„Swis­sness“: la pra­ti­ca­bi­li­tà è la chia­ve

L’o­rien­ta­men­to della re­go­la­men­ta­zio­ne “Swis­sness” è op­por­tu­no, ma s’im­pon­go­no delle sem­pli­fi­ca­zio­ni im­por­tan­ti se vo­glia­mo rag­giun­ge­re l’o­biet­ti­vo e raf­for­za­re real­men­te la piaz­za eco­no­mi­ca. Oc­cor­re ri­dur­re al mi­ni­mo gli oneri am­mi­ni­stra­ti­vi e i costi a ca­ri­co delle im­pre­se. Una re­go­la­men­ta­zio­ne trop­po re­strit­ti­va o trop­po com­ples­sa con esi­gen­ze per­fe­zio­ni­ste ri­schie­reb­be di ag­gra­va­re gli oneri dei pro­dut­to­ri sviz­ze­ri e di de­te­rio­ra­re le con­di­zio­ni qua­dro eco­no­mi­che.
​La legge sulla pro­te­zio­ne dei mar­chi non si li­mi­ta a fis­sa­re delle so­glie (in per­cen­tua­le) da rag­giun­ge­re af­fin­ché le varie ca­te­go­rie di pro­dot­ti ri­spet­ti­no le esi­gen­ze in ma­te­ria di “Swis­sness”; essa pre­ve­de anche delle norme di cal­co­lo. In que­sto modo, il qua­dro le­ga­le è stret­ta­men­te de­fi­ni­to.

Uti­liz­za­re al me­glio i mar­gi­ni di ma­no­vra
È al­tret­tan­to im­por­tan­te per l’e­co­no­mia che il mar­gi­ne di ma­no­vra a di­spo­si­zio­ne sia uti­liz­za­to fino in fondo du­ran­te la messa in atto. La li­ber­tà eco­no­mi­ca non de­v’es­se­re li­mi­ta­ta da un’ec­ces­si­va re­go­la­men­ta­zio­ne. Per quan­to con­cer­ne le or­di­nan­ze, oc­cor­re ri­nun­cia­re a qual­sia­si re­stri­zio­ne che vada al di là della legge. Nel con­tem­po, oc­cor­re evi­ta­re inu­ti­li esi­gen­ze am­mi­ni­stra­ti­ve. Af­fin­ché la messa in atto sia ac­cet­ta­bi­le per l’e­co­no­mia, sono i set­to­ri stes­si – e non l’am­mi­ni­stra­zio­ne – che de­vo­no de­ter­mi­na­re per quan­to pos­si­bi­le le esi­gen­ze in ma­te­ria di “Swis­sness”, se­con­do il prin­ci­pio del­l’au­to­re­go­la­zio­ne. Se il mar­chio “Sviz­ze­ra” è un sim­bo­lo di qua­li­tà in nu­me­ro­si paesi, lo dob­bia­mo agli sfor­zi pro­fu­si dalle im­pre­se, e non alle re­go­la­men­ta­zio­ni sta­ta­li. Le im­pre­se sviz­ze­re hanno co­strui­to il loro mar­chio nel corso di de­cen­ni in­ve­sten­do nello svi­lup­po e nella pro­du­zio­ne di pro­dot­ti di qua­li­tà, con­tri­buen­do così alla buona fama di “Swis­sness”. Que­ste im­pre­se non de­vo­no es­se­re “pu­ni­te” da un ec­ces­so di pro­ce­du­re bu­ro­cra­ti­che.

So­lu­zio­ni set­to­ria­li in­ve­ce di or­di­nan­ze am­mi­ni­stra­ti­ve trop­po pun­ti­glio­se
In ge­ne­ra­le, la re­go­la­men­ta­zio­ne pro­po­sta pecca di ec­ces­so di per­fe­zio­ni­smo. Oc­cor­re tener me­glio conto delle real­tà im­pren­di­to­ria­li, vale a dire pren­de­re in con­si­de­ra­zio­ne le varie real­tà dei set­to­ri e la com­ples­si­tà del­l’e­co­no­mia glo­ba­liz­za­ta. In par­ti­co­la­re, le or­di­nan­ze non de­vo­no ba­sar­si uni­ca­men­te su dei pro­ces­si di pro­du­zio­ne sem­pli­ci. Esse de­vo­no tener conto mag­gior­men­te dei bi­so­gni delle im­pre­se che fab­bri­ca­no pro­dot­ti al­ta­men­te tra­sfor­ma­ti o com­ples­si o che di­spon­go­no di una gran­de va­rie­tà di pro­dot­ti. Sa­ran­no inol­tre ne­ces­sa­rie delle ec­ce­zio­ni se vo­glia­mo di­fen­de­re gli in­te­res­si delle varie im­pre­se. Le or­di­nan­ze per set­to­ri sono un buon mezzo per su­pe­ra­re que­ste dif­fi­col­tà. Esse de­vo­no pre­ve­de­re espli­ci­ta­men­te la pos­si­bi­li­tà che i set­to­ri op­ti­no per so­lu­zio­ni spe­ci­fi­che, che pos­so­no anche di­ver­ge­re dal­l’or­di­nan­za ge­ne­ra­le. In­fi­ne, un’ap­pli­ca­zio­ne prag­ma­ti­ca del di­rit­to è de­ci­si­va: in pre­sen­za di un caso par­ti­co­la­re, oc­cor­re tener conto delle cir­co­stan­ze. Una messa in atto for­ma­le nuo­ce­reb­be alle im­pre­se.

Se per i set­to­ri in­du­stria­li in­te­res­sa­ti è trop­po com­pli­ca­to e pe­san­te sod­di­sfa­re le esi­gen­ze in ma­te­ria di “Swis­sness”, le im­pre­se ri­nun­ce­ran­no ad uti­liz­za­re il mar­chio “Sviz­ze­ra”. Que­sto sa­reb­be una per­di­ta per tutti:  “Swis­sness” crea plu­sva­lo­re solo se molte im­pre­se ne fanno uso. Al­tri­men­ti, essa si tra­sfor­me­reb­be in una tigre di carta.

Con­sul­ta­zio­ne re­la­ti­va al di­rit­to d’e­se­cu­zio­ne Swis­sness