Finanze pubbliche in rosso: ora la palla è nel campo della politica
Nel settore delle finanze pubbliche, le incertezze ventilate da un po’ di tempo si sono trasformate in certezze sfortunatamente negative. La Confederazione ha chiuso il 2014 con un disavanzo. È la prima volta dal 2005. Anche le previsioni per i prossimi anni sono state riviste al ribasso. Le cifre non sono comunque catastrofiche. Il futuro della Svizzera dipenderà dal modo con cui il mondo politico saprà gestire la situazione.
Nel 2014, per la prima volta dopo il 2005, la Confederazione ha chiuso un esercizio con un disavanzo. Quest’ultimo è di 120 milioni di franchi, una cifra senz’altro non drammatica. Questo importo rispetta il freno all’indebitamento, e il margine di manovra è comunque maggiore di quello iscritto nel preventivo 2015, adottato dal Parlamento in dicembre.
Ciò che preoccupa maggiormente sono le cause di questo risultato negativo (cf. dossierpolitica sulle finanze pubbliche). Le imposte dirette della Confederazione hanno generato entrate nettamente inferiori alle aspettative. Una differenza di oltre 2 miliardi di franchi rispetto all’importo preventivato (10%) significa una minor entrata sostanziale. Le ragioni di questa evoluzione sono oggetto di analisi. Si tratta di determinare se questa diminuzione è puntuale o se essa ha delle cause strutturali che sono il preludio ad una diminuzione delle entrate a lungo termine.
In questi ultimi anni, il Parlamento ha avuto la tendenza ad aumentare la distribuzione delle risorse a tutti i gruppi d’interesse. Esso non ha dovuto limitare le risorse o scegliere delle priorità. Ciò è preoccupante nella situazione attuale. L’ultimo dibattito sul budget è emblematico: tutte le richieste sono state onorate, anche se ci si è spinti pericolosamente verso i limiti del freno all’indebitamento. Non vi sono stati progetti negli ultimi anni in cui il budget finale non sia aumentato. In molti casi si è chiesto di dar prova di maggior moderazione e di condurre una politica budgetaria prudente e lungimirante. Inoltre, il programma di riesame e consolidamento dei compiti è pure fallito nel 2011. Per quanto concerne l’attuale programma di consolidamento dei compiti (PCon), se esso ha potuto essere parzialmente messo in atto, è unicamente perché il Consiglio federale ha esso stesso preso in mano le redini della situazione.
Anche senza tener conto di eventuali influenze negative legate alla valutazione del franco, quest’anno e nel 2016 saranno necessarie alcune misure sostanziali per mantenere l’equilibrio delle finanze. Spetta al Consiglio federale agire. Esso ha del resto già annunciato degli aggiustamenti sotto forma di correzioni del rincaro e di tagli nell’amministrazione. Anche il Parlamento dovrà adottare delle misure. Esso può agire su tre assi:
mettere in atto delle misure di risparmio per il preventivo 2016,
mettere in atto le misure del PCon che non sono state riprese nel budget 2015; questo vale innanzitutto per la restituzione dei debiti dell’AI all’AVS (il tasso del 2% è eccessivo da anni),
rivedere, a partire dal 2016, i crediti della Confederazione per la formazione e la ricerca, l’agricoltura, l’aiuto allo sviluppo e il trasporto ferroviario. Il Parlamento dispone di un margine di manovra finanziaria in questi settori. I crediti devono essere stabiliti in modo che rimanga sufficiente spazio per altri progetti e compiti importanti che garantiscono la crescita e il benessere della Svizzera. Al primo posto figura la terza riforma dell’imposizione delle imprese.
Per quanto concerne la politica finanziaria, bisogna dar prova di maggiore moderazione ed orientarsi soprattutto sul lungo termine. Non bisogna attendersi nuove previsioni al rialzo o al ribasso, o la conferma di un peggioramento. Tassi di crescita sul fronte delle spese del 3% e oltre, previsti per alcuni progetti in corso, sono i rimasugli di un’epoca in cui si registravano ogni anno eccedenze inaspettate. Le eccedenze sono storie del passato. Speriamo che ciò sia il caso anche per la politica della spesa sopra le righe.
Ciò che preoccupa maggiormente sono le cause di questo risultato negativo (cf. dossierpolitica sulle finanze pubbliche). Le imposte dirette della Confederazione hanno generato entrate nettamente inferiori alle aspettative. Una differenza di oltre 2 miliardi di franchi rispetto all’importo preventivato (10%) significa una minor entrata sostanziale. Le ragioni di questa evoluzione sono oggetto di analisi. Si tratta di determinare se questa diminuzione è puntuale o se essa ha delle cause strutturali che sono il preludio ad una diminuzione delle entrate a lungo termine.
In questi ultimi anni, il Parlamento ha avuto la tendenza ad aumentare la distribuzione delle risorse a tutti i gruppi d’interesse. Esso non ha dovuto limitare le risorse o scegliere delle priorità. Ciò è preoccupante nella situazione attuale. L’ultimo dibattito sul budget è emblematico: tutte le richieste sono state onorate, anche se ci si è spinti pericolosamente verso i limiti del freno all’indebitamento. Non vi sono stati progetti negli ultimi anni in cui il budget finale non sia aumentato. In molti casi si è chiesto di dar prova di maggior moderazione e di condurre una politica budgetaria prudente e lungimirante. Inoltre, il programma di riesame e consolidamento dei compiti è pure fallito nel 2011. Per quanto concerne l’attuale programma di consolidamento dei compiti (PCon), se esso ha potuto essere parzialmente messo in atto, è unicamente perché il Consiglio federale ha esso stesso preso in mano le redini della situazione.
Anche senza tener conto di eventuali influenze negative legate alla valutazione del franco, quest’anno e nel 2016 saranno necessarie alcune misure sostanziali per mantenere l’equilibrio delle finanze. Spetta al Consiglio federale agire. Esso ha del resto già annunciato degli aggiustamenti sotto forma di correzioni del rincaro e di tagli nell’amministrazione. Anche il Parlamento dovrà adottare delle misure. Esso può agire su tre assi:
mettere in atto delle misure di risparmio per il preventivo 2016,
mettere in atto le misure del PCon che non sono state riprese nel budget 2015; questo vale innanzitutto per la restituzione dei debiti dell’AI all’AVS (il tasso del 2% è eccessivo da anni),
rivedere, a partire dal 2016, i crediti della Confederazione per la formazione e la ricerca, l’agricoltura, l’aiuto allo sviluppo e il trasporto ferroviario. Il Parlamento dispone di un margine di manovra finanziaria in questi settori. I crediti devono essere stabiliti in modo che rimanga sufficiente spazio per altri progetti e compiti importanti che garantiscono la crescita e il benessere della Svizzera. Al primo posto figura la terza riforma dell’imposizione delle imprese.
Per quanto concerne la politica finanziaria, bisogna dar prova di maggiore moderazione ed orientarsi soprattutto sul lungo termine. Non bisogna attendersi nuove previsioni al rialzo o al ribasso, o la conferma di un peggioramento. Tassi di crescita sul fronte delle spese del 3% e oltre, previsti per alcuni progetti in corso, sono i rimasugli di un’epoca in cui si registravano ogni anno eccedenze inaspettate. Le eccedenze sono storie del passato. Speriamo che ciò sia il caso anche per la politica della spesa sopra le righe.