Acque minerali e di fonte, materie prime per idee folli

Un prodotto presentato come svizzero deve contenere una parte di Svizzera! L’obiettivo della legislazione  «Swissness» è chiaro. I mezzi per raggiungerlo sono tuttavia di difficile applicazione. Il diavolo si nasconde sempre nei dettagli. La legge va già molto lontano, ragione per cui occorre rinunciare a ulteriori restrizioni a livello dell’ordinanza. L’ordinanza proposta mira alla perfezione, e questo è un errore. Abbiamo al contrario bisogno di pragmatismo e di una grande flessibilità per tener conto dei vari interessi dei settori.

​Prendiamo un esempio concreto: secondo l’ordinanza, l’acqua «normale» dev’essere esclusa dalle materie prime che possono essere prese in considerazione, ma non l’acqua minerale naturale né l’acqua di fonte. Una differenziazione inutile come quest’ultima significa una regolamentazione eccessiva e crea dei problemi pratici: i produttori di acqua minerale potrebbero rientrare nei criteri di «Swissness», mentre ciò diventerebbe impossibile per numerosi produttori svizzeri di bibite, di birre e di liquori. Dare la caccia agli abusi in generale sarebbe più efficace e totalmente sufficiente. Questo permetterebbe di garantire che una senape composta prevalentemente da ingredienti esteri non possa essere “naturalizzata” con l’aggiunta di acqua svizzera.

«Meno è spesso di più», una verità che si applica in modo particolare alle regolamentazioni. Occorrerà tenerne conto al momento dell’applicazione della legge «Swissness». Il progetto non deve diventare un altro mostro burocratico. Altrimenti rischierebbe di fare più danni che altro per i produttori svizzeri.