatibile con l’obiettivo della parità di trattamento e rimetterebbe in discussione tutto il processo BEPS. (Per maggiori informazioni: Primi risultati della strategia della riforma nella controversia fiscale con l’UE
Il piano d’azione BEPS
Il piano d’azione BEPS è stato divulgato il 19 luglio 2013 in occasione del vertice dei ministri delle finanze del G20 a Mosca. Secondo quest’ultimo, l’OCSE intende attuare un cambiamento fondamentale del sistema fiscale internazionale in vigore dagli anni venti. Misure concrete per i vari settori saranno elaborate nel corso dei prossimi 18-24 mesi.
Le principali problematiche sono:
Soppressione delle lacune del sistema fiscale internazionale mediante adeguamenti nel settore dell’economia digitale e delle regole contro i dispositivi ibridi nell’ottica di una deduzione abusiva di interessi (hybrid mismat¬ches) e di un rafforzamento delle regole sulle società estere controllate (SEC) che dovrebbe apportare una protezione in caso d’imposizione insufficiente di una filiale straniera (controlled for¬eign corporati¬on o CFC-Rules).
Prevenire l’erosione di utili mediante il rafforzamento delle norme internazionali (regole sul prezzo di trasferimento).
Rafforzare la trasparenza mediante la divulgazione dei prezzi di trasferimento, la pianificazione fiscale delle imprese internazionali nonché dei ruling fiscali degli Stati.
L’imposizione degli utili laddove viene creato il valore è per principio vantaggiosa per la Svizzera. In effetti, le imprese internazionali dispongono in Svizzera di una sostanza economica importante. Le attività realizzate nel nostro paese comprendono la valorizzazione di licenze e la gestione di partecipazioni, il finanziamento dei gruppi, il commercio all’ingrosso internazionale nonché numerose attività strategiche nell’ambito di imprese internazionali, talvolta di portata mondiale.
Se la grande maggioranza degli Stati dispone oggi di regole speciali per i redditi mobili, l’OCSE tende a stabilire condizioni identiche per tutte le società, in altre parole la parità di trattamento («level playing fiel¬d»). Ciò sarebbe molto vantaggioso per la Svizzera se tutti gli Stati applicassero effettivamente le stesse regole. Dotata di condizioni quadro globalmente molto attrattive per la piazza economica, la Svizzera non deve temere la concorrenza fiscale. Essa potrebbe anche beneficiare di una concorrenza fiscale equa basata su tassi d’imposizione generali attrattivi.
Il progetto BEPS è tuttavia molto ambizioso. Il piano d’azione è composto da quindici punti, di cui un gran numero sono da anni in discussione e in fase d’elaborazione in seno all’OCSE. Si tratta di questioni fondamentali come quelle della sostanza economica “reale”, del “giusto” luogo d’imposizione e della “giusta” ripartizione dei diritti d’imposizione. Ci si può chiedere se sia possibile rispondere a questioni così complesse nell’ambito di questo progetto.
Il piano d’azione BEPS è ancora abbastanza vago, per cui le conseguenze per la Svizzera e la sua riforma dell’imposizione delle imprese sono incerte. L’OCSE non si pronuncia per quanto concerne ad esempio l’ammissibilità di “Licence Box”. Per poter garantire l’accettazione internazionale di simili modelli e dunque la certezza giuridica in materia di pianificazione, l’economia opta per soglie elevate in termini di sostanza per le imprese interessate.
Sul piano politico, il progetto BEPS è innanzitutto condiviso dal G20. I suoi principali sostenitori sono la Germania, la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Si profilano tuttavia già alcune ombre. Così, gli Stati Uniti, patria di Google, Amazon e Apple, auspicano condizioni attrattive per le imprese Internet. Essi ritardano la revisione dell’imposizione dell’economia digitale, un punto centrale del progetto. L'integrazione dei paesi emergenti con i loro interessi specifici non semplifica la ricerca del giusto equilibrio degli interessi nell’ambito del G20.
Esiste il rischio che alcuni punti siano forzati e altri frenati secondo le pressioni esercitate dalle grandi potenze. Un’evoluzione verso una situazione in cui i piccoli Stati debbano adattarsi, ma non i grandi, sarebbe incompatibile con l’obiettivo della parità di trattamento e rimetterebbe in discussione tutto il processo BEPS. (Per maggiori informazioni: Primi risultati della strategia della riforma nella controversia fiscale con l’UE