Geld vor dem Bundeshaus

Im­po­si­zio­ne for­fet­ta­ria: ne­ces­sa­ria una ri­for­ma

​Al­cu­ni mesi dopo il de­po­si­to del­l’i­ni­zia­ti­va po­po­la­re lan­cia­ta dalla si­ni­stra  che chie­de l’a­bo­li­zio­ne del­l’im­po­si­zio­ne se­con­do il di­spen­dio, il Con­si­glio fe­de­ra­le ha de­ci­so di met­te­re in vi­go­re a par­ti­re dal­l’an­no pros­si­mo una le­gi­sla­zio­ne più re­strit­ti­va in due tappe. L’i­na­spri­men­to della le­gi­sla­zio­ne fe­de­ra­le deve per­met­te­re di mi­glio­ra­re l’ac­cet­ta­zio­ne di que­sta par­ti­co­la­re forma di tas­sa­zio­ne. La nuova legge va nella stes­sa di­re­zio­ne delle de­ci­sio­ni prese da di­ver­si can­to­ni negli ul­ti­mi anni. eco­no­mie­suis­se so­stie­ne que­sto pro­ces­so e si op­po­ne al­l’a­bo­li­zio­ne del­l’im­po­si­zio­ne se­con­do il di­spen­dio.

​Il man­te­ni­men­to del­l’im­po­si­zio­ne “for­fet­ta­ria” è più utile al­l’e­co­no­mia na­zio­na­le ri­spet­to a una sop­pres­sio­ne della stes­sa che ri­schie­reb­be di far fug­gi­re nu­me­ro­si con­tri­buen­ti. Sulla base di que­ste con­si­de­ra­zio­ni il Par­la­men­to ha ap­pro­va­to nel 2012 le nuove norme re­la­ti­ve alla legge sul­l’im­po­si­zio­ne se­con­do il di­spen­dio. La nuova le­gi­sla­zio­ne si tra­du­ce in un ina­spri­men­to del cal­co­lo della base im­po­ni­bi­le. Dun­que, come fi­no­ra, per de­ter­mi­na­re la base im­po­ni­bi­le, si uti­liz­ze­rà il te­no­re di vita del con­tri­buen­te. Ciò che è nuovo è che que­sta base non potrà es­se­re in­fe­rio­re a 400 000 fran­chi per l’im­po­sta fe­de­ra­le di­ret­ta, né in­fe­rio­re a 7 volte il va­lo­re lo­ca­ti­vo del­l’a­bi­ta­zio­ne (5 volte fi­no­ra). In­fi­ne, nel cal­co­lo del­l’im­po­si­zio­ne, sarà preso in con­si­de­ra­zio­ne il va­lo­re più ele­va­to di que­ste stime. La nuova le­gi­sla­zio­ne si tra­dur­rà in un au­men­to d’im­po­sta per l’80% dei con­tri­buen­ti in­te­res­sa­ti. I can­to­ni avran­no due anni, ossia fino al 2016, per adat­ta­re la loro le­gi­sla­zio­ne al nuovo di­rit­to fe­de­ra­le.

L’im­po­si­zio­ne for­fet­ta­ria è uno stru­men­to di po­li­ti­ca fi­sca­le la cui im­por­tan­za eco­no­mi­ca è com­pro­va­ta. Essa raf­for­za l’at­trat­ti­vi­tà della Sviz­ze­ra nella con­cor­ren­za in­ter­na­zio­na­le con­cer­nen­te per­so­ne fa­col­to­se e molto mo­bi­li. Le 5445 per­so­ne tas­sa­te se­con­do il loro di­spen­dio hanno pa­ga­to nel 2010 quasi 670 mi­lio­ni di fran­chi di im­po­ste. Al­cu­ne stime rea­liz­za­te dal­l’Am­mi­ni­stra­zio­ne fe­de­ra­le delle con­tri­bu­zio­ni (AFC) mo­stra­no che 22'000 im­pie­ghi di­pen­do­no di­ret­ta­men­te e in­di­ret­ta­men­te da que­sta forma di tas­sa­zio­ne. L’im­po­si­zio­ne se­con­do il di­spen­dio ha inol­tre una lunga tra­di­zio­ne e, per di­ver­se re­gio­ni della Sviz­ze­ra, ri­ve­ste un’im­por­tan­za eco­no­mi­ca non tra­scu­ra­bi­le.

L’a­bo­li­zio­ne di que­sta im­po­sta chie­sta dal­l’i­ni­zia­ti­va po­po­la­re della si­ni­stra avreb­be un im­pat­to molto ne­ga­ti­vo sulla pre­sen­za dei con­tri­buen­ti in­te­res­sa­ti e com­por­te­reb­be la per­di­ta di en­tra­te fi­sca­li e im­pie­ghi. L’i­na­spri­men­to della le­gi­sla­zio­ne for­ni­sce una va­li­da ri­spo­sta alle cri­ti­che su­sci­ta­te da que­sta forma di tas­sa­zio­ne, ri­spet­tan­do le de­ci­sio­ni prese in tal senso dal po­po­lo di di­ver­si can­to­ni.