Di­vie­to della pub­bli­ci­tà per i pic­co­li cre­di­ti: il Con­si­glio na­zio­na­le ol­tre­pas­sa l'o­biet­ti­vo

​Il Con­si­glio na­zio­na­le in­ten­de vie­ta­re la pub­bli­ci­tà per i pic­co­li cre­di­ti e mi­nac­cia così la li­ber­tà d’im­pre­sa. La Sviz­ze­ra pos­sie­de già una delle leggi sul cre­di­to al con­su­mo più se­ve­re. Que­st’ul­ti­ma tende ad evi­ta­re un in­de­bi­ta­men­to ec­ces­si­vo – dei gio­va­ni in par­ti­co­la­re – e in­te­gra chia­re linee di­ret­ti­ve in ma­te­ria di pub­bli­ci­tà.
La de­ci­sio­ne presa que­sta set­ti­ma­na dal Con­si­glio na­zio­na­le è to­tal­men­te in­com­pren­si­bi­le. Esso chie­de di vie­ta­re la pub­bli­ci­tà per i pic­co­li cre­di­ti allo scopo di pro­teg­ge­re i gio­va­ni con­tro un in­de­bi­ta­men­to ec­ces­si­vo. Al­cu­ne in­da­gi­ni hanno tut­ta­via mo­stra­to che l’at­tua­le legge sul cre­di­to al con­su­mo (LCC) pro­teg­ge anche la ca­te­go­ria dei gio­va­ni adul­ti, un grup­po ri­te­nu­to par­ti­co­lar­men­te vul­ne­ra­bi­le. Inol­tre, l’i­ni­zia­ti­va si basa su una va­lu­ta­zio­ne sba­glia­ta delle cause del­l’in­de­bi­ta­men­to pres­so i gio­va­ni. Uno stu­dio re­cen­te mo­stra che “la causa prin­ci­pa­le di un in­de­bi­ta­men­to ele­va­to non è un con­su­mo ir­re­spon­sa­bi­le, bensì un pro­fon­do ma­les­se­re e la man­can­za di pro­spet­ti­ve nella vita (…). Un in­de­bi­ta­men­to pro­ble­ma­ti­co (…) è ge­ne­ral­men­te l’ul­ti­mo anel­lo di una ca­te­na di pro­ble­mi so­cia­li e le­ga­ti alla sa­lu­te”. La sola mi­su­ra ef­fi­ca­ce con­tro l’in­de­bi­ta­men­to dei gio­va­ni la pre­ven­zio­ne nel­l’am­bi­to fa­mi­lia­re e sco­la­sti­co.

Le pre­scri­zio­ni ri­gi­de con­te­nu­te nella legge fe­de­ra­le con­tro la con­cor­ren­za slea­le (LCS) fun­go­no da bar­rie­ra agli abusi nella pub­bli­ci­tà a fa­vo­re dei cre­di­ti al con­su­mo. Inol­tre, la legge sul cre­di­to al con­su­mo ha in­tro­dot­to una re­go­la­men­ta­zio­ne ri­gi­da sulle pos­si­bi­li­tà di ot­te­ne­re dei cre­di­ti. Sol­tan­to le per­so­ne che sod­di­sfa­no de­ter­mi­na­te esi­gen­ze pos­so­no be­ne­fi­cia­re di cre­di­ti e que­sto vale anche per i gio­va­ni adul­ti. Pre­scri­zio­ni se­ve­re sulla sol­vi­bi­li­tà delle per­so­ne sono inol­tre ap­pli­ca­bi­li per i con­trat­ti di lea­sing e le carte di cre­di­to. Le di­spo­si­zio­ni della LCC e della LCS sono inol­tre più se­ve­re ri­spet­to alle leggi sul cre­di­to al con­su­mo in vi­go­re nei paesi vi­ci­ni e anche ri­spet­to alla cor­ri­spon­den­te di­ret­ti­va eu­ro­pea.

In nome della pre­ven­zio­ne si in­tro­du­co­no spes­so dei di­vie­ti pub­bli­ci­ta­ri. Tut­ta­via, essi fanno più danni che ser­vi­zi ai con­su­ma­to­ri. Vie­ta­re la pub­bli­ci­tà sui cre­di­ti al con­su­mo è inop­por­tu­no. Ogni ri­chie­sta di di­vie­to pub­bli­ci­ta­rio pe­na­liz­za le basi del­l’e­co­no­mia di mer­ca­to e ne im­pe­di­sce il buon fun­zio­na­men­to. Le re­stri­zio­ni pub­bli­ci­ta­rie rap­pre­sen­ta­no degli at­tac­chi di­ret­ti alla li­ber­tà di con­su­mo e al li­be­ro mer­ca­to. Esse de­re­spon­sa­bi­liz­za­no i cit­ta­di­ni e de­vo­no as­so­lu­ta­men­te es­se­re ri­fiu­ta­te. La Ca­me­ra dei Can­to­ni è dun­que in­vi­ta­ta a ret­ti­fi­ca­re la de­ci­sio­ne del Con­si­glio na­zio­na­le.