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Ri­for­ma della pre­vi­den­za vec­chia­ia: le so­lu­zio­ni del­l’e­co­no­mia per ga­ran­ti­re le fu­tu­re ren­di­te

​Se non si at­tua­no ri­for­me al più pre­sto, il no­stro si­ste­ma sviz­ze­ro di pre­vi­den­za vec­chia­ia, oggi ef­fi­ca­ce, po­treb­be ri­tro­var­si in una si­tua­zio­ne fi­nan­zia­ria molto pre­ca­ria, a causa del­l’e­vo­lu­zio­ne de­mo­gra­fi­ca. Ecco per­ché gli am­bien­ti eco­no­mi­ci, nella loro ri­spo­sta alla pro­ce­du­ra di con­sul­ta­zio­ne, pre­sen­ta­no al Con­si­glio fe­de­ra­le delle so­lu­zio­ni co­strut­ti­ve per pre­ser­va­re l’at­tua­le li­vel­lo delle ren­di­te. In­ve­ce di di­ri­ge­re tutti gli sfor­zi su un unico gi­gan­te­sco pac­chet­to di mi­su­re, essi chie­do­no una vi­sio­ne glo­ba­le che pre­ve­da azio­ni sud­di­vi­se a tappe con chia­re prio­ri­tà.

​La ri­for­ma della pre­vi­den­za vec­chia­ia co­sti­tui­sce una delle gran­di sfide della so­cie­tà e della po­li­ti­ca so­cia­le dei pros­si­mi anni. Si trat­ta di per­met­te­re al si­ste­ma sviz­ze­ro di pre­vi­den­za vec­chia­ia, co­strui­to e svi­lup­pa­to con suc­ces­so in que­sti ul­ti­mi de­cen­ni, di ga­ran­ti­re alla no­stra so­cie­tà che sta in­vec­chian­do la pos­si­bi­li­tà di af­fron­ta­re se­re­na­men­te il fu­tu­ro. Gli am­bien­ti eco­no­mi­ci – Unio­ne sviz­ze­ra degli im­pren­di­to­ri (USI), eco­no­mie­suis­se e con esse tutte le gran­di as­so­cia­zio­ni di ca­te­go­ria,  nu­me­ro­se as­so­cia­zio­ni com­mer­cia­li e in­du­stria­li non­ché le gran­di im­pre­se – so­sten­go­no la vi­sio­ne glo­ba­le del primo e del se­con­do pi­la­stro che è quel­la del Con­si­glio fe­de­ra­le. Per con­tro, esse si op­pon­go­no ri­so­lu­ta­men­te al pac­chet­to glo­ba­le di mi­su­re che esso pre­co­niz­za poi­ché, come ha sot­to­li­nea­to du­ran­te la con­fe­ren­za stam­pa Va­len­tin Vogt, pre­si­den­te del­l’U­SI, que­st’ul­ti­mo “è to­tal­men­te so­vrac­ca­ri­co, trop­po co­sto­so e non è sop­por­ta­bi­le né per il sem­pli­ce cit­ta­di­no, né per l’e­co­no­mia”.

Il di­ret­to­re del­l’U­SI Ro­land A. Müller lo di­mo­stra con un esem­pio: una cop­pia di pen­sio­na­ti che ri­ce­ve 4'700 fran­chi di ren­di­te al mese su­bi­reb­be una per­di­ta di oltre 200 fran­chi al mese se il pro­get­to ve­nis­se ap­pli­ca­to in­te­gral­men­te. “Il Con­si­glio fe­de­ra­le ri­schia dun­que, pro­se­gue Müller, di ve­de­re il suo pro­get­to re­spin­to in vo­ta­zio­ne po­po­la­re, o ad­di­rit­tu­ra in Par­la­men­to”. L’e­co­no­mia non è di­spo­sta ad ac­cet­ta­re il ri­schio di un fia­sco to­ta­le, vale a dire ad in­ve­sti­re anni di sfor­zi in una ri­for­ma le cui pro­ba­bi­li­tà di suc­ces­so sono già dal­l’i­ni­zio quasi nulle. La ne­ces­si­tà di un’a­zio­ne ef­fi­ca­ce vieta una si­mi­le av­ven­tu­ra: per far fron­te alla sfida de­mo­gra­fi­ca, oc­cor­re ga­ran­ti­re al­l’A­VS per i pros­si­mi anni mi­liar­di di fran­chi di en­tra­te sup­ple­men­ta­ri. A se­gui­to del­l’au­men­to della spe­ran­za di vita e della di­mi­nu­zio­ne dei ren­di­men­ti, le ren­di­te del se­con­do pi­la­stro non po­tran­no più es­se­re fi­nan­zia­te se il tasso di con­ver­sio­ne mi­ni­mo fosse man­te­nu­to al li­vel­lo at­tua­le.

Meno mi­su­re, ma più sem­pli­ci da ap­pli­ca­re
Anche Heinz Kar­rer, Pre­si­den­te di eco­no­mie­suis­se, è molto chia­ro: “Di fron­te alle dif­fi­col­tà fi­nan­zia­rie che si pro­fi­la­no, oc­cor­re im­pe­ra­ti­va­men­te agire”. L’e­co­no­mia deve as­su­mer­si le pro­prie re­spon­sa­bi­li­tà nei con­fron­ti della so­cie­tà e deve for­ni­re un con­tri­bu­to es­sen­zia­le alla so­ste­ni­bi­li­tà delle prin­ci­pa­li as­si­cu­ra­zio­ni so­cia­li del paese. L’o­biet­ti­vo è quel­lo di im­pe­di­re una ri­du­zio­ne delle pre­sta­zio­ni del­l’as­si­cu­ra­zio­ne vec­chia­ia no­no­stan­te le dif­fi­col­tà fi­nan­zia­rie. Ro­land A. Müller pre­sen­ta ai gior­na­li­sti la ne­ces­si­tà di pre­ve­de­re una pro­ce­du­ra da se­gui­re tappa per tappa, le­ga­ta ai bi­so­gni del fi­nan­zia­men­to del mo­men­to, con una scala di prio­ri­tà chia­ra e una sud­di­vi­sio­ne del pro­get­to so­vra­di­men­sio­na­to sot­to­po­sto a con­sul­ta­zio­ne.

Due gran­di pro­get­ti pa­ral­le­li de­vo­no es­se­re di­scus­si prio­ri­ta­ria­men­te: il primo com­pren­de l’au­men­to del­l’e­tà di pen­sio­na­men­to a 65 anni per en­tram­bi i sessi, ren­di­te fles­si­bi­li tra i 62 e i 70 anni, l’au­men­to del­l’I­VA a fa­vo­re del­l’A­VS di al mas­si­mo 0,6 punti e la ri­du­zio­ne al 6% del tasso mi­ni­mo di con­ver­sio­ne. Il tutto ac­com­pa­gna­to da mi­su­re di com­pen­sa­zio­ne, come as­se­gni di vec­chia­ia più ele­va­ti, o l’ob­bli­go di pa­ga­re i con­tri­bu­ti a par­ti­re dai 21 anni. L’au­men­to del­l’I­VA deve inol­tre es­se­re su­bor­di­na­to a quel­lo del­l’e­tà di ri­fe­ri­men­to della pen­sio­ne. E’ così, se­con­do Ro­land A. Müller, che il li­vel­lo at­tua­le delle ren­di­te potrà es­se­re ga­ran­ti­to per i pros­si­mi dieci anni. Il se­con­do gran­de pro­get­to è quel­lo di un mec­ca­ni­smo di sta­bi­liz­za­zio­ne del­l’A­VS che, in fu­tu­ro, pre­ve­da per tempo delle mi­su­re cor­ret­ti­ve per ri­me­dia­re a si­tua­zio­ni fi­nan­zia­rie cri­ti­che che mi­nac­cia­no il fu­tu­ro delle as­si­cu­ra­zio­ni so­cia­li. L’e­co­no­mia pro­po­ne a que­sto pro­po­si­to un nuovo au­men­to a tappe del­l’e­tà di pen­sio­na­men­to, di al mas­si­mo 24 mesi, as­so­cia­to an­co­ra una volta a sup­ple­men­ti di en­tra­te pro­ve­nien­ti da un nuovo au­men­to del­l’I­VA di 0,4 punti. Così, tutti gli stra­ti della po­po­la­zio­ne e l’e­co­no­mia pa­ghe­reb­be­ro un con­tri­bu­to ade­gua­to, in­ve­ce che at­tin­ge­re al por­ta­fo­glio dei pen­sio­na­ti, come pro­po­sto dal Con­si­glio fe­de­ra­le. Inol­tre, l’au­men­to del­l’e­tà di pen­sio­na­men­to al di là dei 65 anni avreb­be luogo solo a par­ti­re dal mo­men­to in cui il mer­ca­to del la­vo­ro fosse in grado di as­sor­bi­re il per­so­na­le equi­va­len­te a que­sto au­men­to. Sia le re­go­le di sta­bi­liz­za­zio­ne sia i pro­get­ti prin­ci­pa­li de­vo­no es­se­re sot­to­po­sti al Par­la­men­to an­co­ra que­st’an­no, per en­tra­re in vi­go­re dal 2018.

In­di­spen­sa­bi­le a lungo ter­mi­ne au­men­ta­re l’età di pen­sio­na­men­to
Come hanno sot­to­li­nea­to re­cen­te­men­te le as­so­cia­zio­ni eco­no­mi­che, non si pos­so­no ri­sol­ve­re im­me­dia­ta­men­te tutti i pro­ble­mi della pre­vi­den­za vec­chia­ia. Tanto più che, dal 2020, sa­ran­no at­tua­te ri­for­me sup­ple­men­ta­ri se­pa­ra­te. “A lungo ter­mi­ne, sarà im­pos­si­bi­le sfug­gi­re ad azio­ni più forti con­cer­nen­ti le pre­sta­zio­ni. L’a­dat­ta­men­to del­l’e­tà di pen­sio­na­men­to non deve dun­que più es­se­re trat­ta­to come un ar­go­men­to tabù”, ha sot­to­li­nea­to Heinz Kar­rer, ri­fe­ren­do­si in par­ti­co­la­re al fatto che la spe­ran­za di vita dei pen­sio­na­ti è oggi net­ta­men­te più ele­va­ta ri­spet­to al­l’in­tro­du­zio­ne del­l’A­VS nel 1948.
La palla è ora nel campo del Con­si­glio fe­de­ra­le. Se­con­do Va­len­tin Vogt, il go­ver­no deve pren­de­re sul serio il ri­sul­ta­to della pro­ce­du­ra di con­sul­ta­zio­ne per ela­bo­ra­re un pac­chet­to di mi­su­re che of­fri­reb­be vere op­por­tu­ni­tà di con­cre­tiz­za­re la vi­sio­ne glo­ba­le. “Se non lo fa­ces­se, gli am­bien­ti eco­no­mi­ci con­cen­tre­ran­no i loro sfor­zi sul­l’im­ple­men­ta­zio­ne, a tappe, delle mi­su­re in­di­spen­sa­bi­li”.

Ri­spo­sta alla con­sul­ta­zio­ne (in te­de­sco)