Contributo svizzero a Frontex – per il mantenimento all’interno di Schengen
- Introduction L’essenziale in breve | Posizione di economiesuisse
- Chapter 1 Modalità di partecipazione della Svizzera a Frontex, oggi e domani
- Chapter 2 Frontex e Schengen/Dublino: indissociabilmente legati
- Chapter 3 Vantaggi dell’accordo di Schengen per la Svizzera
- Chapter 4 L’accordo di Dublino – risparmi annui per diversi milioni per la Svizzera
- Chapter 5 Conclusione: la partecipazione attiva della Svizzera a Frontex garantisce il mantenimento degli accordi di Schengen/Dublino
Vantaggi dell’accordo di Schengen per la Svizzera
Cooperazione di polizia e giudiziaria fruttuosa grazie a Schengen
Quale contropartita all’abolizione dei controlli sistematici di persone e dell’estensione della libertà di viaggiare all’interno dello spazio Schengen, la cooperazione transfrontaliera delle autorità di polizia e giudiziarie è stata intensificata. Inoltre, delle pattuglie possono procedere a controlli mobili d’identificazione nella zona delle frontiere o all’interno del paese nell’ambito di misure nazionali di compensazione.
Per migliorare la lotta internazionale contro la criminalità, gli Stati Schengen hanno costituito una base di dati d’investigazione utilizzata a livello europeo. Il sistema d’informazione Schengen (SIS) è diventato uno strumento centrale per il lavoro quotidiano d’investigazione delle autorità incaricate della sicurezza e della polizia svizzera. Questo sistema apporta un contributo importante alla lotta contro la criminalità internazionale. Nel 2021, secondo l’Ufficio federale della polizia fedpol, il sistema ha fornito oltre 19'000 risposte positive. Ogni giorno, tra 40 e 60 persone potenzialmente pericolose vengono segnalate alle autorità di polizia svizzere. Vedere la Svizzera prolungare il permesso di soggiorno di criminali ricercati in tutto il mondo a causa della mancanza di accesso alla base di dati d’investigazione europea non deve più succedere.
Senza il recepimento del regolamento UE relativo alla guardia di frontiera e costiera europea (Frontex), la Svizzera verrebbe anche esclusa dall’accordo di Schengen e Dublino.
Indagini criminali efficaci grazie alla cooperazione internazionale
Le banche dati di ricerca internazionali come il Sistema d'informazione Schengen (SIS) permettono alle forze dell'ordine svizzere di risolvere rapidamente i crimini che hanno un legame con l’estero. Nel 2017, si è potuto impedire l’accesso al fratello dell’autore dell’attentato islamista di Marsiglia in Svizzera, in seguito arrestato grazie alle informazioni contenute nella base di dati SIS. Nel 2018, il compagno e presunto assassino di Daniela S., uccisa a Frutigen nel 2018, ha potuto essere arrestato in Francia molto rapidamente grazie ad un avviso di ricerca nel SIS. Dopo gli attacchi con esplosivi nel 2019 contro distributori automatici di banconote vicino a San Gallo e a Zurigo, i due principali sospettati sono stati arrestati in Austria e in Danimarca a seguito di un avviso di ricerca nel SIS nel 2020. Gli autori avevano lasciato tracce di DNA che hanno dato risultati positivi nella base di dati di Europol. Inoltre, dopo alcuni attacchi spettacolari di furgoni blindati in Svizzera romanda tra il 2017 e il 2019, la polizia francese ha potuto arrestare le bande criminali della periferia di Lione nel 2020. Questo successo nelle ricerche è stato preceduto da un’intensa collaborazione tra l’Ufficio federale di polizia fedpol, la Polizia nazionale francese e le polizie cantonali.
Ma le autorità di polizia e di controllo delle frontiere, da Capo Nord alla Sicilia, hanno pure accesso alle informazioni di ricerca delle autorità svizzere. Nel 2019, le ricerche nel SIS hanno avuto un successo per circa 600 persone che hanno un legame con la Svizzera e che sono oggetto di una segnalazione in vista del loro arresto.
Anche un altro strumento, il sistema d’informazione sui visti (VIS) rafforza la cooperazione tra gli Stati. Quando la Svizzera impedisce a una persona il diritto di entrare sul suo territorio, questo viene introdotto nel sistema VIS e notificato a tutti gli Stati Schengen. Così, la lotta contro le entrate e i soggiorni illegali in Svizzera avviene già all’estero. Se la Svizzera non fosse più associata a Schengen, le sue autorità di sicurezza perderebbero il loro diritto d’accesso a queste basi di dati e il fattore della sicurezza, essenziale per la piazza economica, ne subirebbe le conseguenze.
Infine, il sistema FADO serve a identificare i documenti falsificati e le frodi d’identità. Esso è gestito da Frontex. Le autorità di polizia, di controllo alle frontiere e di migrazione, ma anche gli uffici della circolazione o le autorità di stato civile ne hanno bisogno. Dopo il 2014, sono stati identificati in Svizzera tra 3'800 e 5'100 documenti falsificati.
Con la perdita di Schengen, le forze dell’ordine svizzere perderebbero l’accesso ai sistemi d’informazione europei e navigherebbero a vista nella lotta contro la criminalità internazionale.
La Gran Bretagna ha perso il suo accesso al SIS dal primo giorno successivo alla Brexit
L’esempio della Gran Bretagna mostra chiaramente a quale velocità un paese può vedersi respingere l’accesso ai dati internazionali. Uscendo dall’UE, il Regno Unito ha perso il suo accesso alle basi di dati europee delle persone ricercate. Il Regno Unito non è più membro di Schengen. Non è dunque collegato al sistema d’informazione di Europol, e nemmeno al sistema che permette agli Stati membri di effettuare ricerche hit/no hit nelle analisi di progetti. Cosa significhi questo per le forze dell’ordine britanniche può essere facilmente compreso quando si sa che al 31 dicembre 2020, il Regno Unito aveva introdotto un totale di 5'753'646 segnalazioni di persone nel SIS. Il 1o gennaio 2021, vale a dire il primo giorno successivo all’entrata in vigore della Brexit, il Regno Unito è stato scollegato dal SIS e tutte le segnalazioni di persone fisiche emesse da questo paese sono state cancellate. Il Regno Unito perde così uno strumento chiave della lotta contro la criminalità transfrontaliera e dipende più che mai dal contatto diretto e dall’aiuto delle autorità di polizia e di procedura penale europee. Sottolineiamo che la Svizzera non essendo membro dell’UE, ha accesso alle basi di dati europee di ricerca unicamente in quanto membro di Schengen.
Schengen, un atout per l’economia svizzera
Nel 2015, il gruppo socialista aveva chiesto al Consiglio federale di analizzare le conseguenze economiche e finanziarie dell’associazione della Svizzera a Schengen. Secondo lo studio commissionato dal Consiglio federale presso la società di consulenza e di ricerca Ecoplan, la diminuzione del PIL potrebbe raggiungere il 3,7% entro il 2030 se l’accordo di Schengen dovesse scomparire, quella del reddito pro capite 1'600 franchi. Per quanto concerne le esportazioni, vi è da prevedere un calo che può andare fino al 5,6%. L’estinzione della cooperazione con l’UE in Schengen/Dublino permetterebbe risparmi annui per circa 50 milioni di franchi. Dal momento che anche il contributo finanziario della Svizzera di 317 milioni di franchi attualmente discusso cadrebbe, la Svizzera potrebbe risparmiare al massimo 95 milioni di franchi all’anno. Tuttavia, l'interruzione di Schengen/Dublino costerebbe alle casse pubbliche fino a 270 milioni di franchi all'anno. È quindi indiscutibile che la facilitazione dei viaggi e la cooperazione nell'ambito di Schengen e Dublino avrebbero un effetto positivo per l’economia. Tuttavia, i risultati devono essere contestualizzati.
L’impatto reale della scomparsa degli accordi su PIL, reddito pro capite e le esportazioni dipenderebbero essenzialmente dalla messa in atto concreta e dall’atteggiamento degli altri Stati Schengen. Ecoplan ha analizzato in particolare tre effetti diretti della mancata cooperazione della Svizzera che saranno spiegati più in dettaglio nei capitoli successivi:
- Senza Schengen, alle frontiere svizzere sarebbero reintrodotti dei controlli sistematici.
- La Svizzera dovrebbe nuovamente stabilire i propri visti.
- Senza Dublino, il numero di richiedenti l’asilo dovrebbe aumentare e la Svizzera non potrebbe più trasferite ad altri Stati Schengen i richiedenti che hanno inoltrato una seconda domanda.
Si possono ora stabilire diversi scenari per quanto riguarda l’ampiezza di questi effetti. Di principio, sarebbe concepibile che, ad esempio, la Germania rinunciasse ad introdurre controlli alla dogana svizzera. Ciò ridurrebbe i danni economici descritti sopra. Parallelamente, occorre precisare che Ecoplan non ha tenuto conto di tutti i possibili effetti per le sue valutazioni.
Come indicato sopra, l’accordo Schengen permette alle forze dell’ordine svizzere di accedere al sistema d’informazione Schengen e, pertanto, alla base di dati europea d’investigazione. L’aumento della sicurezza interna non è però stato integrato nei modelli sulle conseguenze economiche. Se ne può dedurre che la partecipazione della Svizzera a Schengen e Dublino influisca sull’economia svizzera più favorevolmente di quanto lascino supporre le cifre disponibili.
Le regioni turistiche hanno bisogno di Schengen
Dopo l’adesione della Svizzera a Schengen, i turisti provenienti da paesi extra-europei non hanno più bisogno di visti se, dopo avere visitato Berlino, Parigi o Milano, desiderano pure visitare Lucerna o Ginevra. Questo si riflette nel numero dei pernottamenti: i turisti cinesi, indiani e arabi trascorrono un numero sempre maggiore di notti in Svizzera.
Grazie all’adesione a Schengen sono aumentati in Svizzera i turisti dalla Cina, dall’India e dai Paesi del Golfo.
I viaggiatori provenienti dalla Cina, dall’India e dai paesi del Golfo spendono molto denaro in occasione del loro soggiorno in Svizzera, ad esempio nei ristoranti, nelle gioiellerie o nei musei che visitano. Globalmente, spendono in media tra 310 e 420 franchi al giorno e per persona. Secondo le cifre disponibili per gli anni precedenti alla pandemia, ciò corrisponde a una creazione di valore lorda annua di 1,1 miliardi di franchi. L’importanza di questa manna per il turismo, e dunque per l’economia svizzera, può essere illustrata nella maniera seguente: i tre gruppi di turisti citati sopra generano quasi il 6% della creazione di valore totale del settore turistico. Attualmente, il settore del turismo occupa oltre 162'000 persone in Svizzera. Questa quota era ancora più elevata prima della pandemia, con più di 181'000 collaboratori nel 2018.
Senza il regime di visti Schengen semplificato, vi è da temere una diminuzione del flusso di visitatori di questi paesi. Ecoplan ritiene che, secondo la formula che la Svizzera troverà per coordinare i suoi visti con quelli dei paesi associati a Schengen, il settore del turismo elvetico potrebbe subire una perdita di guadagno tra i 200 e i 530 milioni di franchi.
In caso di reintroduzione del controllo sistematico delle persone alle frontiere svizzere, occorre attendersi anche un calo del turismo europeo, che rappresenta circa il 30% dei pernottamenti del nostro paese. I turisti tedeschi potrebbero ad esempio approfittare dell’aria buona delle Alpi in Austria, Francia o Italia senza dover subire controlli di persone e dunque tempi di attesa alle frontiere svizzere.
Schengen permette di evitare code in dogana e file d’attesa in aeroporto
Grazie a Schengen, non vi sono più controlli sistematici alle frontiere svizzere. Questo favorisce i passeggeri dei circa 600'000 veicoli che passano ogni giorno da una dogana svizzera. È difficile prevedere come i funzionari francesi, austriaci e italiani procederebbero per il controllo di veicoli alle frontiere se la Svizzera non facesse più parte dello spazio Schengen. Uno sguardo al passato mostra le conseguenze di simili controlli: nel 2004, le guardie di frontiera tedesche hanno temporaneamente introdotto dei controlli sistematici dei veicoli. Il traffico è stato bloccato notevolmente e si sono formate code in dogana, imponendo alle persone lunghe file d’attesa. In caso di uscita da Schengen, questi tempi d’attesa dipenderebbero dal numero di guardie di frontiera supplementari che i paesi vicini assumerebbero, dal numero di valichi doganali che chiuderebbero e dai loro investimenti per sviluppare i punti di passaggio. Con l’ipotesi più favorevole per l’economia, essi causerebbero 1,8 miliardi di franchi di costi all’anno. Sono essenzialmente i frontalieri che subirebbero questi costi, ma una parte, stimata a 143 milioni di franchi all’anno, si ripercuoterebbe anche sugli Svizzeri che attraversano regolarmente la frontiera. Se i paesi vicini non fossero disposti ad investire massicciamente nelle infrastrutture di confine, i costi legati ai tempi d’attesa potrebbero raggiungere i 3,2 miliardi di franchi. La competitività delle imprese importatrici ed esportatrici ne sarebbe pesantemente colpita.
Senza Schengen, gli Svizzeri dovrebbero attendere più a lungo non solo alle frontiere, ma anche negli aeroporti internazionali del nostro paese. Un ritiro costringerebbe questi ultimi a riorganizzare i loro terminali, ripartiti oggi in zona Schengen e zona non-Schengen. Per un volo con destinazione Berlino, ad esempio, i viaggiatori dovrebbero nuovamente presentare il loro passaporto e fare la fila ad uno sportello doganale. Secondo alcune stime, gli investimenti necessari al solo aeroporto di Zurigo potrebbero raggiungere tra 65 e 125 milioni di franchi.
Schengen rafforza l’attrattività del polo scientifico e della ricerca svizzera
I visti Schengen non hanno semplicemente avuto un effetto positivo sul turismo svizzero. Essi facilitano gli spostamenti degli uomini d’affari stranieri, ciò che può tradursi in un maggior numero di ordinazioni per le imprese svizzere. Anche i ricercatori possono così viaggiare più liberamente, ciò che rafforza l’attrattività del polo scientifico e della ricerca svizzera. Munito di un visto Schengen, un professore brasiliano impiegato presso il Politecnico federale di Losanna potrebbe così, senza formalità burocratiche, recarsi due giorni a Berlino per una conferenza. Analogamente, un gruppo di ricercatori indiani occupati in un progetto a Parigi potrebbe andare a Ginevra per un colloquio, senza doversi recare al consolato di Svizzera in Francia per richiedere un visto.
La libera circolazione rafforza la Ginevra internazionale
È con la creazione della Croce Rossa nel 1863 che Ginevra è divenuta il centro più ambito al mondo per organizzazioni ed eventi internazionali. Ginevra è sinonimo di diplomazia, impegno mondiale e cooperazione multilaterale. Essa non è però la sola città a battersi per ospitare simili organizzazioni e manifestazioni. Vienna o Copenhagen sono dei concorrenti importanti nello spazio Schengen. Ecco perché Ginevra ha particolarmente bisogno che la Svizzera faccia parte dello spazio Schengen e che mantenga il suo visto Schengen.