Li­be­ra cir­co­la­zio­ne in Ti­ci­no: più gioie che do­lo­ri

Il Ti­ci­no è una delle re­gio­ni che ha trat­to e trae mag­gio­ri be­ne­fi­ci dal­l’ac­cor­do sulla li­be­ra cir­co­la­zio­ne delle per­so­ne (ALC). D’al­tro canto, il Ti­ci­no è uno dei Can­to­ni in cui al­cu­ni ef­fet­ti ne­ga­ti­vi di que­sto ac­cor­do sono più vi­si­bi­li. I nu­me­ri, per de­fi­ni­zio­ne, sono im­par­zia­li e non men­to­no; però vanno in­ter­pre­ta­ti e con­te­stua­liz­za­ti. In que­sto modo pos­sia­mo sco­pri­re una real­tà dif­fe­ren­te da quel­la im­ma­gi­na­ta.

Ri­per­cor­ren­do la sto­ria degli ul­ti­mi anni, pos­sia­mo no­ta­re che il Ti­ci­no ha ef­fet­ti­va­men­te be­ne­fi­cia­to, per certi versi, della li­be­ra cir­co­la­zio­ne e dei Bi­la­te­ra­li. Per esem­pio, tra il 2008 e il 2014 il Ti­ci­no è stata una delle re­gio­ni con la più alta cre­sci­ta del PIL pro ca­pi­te in Sviz­ze­ra (in­cre­men­to annuo del +0,6%). Inol­tre, tra il 2005 e il 2019, il Ti­ci­no ha co­no­sciu­to solo un anno di re­ces­sio­ne eco­no­mi­ca, nel 2009, su­bi­to dopo la crisi fi­nan­zia­ria. La forte cre­sci­ta eco­no­mi­ca del no­stro Can­to­ne è do­vu­ta al si­gni­fi­ca­ti­vo e co­stan­te au­men­to del­l'oc­cu­pa­zio­ne. Dal­l’in­tro­du­zio­ne dei bi­la­te­ra­li i posti di la­vo­ro in Ti­ci­no sono au­men­ta­ti di circa 45'000 (su un to­ta­le di 232'674) unità men­tre l’au­men­to del nu­me­ro di fron­ta­lie­ri è stato in­fe­rio­re. Que­sto si­gni­fi­ca che i posti di la­vo­ro per i re­si­den­ti sono au­men­ta­ti ri­spet­to a prima del­l’en­tra­ta in vi­go­re degli Ac­cor­di bi­la­te­ra­li. In­som­ma, no­no­stan­te l'e­le­va­ta pres­sio­ne mi­gra­to­ria, il Ti­ci­no è riu­sci­to a sfrut­ta­re al me­glio il po­ten­zia­le di ma­no­do­pe­ra in­di­ge­na.

Dal 2002 sono stati crea­ti circa 45'000 posti di la­vo­ro.

Per quan­to con­cer­ne la di­soc­cu­pa­zio­ne in Ti­ci­no, dal­l’in­tro­du­zio­ne del­l’ALC, i cit­ta­di­ni sviz­ze­ri sono stati col­pi­ti in mi­su­ra in­fe­rio­re ri­spet­to ai cit­ta­di­ni stra­nie­ri e ai fron­ta­lie­ri. La di­soc­cu­pa­zio­ne è au­men­ta­ta no­te­vol­men­te nel 2011 a causa della crisi eco­no­mi­ca, prima che la si­tua­zio­ne ri­tor­nas­se a va­lo­ri nor­ma­li nel 2013. Im­por­tan­te no­ta­re che il tasso di di­soc­cu­pa­zio­ne degli sviz­ze­ri è ri­ma­sto re­la­ti­va­men­te sta­bi­le dal 2012 in poi.

Per quan­to con­cer­ne la cre­sci­ta sa­la­ria­le, si è re­gi­stra­to un in­cre­men­to medio del­l’1,5% tra il 2002 e il 2010 men­tre, dopo la crisi fi­nan­zia­ria, que­sta cre­sci­ta è stata pari a circa lo 0,8% annuo. La mag­gior parte dei cit­ta­di­ni sviz­ze­ri e degli stra­nie­ri re­si­den­ti da più tempo in Ti­ci­no, hanno per­ce­pi­to un sa­la­rio più ele­va­to ri­spet­to ai fron­ta­lie­ri e ai sog­gior­nan­ti (di breve du­ra­ta). In ge­ne­ra­le, non si può quin­di af­fer­ma­re che ci siano ef­fet­ti ne­ga­ti­vi del­l'im­mi­gra­zio­ne sul­l'an­da­men­to dei sa­la­ri in Ti­ci­no. Que­sto non vuol dire che non ci siano pro­ble­mi da ri­sol­ve­re e di­stor­sio­ni da cor­reg­ge­re; è evi­den­te che il mer­ca­to del la­vo­ro ti­ci­ne­se sia sotto pres­sio­ne ma que­sta pres­sio­ne non è le­ga­ta né al­l’ALC, né e un ef­fet­to di so­sti­tu­zio­ne di ma­no­do­pe­ra re­si­den­te, né a dum­ping sa­la­ria­le ge­ne­ra­liz­za­to.

L’im­mi­gra­zio­ne netta è ef­fet­ti­va­men­te au­men­ta­ta dal 2009 al 2015 ri­spet­to ai primi anni im­me­dia­ta­men­te suc­ces­si­vi al­l’in­tro­du­zio­ne del­l’ALC (2002-2008). È però in­te­res­san­te no­ta­re che l’im­mi­gra­zio­ne netta in Ti­ci­no è stata pari a zero nel 2017 e, dopo un saldo leg­ger­men­te po­si­ti­vo nel 2018, si è ad­di­rit­tu­ra re­gi­stra­to un saldo ne­ga­ti­vo nel 2019. In ge­ne­ra­le, i dati sulla mi­gra­zio­ne sono in­fluen­za­ti for­te­men­te dalla con­giun­tu­ra eco­no­mi­ca e dalla re­la­ti­va do­man­da di ma­no­do­pe­ra delle im­pre­se sviz­ze­re.

L’im­mi­gra­zio­ne di­pen­de dalla con­giun­tu­ra eco­no­mi­ca.

Per quan­to ri­guar­da la cri­mi­na­li­tà, il nu­me­ro di reati è pas­sa­to da 20’671 nel 2011 a 14’146 nel 2019, con una di­mi­nu­zio­ne del 32%. Que­sto in un con­te­sto di cre­sci­ta de­mo­gra­fi­ca. Ciò si­gni­fi­ca che anche la co­sid­det­ta cifra della fre­quen­za, ov­ve­ro il nu­me­ro di reati per 1’000 abi­tan­ti, è in calo dal 2013. Er­ro­nea­men­te quin­di, nella per­ce­zio­ne pub­bli­ca, il pro­ble­ma della cri­mi­na­li­tà tran­sfron­ta­lie­ra è as­so­cia­to al­l’ALC, seb­be­ne l'im­mi­gra­zio­ne non abbia un im­pat­to con­fer­ma­to dai nu­me­ri sulla cri­mi­na­li­tà tran­sfron­ta­lie­ra.

L’im­mi­gra­zio­ne non ha un im­pat­to sulla cri­mi­na­li­tà.

Pos­sia­mo quin­di ben ve­de­re che le cifre sono in grado di sfa­ta­re al­cu­ni miti e con­vin­zio­ni; è in­di­scu­ti­bi­le che l’ALC abbia por­ta­to van­tag­gi anche al no­stro Can­to­ne. Certo, que­sto non to­glie che ci siano dei pro­ble­mi che de­vo­no as­so­lu­ta­men­te es­se­re ri­sol­ti. Ma la ghi­gliot­ti­na non è mai stata la so­lu­zio­ne per il mal di testa. Piut­to­sto iden­ti­fi­chia­mo le cause dei pro­ble­mi del Ti­ci­no e tro­via­mo so­lu­zio­ni con­di­vi­se in pieno spi­ri­to el­ve­ti­co. Per que­sti mo­ti­vi, vo­tia­mo NO il 27 set­tem­bre, ma dal 28 met­tia­mo­ci a ta­vo­li­no e cer­chia­mo delle so­lu­zio­ni con­cre­te per il Ti­ci­no.