Le opportunità dell’ingegneria genetica sono da prendere sul serio

La conferenza dell’Accademia svizzera delle scienze naturali sul tema dell’ingegneria genetica verde ha ancora una volta posto in evidenza le numerose e grandi opportunità offerte dall’ingegneria genetica. Quest’ultima permetterebbe di aumentare il rendimento di alcune piante e di ridurre il ricorso ai pesticidi. Essa agisce in maniera mirata mentre le coltivazioni tradizionali registrano dei cambiamenti genetici nel corso degli anni. Un’agricoltura ecologica e sostenibile e il ricorso all’ingegneria genetica non si escludono a vicenda.
​Alcune piante geneticamente modificate possono fornire un contributo considerevole ad un’agricoltura produttiva e rispettosa dell’ambiente anche in Svizzera. E’ questa la conclusione della conferenza organizzata dall’Accademia svizzera delle scienze naturali. Se l’ingegneria genetica è molto contestata in Europa, in particolare in Svizzera, la coltivazione di piante utili geneticamente modificate progredisce a grandi passi. L’anno scorso, le superfici destinate alle piante geneticamente modificate sono passate a 170 milioni di ettari, ossia una crescita di circa il 180% in dieci anni. Ciò non è stato fatto senza ragioni: le piante geneticamente modificate resistono maggiormente ai parassiti, sopportano meglio la siccità o presentano un bilancio nutrizionale ottimizzato.

Nel corso della conferenza è pure stato sottolineato che le piante geneticamente modificate non sono meno naturali delle piante utilizzate attualmente nelle coltivazioni convenzionali. Le piante vengono continuamente incrociate fino a raggiungere la combinazione di caratteristiche ricercate. Già oggi, le mele e il mais non hanno più oggi molto in comune con le loro vecchie varietà naturali. Quando si ricorre all’ingegneria genetica, si modificano segmenti precisi del DNA delle piante: si inserisce direttamente nel loro bagaglio genetico, componenti di DNA derivanti dalla stessa varietà e da altre varietà di piante.

La coesistenza è possibile
In Svizzera, è entrata in vigore nel 2005 una moratoria di cinque anni per la coltivazione di piante geneticamente modificate. In seguito essa è stata prolungata di tre e di quattro anni, fino al 2017. Parallelamente, il Programma nazionale di ricerca PNR 59 ha esaminato l’utilità e i rischi delle piante geneticamente modificate nonché la possibilità di una coesistenza in Svizzera: è possibile coltivare fianco a fianco delle piante convenzionali e geneticamente modificate senza miscugli indesiderabili? Questo ampio studio scientifico indica che la coltivazione di piante geneticamente modificate non comporta nessun rischio per l’essere umano e il suo ambiente e che è possibile in Svizzera coltivare fianco a fianco piante convenzionali con altre geneticamente modificate. Il rapporto dell’Accademia svizzera delle scienze naturali sull’ingegneria genetica mette pure in evidenza le relazioni tra un’agricoltura sostenibile e l’ingegneria genetica. La resistenza ai parassiti ottenuta grazie all’ingegneria genetica permette di ridurre il ricorso ai prodotti fitosanitari. L’ingegneria genetica permetterebbe inoltre di ottenere rapidamente e senza effetti secondari indesiderabili alcuni miglioramenti per la coltivazione di patate (resistenza alla peronospera ad esempio) e per le mele (resistenza al fuoco batterico). Chiudersi categoricamente a questo tipo di evoluzioni, che possono contribuire ad un’agricoltura sostenibile e migliorare la sicurezza alimentare, è insensato.