Baum in Garten

Un la­vo­ro quo­ti­dia­no co­stan­te per ri­dur­re la bu­ro­cra­zia

​La den­si­tà nor­ma­ti­va si sta in­ten­si­fi­can­do ovun­que. De­re­go­la­men­ta­zio­ni pun­tua­li sono re­sta­no delle ec­ce­zio­ni. Le crisi sono ge­ne­ral­men­te se­gui­te da spin­te di re­go­la­men­ta­zio­ne par­ti­co­lar­men­te mar­ca­te. Que­sta evo­lu­zio­ne inin­ter­rot­ta mi­nac­cia se­ria­men­te la com­pe­ti­ti­vi­tà. Que­sta co­sta­ta­zio­ne non è nuova. Il think tank li­be­ra­le Ave­nir Suis­se ha re­cen­te­men­te pub­bli­ca­to uno stu­dio (link: http://​www.​avenir-​suisse.​ch/​it/​40232/​reg​ulie​rung​sdic​kich​t/) sul tema. Oltre a pro­por­re un’a­na­li­si det­ta­glia­ta, lo stu­dio for­mu­la delle pro­po­ste per sfol­ti­re que­sta giun­gla nor­ma­ti­va. Sol­tan­to dei pic­co­li passi e degli sfor­zi co­stan­ti a li­vel­lo del pro­ces­so le­gi­sla­ti­vo po­tran­no mi­glio­ra­re la si­tua­zio­ne. Non esi­ste una so­lu­zio­ne ap­pli­ca­bi­le a tutti i set­to­ri.

​La forte pro­gres­sio­ne della den­si­tà nor­ma­ti­va può es­se­re pa­ra­go­na­ta allo svi­lup­po di una pian­ta pa­ras­si­ta­ria che sof­fo­ca a poco a poco l’al­be­ro che l’ac­co­glie. L’e­vo­lu­zio­ne ini­zia in ma­nie­ra poco spet­ta­co­la­re: un uc­cel­lo tra­spor­ta dei semi su una pian­ta e li de­po­si­ta. I semi ger­mo­glia­no e la gio­va­ne pian­ta svi­lup­pa delle ra­di­ci che invia fino al suolo. Le ra­di­ci si mol­ti­pli­ca­no e si svi­lup­pa­no. Esse di­ven­ta­no con il tempo le­gno­se. Per l’al­be­ro che le ac­co­glie, è l’i­ni­zio della fine. Esso è de­sti­na­to ad una morte molto lenta. Pos­so­no tra­scor­re­re dei de­cen­ni prima che la pian­ta ri­co­pra la co­ro­na del­l’al­be­ro e osta­co­li la cir­co­la­zio­ne della linfa nel fusto.

Allo stes­so modo, le pre­scri­zio­ni re­strit­ti­ve della Con­fe­de­ra­zio­ne, dei can­to­ni e dei co­mu­ni pro­li­fe­ra­no e tes­so­no una tela dalle ma­glie stret­te, che col­pi­sce tutti i set­to­ri e le vie le­ga­li: que­ste pre­scri­zio­ni in­tac­ca­no le li­ber­tà per­so­na­li e im­pren­di­to­ria­li e sof­fo­ca­no sem­pre più la re­spon­sa­bi­li­tà in­di­vi­dua­le e la con­cor­ren­za. I set­to­ri più col­pi­ti sono la co­stru­zio­ne, la fi­sca­li­tà (IVA), i mer­ca­ti fi­nan­zia­ri, la sa­ni­tà, l’am­bien­te, le que­stio­ni do­ga­na­li e la pro­te­zio­ne dei con­su­ma­to­ri.

Il pro­ble­ma ri­sie­de nella quan­ti­tà, ma uno sman­tel­la­men­to mas­sic­cio non è la so­lu­zio­ne
Non è mai una legge, una pre­scri­zio­ne o una cir­co­la­re a porre pro­ble­mi. È la somma sem­pre più im­por­tan­te di tutte le pre­scri­zio­ni che fi­ni­sce con il sof­fo­ca­re. Nel con­tem­po, la re­go­la­men­ta­zio­ne non è au­to­ma­ti­ca­men­te ne­ga­ti­va in quan­to tale. È ne­ces­sa­ria per la cer­tez­za (ad esem­pio pre­scri­zio­ni in ma­te­ria di co­stru­zio­ne), per de­fi­ni­re un con­te­sto per la con­cor­ren­za (ad esem­pio di­rit­to dei car­tel­li, delle so­cie­tà ano­ni­me o dei bre­vet­ti), per per­met­te­re la coe­si­sten­za dei vari at­to­ri (ad esem­pio traf­fi­co stra­da­le o at­tri­bu­zio­ne delle li­cen­ze di te­le­fo­nia mo­bi­le) o per ga­ran­ti­re l’ac­ces­so al mer­ca­to. Una parte delle re­go­la­men­ta­zio­ni sono molto spes­so ma­te­rial­men­te giu­sti­fi­ca­te. Per que­sto un ap­proc­cio pu­ra­men­te quan­ti­ta­ti­vo, che esige uno sman­tel­la­men­to ra­di­ca­le delle re­go­la­men­ta­zio­ni o una ri­du­zio­ne delle spese in­dot­te da que­ste ul­ti­me, non è di nes­sun aiuto.

Una serie di mi­su­re con idee in­te­res­san­ti
È de­ci­si­vo che il le­gi­sla­to­re pre­ve­da l’op­zio­ne di la­scia­re le cose come stan­no. È al­tret­tan­to im­por­tan­te che esso, prima di adot­ta­re o met­te­re in vi­go­re un testo, dia­lo­ghi con gli am­bien­ti eco­no­mi­ci in­te­res­sa­ti.

At­tual­men­te que­sto dia­lo­go è trop­po for­ma­le, men­tre po­treb­be es­se­re più pra­ti­co e prag­ma­ti­co. Per fre­na­re la mania di re­go­la­men­ta­zio­ni, Ave­nir Suis­se pro­po­ne di­ver­se mi­su­re:

So­sti­tui­re la com­ples­sa va­lu­ta­zio­ne del­l’im­pat­to delle re­go­la­men­ta­zio­ni, fatta nel­l’am­bi­to del­l’am­mi­ni­stra­zio­ne, con un’a­na­li­si stan­dar­diz­za­ta del rap­por­to be­ne­fi­ci/costi af­fi­da­ta ad un cen­tro di com­pe­ten­ze in­di­pen­den­te.

Pre­ve­de­re delle clau­so­le d’op­ting-out per al­cu­ne leggi.

Va­lu­ta­re pe­rio­di­ca­men­te le re­go­la­men­ta­zio­ni e ri­dur­ne la por­ta­ta.

In­tro­dur­re un freno alla re­go­la­men­ta­zio­ne sul mo­del­lo del freno al­l’in­de­bi­ta­men­to.

Ap­pli­ca­re il prin­ci­pio d’e­qui­va­len­za per le re­go­la­men­ta­zio­ni stra­nie­re in­ve­ce di co­piar­le.

In­di­spen­sa­bi­le un la­vo­ro gior­na­lie­ro co­stan­te
Que­ste pro­po­ste per una re­go­la­men­ta­zio­ne più equa sem­bra­no sen­sa­te e giu­ste. Per quan­to con­cer­ne il cen­tro di com­pe­ten­ze in­di­pen­den­te, ci si può tut­ta­via chie­de­re se la crea­zio­ne di un or­ga­no sup­ple­men­ta­re con­tri­bui­rà a mi­glio­ra­re la si­tua­zio­ne. Ad ogni modo, il suc­ces­so di un si­mi­le cen­tro di­pen­de­rà dalla sua neu­tra­li­tà po­li­ti­ca e dalla sua ac­cet­ta­zio­ne. Qui si cela la dif­fi­col­tà di ap­proc­ci sche­ma­ti­ci. In con­clu­sio­ne, la ri­du­zio­ne delle re­go­la­men­ta­zio­ni ri­chie­de in primo luogo un la­vo­ro mi­nu­zio­so e quo­ti­dia­no nel pro­ces­so le­gi­sla­ti­vo. eco­no­mie­suis­se si im­pe­gna gior­no dopo gior­no in tal senso.