Contributo svizzero a Frontex – per il mantenimento all’interno di Schengen
- Introduction L’essenziale in breve | Posizione di economiesuisse
- Chapter 1 Modalità di partecipazione della Svizzera a Frontex, oggi e domani
- Chapter 2 Frontex e Schengen/Dublino: indissociabilmente legati
- Chapter 3 Vantaggi dell’accordo di Schengen per la Svizzera
- Chapter 4 L’accordo di Dublino – risparmi annui per diversi milioni per la Svizzera
- Chapter 5 Conclusione: la partecipazione attiva della Svizzera a Frontex garantisce il mantenimento degli accordi di Schengen/Dublino
Modalità di partecipazione della Svizzera a Frontex, oggi e domani
Frontex, una parte importante di Schengen
La Svizzera partecipa a Schengen in quanto Stato associato dal 2009. Il referendum contro l’accordo d’associazione della Svizzera a Schengen era stato respinto dal 54,6% dei voti il 5 giugno 2005. In seguito, la partecipazione della Svizzera è stata confermata due volte in occasione di altre due votazioni popolari. Con la creazione dello spazio Schengen, i controlli sistematici di persone alle frontiere interne dei paesi Schengen sono stati aboliti. Per i cittadini, ciò significa una grande libertà di viaggiare. Quale contropartita, sono state introdotte varie misure di compensazione per garantire un livello elevato di sicurezza all’interno dello spazio Schengen. Tra queste misure figurano in particolare:
- il rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne dello spazio Schengen;
- il miglioramento della cooperazione di polizia e giudiziaria transfrontaliera;
- la modernizzazione dello scambio d’informazioni sugli oggetti rubati e le persone ricercate (il sistema d’informazioni Schengen SIS);
- la politica comune dei visti;
- l’assistenza giudiziaria agevolata;
- la cooperazione nella lotta contro il traffico di droga.
Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, svolge un ruolo importante per aiutare a proteggere le frontiere esterne di Schengen. Essa coordina la messa a disposizione di servizi di guardie di frontiera degli Stati membri e dei paesi associati allo spazio Schengen e dei mezzi tecnici, quali navi, aerei e dispositivi di protezione/sorveglianza delle frontiere nelle zone delle frontiere esterne che richiedono un’assistenza supplementare. Frontex aiuta così gli Stati Schengen a proteggere le loro frontiere esterne fornendo loro know how, manodopera ed equipaggiamenti. Oltre al controllo alle frontiere, le operazioni di Frontex coprono compiti legati alla sicurezza marittima, ai controlli di sicurezza, alle attività di ricerca e di salvataggio, nonché alla protezione dell’ambiente.
Frontex svolge questi compiti nell’ambito della «gestione europea integrata delle frontiere». In altre parole, questi compiti sono eseguiti in quanto responsabilità condivisa dell’Agenzia e delle autorità nazionali incaricate della gestione delle frontiere. Gli Stati Schengen restano responsabili in primo luogo della protezione delle loro rispettive frontiere. Va considerato infine che nello svolgimento di questi compiti, Frontex può collaborare con paesi terzi.
Frontex impiega attualmente circa 1'500 persone. Quasi un quarto sono lavoratori distaccati degli Stati membri e reintegreranno il loro servizio nazionale dopo aver svolto il loro lavoro in seno a Frontex.
Stare fuori da Frontex invece che parteciparvi attivamente non migliorerebbe la situazione dei diritti umani alle frontiere esterne allo spazio Schengen
Da tempo, Frontex è al centro di accuse di mancato rispetto dei diritti umani in occasione delle sue operazioni. I media e le organizzazioni non governative denunciano il fatto che la guardia di frontiera e costiera intercetta i fuggitivi e li espelle ricorrendo alla violenza. Si tratterebbe spesso di respingimenti («pushbacks») vietati, nel corso dei quali i battelli di rifugiati sarebbero ad esempio messi nell’impossibilità di navigare, rimorchiati in acque straniere e in seguito abbandonati al loro destino. A Frontex si rimprovera di essere direttamente coinvolta in violazioni sistematiche dei diritti umani o di aver osservato e tollerato simili violazioni. Secondo un rapporto di indagine pubblicato il 16 luglio 2021 dal Parlamento europeo, Frontex ha certamente commesso degli errori nella gestione delle presunte violazioni dei diritti fondamentali alle frontiere esterne, ma nessuno ha costatato che l’agenzia europea sia stata coinvolta nei «pushbacks».
Queste accuse sono da prendere sul serio. Esse sono del resto una delle principali ragioni del lancio del referendum contro la partecipazione della Svizzera a Frontex. Ma un ritiro della Svizzera non migliorerebbe la situazione alle frontiere esterne, ma piuttosto l’aggraverebbe. Poiché Frontex continuerebbe ad esistere anche senza di essa. In realtà, soltanto dei mezzi supplementari e un personale ben formato permetterebbero in futuro di meglio prevenire i disfunzionamenti alle frontiere esterne e di porvi rimedio. A tale proposito, la Svizzera può svolgere un ruolo attivo, come ha già assunto le sue responsabilità in passato. È proprio la Svizzera che, ad esempio, ha preteso dal consiglio d’amministrazione di Frontex un’indagine approfondita, rapida e trasparente sulle accuse di «pushback». La posizione della Svizzera è chiara: i diritti fondamentali devono essere rispettati senza eccezioni in occasione di qualsiasi intervento di Frontex. Le persone che hanno bisogno di protezione devono in particolare avere la possibilità di inoltrare in qualsiasi momento una domanda d’asilo. Una protezione delle frontiere che funziona e il rispetto dei diritti fondamentali sono indissociabili. Lo sviluppo delle risorse di Frontex deve dunque essere accompagnato da un rafforzamento della protezione dei diritti fondamentali. L’agenzia si è dunque dotata di una relativa strategia. I diritti umani sono parte integrante del codice di condotta di Frontex. Il nuovo regolamento Frontex rafforza i sistemi di protezione e di sorveglianza di questi diritti. I funzionari incaricati della sorveglianza delle frontiere marittime o terrestri, o gli osservatori incaricati dei rinvii sono formati regolarmente e specialmente prima delle operazioni, una procedura interna di segnalazione degli incidenti gravi è stata messa in atto. Esiste inoltre una procedura di ricorso per le vittime di violazioni dei diritti umani. Il responsabile dei diritti fondamentali (Fundamental Rights Officer, FRO) sorveglia l’attuazione degli obblighi di Frontex su questo punto. Egli può condurre indagini in maniera autonoma su tutte le attività dell’agenzia ed effettuare regolarmente dei controlli sul campo. Inoltre, in futuro 40 osservatori indipendenti sorveglieranno e valuteranno costantemente le attività dell’agenzia in materia di diritti fondamentali.
Chi finanzia Frontex?
Frontex è finanziata dal budget ordinario dell’UE, nonché dai contributi dei paesi associati allo spazio Schengen, di cui fa parte la Svizzera. Inoltre, gli Stati Schengen finanziano i loro rispettivi agenti nell’ambito della durata della loro formazione per Frontex.
Perché lo sviluppo di Frontex è necessario?
Durante la crisi migratoria, il numero di domande d’asilo è esploso, passando da 630'000 nel 2014 a 1,3 milioni nel 2015 e nel 2016, per poi ridiscendere e mantenersi circa a 650'000 domande all’anno. Gli Stati Schengen del Sud e dell’Est dell’Europa erano stati superati dagli avvenimenti alle loro frontiere esterne. Quale reazione, gli Stati Schengen decisero nel 2016 di sviluppare e rafforzare Frontex. La crisi migratoria del 2015 e i recenti eventi alla frontiera con la Bielorussia hanno mostrato che gli Stati Schengen che hanno lunghe frontiere esterne devono ricevere un sostegno maggiore per impedire i passaggi illegali alle frontiere e prevenire il traffico di esseri umani. Affinché ciò possa effettuarsi nel rispetto dei diritti fondamentali, Frontex deve potersi dotare delle risorse necessarie. La Svizzera deve così contribuire a questi costi supplementari attraverso un contributo solidale e proporzionale nell’ambito dei suoi impegni. Altrimenti il dispositivo Schengen non può funzionare in modo corretto.
Rintracciare la falsificazione di documenti grazie a FADO
In seguito all’estensione del suo campo d’azione, Frontex gestisce anche il sistema europeo di archiviazione di immagini concernente i falsi documenti e i documenti autentici online (FADO). Si tratta di un’opera di riferimento digitale dell’UE. La contraffazione di documenti è considerevolmente aumentata in questi ultimi anni nello spazio Schengen, soprattutto alle frontiere esterne. Una buona cooperazione tra le autorità di polizia, frontaliere e migratorie di tutti gli Stati Schengen è dunque essenziale per lottare efficacemente contro la falsificazione di documenti. FADO serve agli scambi di informazione sulle caratteristiche di sicurezza e gli indici di potenziale falsificazione nei documenti falsificati e nei documenti autentici. Dopo il 2014, grazie a FADO le autorità svizzere hanno potuto identificare e ritirare dalla circolazione ogni anno tra 3'800 e 5'100 documenti falsificati. Partecipare a questo sistema di riconoscimento di immagini rafforza dunque la sicurezza in Svizzera. Attualmente, il Parlamento sta discutendo la ripresa nel diritto svizzero del regolamento modificato dell’UE sul sistema FADO.
Come partecipa la Svizzera a Frontex?
Per poter svolgere bene i compiti che le sono assegnati, Frontex dovrà costituire entro il 2027 un contingente permanente di 10'000 guardie di frontiera. Oltre agli effettivi propri all’agenzia impiegati in modo permanente, gli Stati Schengen mettono a disposizione i loro rispettivi agenti per dei distaccamenti di lunga durata (fino a due anni), incarichi a breve termine (fino a quattro mesi) e un pool di dispiegamento di emergenza. Il personale che la Svizzera deve mettere a disposizione è calcolato secondo un’aliquota di quote-parti convenute. Da quattro impieghi a tempo pieno (IPT) nel 2021, questa cifra passerà a 39 IPT al massimo dopo il 2027, sugli 10'000 agenti operativi di Frontex.
Questa estensione dei compiti si tradurrà in un aumento del budget di Frontex. Il quadro finanziario dell’UE per gli anni dal 2021 al 2027 prevede un importo di 6,4 miliardi di euro (ossia 6,7 miliardi di franchi). Poiché una parte è finanziata dal budget dell’UE, gli Stati associati alla cooperazione Schengen, come la Svizzera, devono finanziare la loro partecipazione con fondi propri. A seguito dell’aumento del budget della protezione delle frontiere, il contributo finanziario della Svizzera per la sua partecipazione all’agenzia aumenterà. Da 24 milioni di franchi circa nel 2021, il contributo annuo della Svizzera sarà a poco a poco aumentato per raggiungere i 61 milioni di franchi nel 2027.
Come per tutti gli Stati associati, il contributo finanziario della Svizzera a favore di Frontex sarà calcolato sulla base del prodotto interno lordo (PIL) svizzero rispetto all’insieme del PIL dei paesi che partecipano al finanziamento dell’agenzia. Ciò rappresenta un contributo di poco più del 4%. Complessivamente, per tutto il periodo di finanziamento, il contributo finanziario della Svizzera raggiungerà i 317 milioni di franchi all’incirca. Gli Stati Schengen supportano essi stessi i costi di impiego della messa a disposizione di ulteriori agenti operativi nazionali. Così anche la Svizzera.
Il PIL della Svizzera serve come base per il calcolo dei contributi a Frontex.