In­fla­zio­ne XI: una banca cen­tra­le deve avere la li­ber­tà di poter sor­pren­de­re i mer­ca­ti

La Banca na­zio­na­le sviz­ze­ra (BNS) ha sor­pre­so tutti gli at­to­ri dei mer­ca­ti au­men­tan­do lo scor­so 16 giu­gno i tassi di in­te­res­se. Sono pro­ba­bi­li nuovi au­men­ti, poi­ché il tasso d’in­fla­zio­ne si situa net­ta­men­te al di­so­pra della for­chet­ta de­fi­ni­ta dalla BNS. Con­tra­ria­men­te a quan­to os­ser­va­to negli Stati Uniti e nel­l’UE, la svol­ta sui tassi d’in­te­res­se è stata av­via­ta prima che l’on­da­ta di in­fla­zio­ne po­tes­se es­se­re ar­re­sta­ta senza gran­di costi. La BNS ha po­tu­to ade­gua­re i tassi d'in­te­res­se anche per­ché non si è im­pe­gna­ta in un con­cet­to di "for­ward gui­dan­ce". La sua stra­te­gia con­si­ste nel rea­gi­re pron­ta­men­te ai ri­spet­ti­vi svi­lup­pi. Il punto cru­cia­le è quin­di: seb­be­ne il passo dei tassi di in­te­res­se abbia sor­pre­so i mer­ca­ti, è stato quel­lo giu­sto. Ciò con­tra­sta con l'at­teg­gia­men­to esi­tan­te delle ban­che cen­tra­li che si sono im­pe­gna­te nel con­cet­to di "for­ward gui­dan­ce".

Negli ul­ti­mi anni, la BNS si è sem­pre ri­fiu­ta­ta di adot­ta­re la po­li­ti­ca di co­mu­ni­ca­zio­ne delle prin­ci­pa­li ban­che cen­tra­li. Que­sti non solo co­mu­ni­ca­no le ra­gio­ni di una de­ci­sio­ne sui tassi di in­te­res­se, ma spie­ga­no anche quale po­li­ti­ca mo­ne­ta­ria ci si può aspet­ta­re in fu­tu­ro. Tut­ta­via, que­sta "for­ward gui­dan­ce" dei mer­ca­ti ha ov­via­men­te pro­vo­ca­to una no­te­vo­le ir­ri­ta­zio­ne negli ul­ti­mi tempi. Negli Stati Uniti, ad esem­pio, il Pre­si­den­te della Fe­de­ral Re­ser­ve Board (FED), Je­ro­me Po­well, ha an­nun­cia­to già il 4 marzo che un au­men­to dei tassi di in­te­res­se di 75 punti base non sa­reb­be stato preso in con­si­de­ra­zio­ne, per poi co­mu­ni­ca­re a ma­lin­cuo­re tale au­men­to il 15 giu­gno, solo tre mesi dopo. Il con­cet­to di "for­ward gui­dan­ce" può es­se­re stato utile per pre­ve­ni­re la de­fla­zio­ne dopo la crisi dei mer­ca­ti fi­nan­zia­ri, ma non è adat­to per com­bat­te­re l'in­fla­zio­ne. Con l'at­teg­gia­men­to esi­tan­te nella lotta al­l'in­fla­zio­ne, la cre­di­bi­li­tà della Fed ma anche della Banca Cen­tra­le Eu­ro­pea (BCE) è se­ria­men­te in pe­ri­co­lo. Hanno com­mes­so un co­los­sa­le er­ro­re di cal­co­lo: l'in­fla­zio­ne tem­po­ra­nea do­vu­ta a ef­fet­ti tem­po­ra­nei si sta tra­sfor­man­do in uno shock in­fla­zio­ni­sti­co. Tassi di in­fla­zio­ne su­pe­rio­ri all'8% non sono più ac­cet­ta­bi­li. La spi­ra­le sa­la­ri-prez­zi è ini­zia­ta da tempo.

Ma non in Sviz­ze­ra. La BNS non è vin­co­la­ta dalla sua po­li­ti­ca di co­mu­ni­ca­zio­ne. L'a­zien­da ha sem­pre di­chia­ra­to che, se ne­ces­sa­rio, avreb­be rea­gi­to ad even­ti ina­spet­ta­ti,. Solo gra­zie alla li­ber­tà di ade­gua­re la po­li­ti­ca mo­ne­ta­ria con breve pre­av­vi­so, se ne­ces­sa­rio, è stato pos­si­bi­le pren­de­re de­ci­sio­ni fon­da­men­ta­li. La BNS ha sor­pre­so i mer­ca­ti quan­do ha in­tro­dot­to la so­glia mi­ni­ma di cam­bio nel 2011 e quan­do l'ha re­vo­ca­ta nel 2015, e ora l'ha fatto di nuovo con la de­ci­sio­ne sui tassi d'in­te­res­se in pre­sen­za di tassi d'in­fla­zio­ne re­la­ti­va­men­te bassi e prima an­co­ra che la BCE ri­toc­cas­se al rial­zo il suo tasso di ri­fe­ri­men­to.

Una de­ci­sio­ne di po­li­ti­ca mo­ne­ta­ria a sor­pre­sa è ne­ga­ti­va per la si­cu­rez­za della pia­ni­fi­ca­zio­ne tem­po­ra­nea di im­pre­se, con­su­ma­to­ri e mer­ca­ti fi­nan­zia­ri. Que­sti ul­ti­mi, in par­ti­co­la­re, rea­gi­sco­no con fa­sti­dio al­l'im­po­si­zio­ne di dover adat­ta­re le pro­prie stra­te­gie da un gior­no al­l'al­tro. Ma la cer­tez­za di pia­ni­fi­ca­zio­ne ve­ra­men­te im­por­tan­te ri­guar­da la que­stio­ne della sta­bi­li­tà o meno dei prez­zi. Una sta­bi­li­tà dei prez­zi man­te­nu­ta con de­ci­sio­ni sor­pren­den­ti è molto me­glio di un tasso di in­fla­zio­ne ben an­nun­cia­to ma ele­va­to.

In tempi di crisi, bi­so­gna es­se­re in grado di agire ra­pi­da­men­te e rea­gi­re ai nuovi svi­lup­pi senza do­ver­si pre­oc­cu­pa­re delle "chiac­chie­re di ieri". La cre­di­bi­li­tà di una banca cen­tra­le non di­pen­de dal fatto che si pre­oc­cu­pi degli ope­ra­to­ri di mer­ca­to. La sua cre­di­bi­li­tà si basa sulla re­pu­ta­zio­ne di adem­pie­re al suo com­pi­to pri­ma­rio di man­te­ne­re la sta­bi­li­tà dei prez­zi in ogni mo­men­to. E qui la BNS fa un buon la­vo­ro, molto me­glio delle gran­di ban­che cen­tra­li. Quan­do la Fed e la BCE fanno an­nun­ci, i pro­no­sti­ci pen­do­no dalle lab­bra dei pre­si­den­ti come i fan dalle lab­bra di una pop star. Que­sti amano il gran­de ci­ne­ma e le re­la­ti­ve ap­pa­ri­zio­ni. Ma è il bi­lan­cio della BNS a ga­ran­ti­re la sta­bi­li­tà dei prez­zi, non la sua ac­cla­ma­zio­ne da parte degli ope­ra­to­ri di mer­ca­to.


Focus in­fla­zio­ne

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Pun­ta­ta III: «This time is dif­fe­rent», ve­ra­men­te?

Pun­ta­ta IV: Un fe­no­me­no non neu­tra­le, anzi piut­to­sto de­le­te­rio

Pun­ta­ta V: La BNS in­di­pen­den­te con­trat­tac­ca

Pun­ta­ta VI: Per­ché l’au­men­to del prez­zo del pe­tro­lio non si ri­per­cuo­te mag­gior­men­te in Sviz­ze­ra?

Pun­ta­ta VII: La guer­ra in Ucrai­na spin­ge l’in­fla­zio­ne

Pun­ta­ta VIII: La tem­pe­sta per­fet­ta, o come ap­pa­re l’i­pe­rin­fla­zio­ne

Pun­ta­ta IX: La po­li­ti­ca mo­ne­ta­ria degli Stati Uniti e della BCE – scher­za­re con il fuoco 

Pun­ta­ta X: La Tur­chia andrà a fi­ni­re nel­l’i­pe­rin­fla­zio­ne?

Pun­ta­ta XI: Una banca cen­tra­le deve avere la li­ber­tà di poter sor­pren­de­re i mer­ca­ti