orateurs-CP-20-09-2018

Gli im­pren­di­to­ri della Sviz­ze­ra ro­man­da in­sor­go­no con­tro l’i­ni­zia­ti­va per l’au­to­de­ter­mi­na­zio­ne

Oggi è stata lan­cia­ta in Ro­man­dia la cam­pa­gna con­tro l’i­ni­zia­ti­va per l’au­to­de­ter­mi­na­zio­ne. Al­cu­ni im­pren­di­to­ri ro­man­di hanno de­nun­cia­to sta­mat­ti­na in con­fe­ren­za stam­pa l’in­cer­tez­za per­ma­nen­te che pe­se­reb­be su circa 600 ac­cor­di eco­no­mi­ci con­clu­si dalla Sviz­ze­ra con il mondo in­te­ro. Essi sono pre­oc­cu­pa­ti per il pro­ba­bi­le de­te­rio­ra­men­to delle re­la­zio­ni con di­ver­si Stati e per le mi­su­re di ri­tor­sio­ne che ri­sul­te­reb­be­ro dal­l’i­ne­vi­ta­bi­le vio­la­zio­ne dei trat­ta­ti. 

Gli im­pren­di­to­ri hanno anche in­si­sti­to sulla ne­ces­si­tà di pre­ser­va­re la cre­di­bi­li­tà della Sviz­ze­ra sulla scena in­ter­na­zio­na­le. Essa con­tri­bui­sce allo svi­lup­po degli af­fa­ri ed è una con­di­zio­ne ne­ces­sa­ria per al­lar­ga­re la rete di ac­cor­di coin­vol­gen­do paesi con un alto po­ten­zia­le. eco­no­mie­suis­se con­du­ce la cam­pa­gna per conto del co­mi­ta­to degli am­bien­ti eco­no­mi­ci e dei par­ti­ti di cen­tro e cen­tro-de­stra. A li­vel­lo na­zio­na­le sono at­ti­vi altri due co­mi­ta­ti: “Fat­to­re di pro­te­zio­ne D” e “Ope­ra­tion Li­be­ro”. 

Gran­de mo­bi­li­ta­zio­ne degli am­bien­ti eco­no­mi­ci

La cam­pa­gna con­tro l’i­ni­zia­ti­va per l’au­to­de­ter­mi­na­zio­ne in Sviz­ze­ra ro­man­da è stata lan­cia­ta que­sta mat­ti­na. “È un at­tac­co in re­go­la con­tro tutte le no­stre im­pre­se, non sol­tan­to con­tro gli espor­ta­to­ri. Gli im­pren­di­to­ri l’han­no ca­pi­to e si im­pe­gna­no in prima linea. Il loro nu­me­ro au­men­ta di set­ti­ma­na in set­ti­ma­na” si ral­le­gra Cri­sti­na Gag­gi­ni, di­ret­tri­ce ro­man­da di eco­no­mie­suis­se. “Ci ri­man­go­no solo nove set­ti­ma­ne per con­vin­ce­re i no­stri con­cit­ta­di­ni. Con i no­stri mem­bri e i no­stri al­lea­ti po­li­ti­ci, non smet­te­re­mo di bat­ter­ci fino al­l’ul­ti­mo gior­no. La posta in gioco è trop­po alta” re­pli­ca Cri­sti­na Gag­gi­ni.

Un falso di­bat­ti­to e im­por­tan­ti pro­ble­mi

L’i­ni­zia­ti­va fa cre­de­re che il Con­si­glio fe­de­ra­le e il Par­la­men­to ab­bia­no con­clu­so in pas­sa­to degli ac­cor­di in­ter­na­zio­na­li con­tra­ri alla Co­sti­tu­zio­ne fe­de­ra­le. Que­sto è falso, dato che la Co­sti­tu­zio­ne non lo au­to­riz­za. Pos­so­no ap­pa­ri­re delle con­trad­di­zio­ni, è vero, nel caso ven­ga­no ac­cet­ta­te delle ini­zia­ti­ve po­po­la­ri con­tra­rie agli im­pe­gni presi pre­ce­den­te­men­te dalla Sviz­ze­ra. Nella pra­ti­ca però, se­con­do il Con­si­glio fe­de­ra­le, que­sti casi sono rari. Due esem­pi sono l’i­ni­zia­ti­va «delle Alpi» (1994) e l’i­ni­zia­ti­va «con­tro l’im­mi­gra­zio­ne di massa» (2014). Fi­no­ra, in que­sti casi rari le au­to­ri­tà hanno pro­ce­du­to con prag­ma­ti­smo, nel­l’in­te­res­se del paese. L’i­ni­zia­ti­va in­tro­du­ce in­ve­ce un mec­ca­ni­smo ri­gi­do: essa im­po­ne alle au­to­ri­tà di ri­ne­go­zia­re il trat­ta­to – con tutte le in­cer­tez­ze che com­por­ta – e, «se ne­ces­sa­rio», di de­nun­ciar­lo. An­co­ra peg­gio, il Tri­bu­na­le fe­de­ra­le e le altre au­to­ri­tà sa­reb­be­ro co­stret­ti a vio­la­re i trat­ta­ti che non sono stati sot­to­po­sti a re­fe­ren­dum per tutto il tempo che non ver­reb­be­ro adat­ta­ti o de­nun­cia­ti. La Sviz­ze­ra si espor­reb­be con­se­guen­te­men­te a mi­su­re di ri­tor­sio­ne da parte degli altri Stati.

La Sviz­ze­ra agi­sce già in com­ple­ta so­vra­ni­tà e in modo de­mo­cra­ti­co

Per quan­to ri­guar­da l’ar­go­men­to so­vra­ni­sta por­ta­to dagli ini­zia­ti­vi­sti, Pa­trick Odier, mem­bro del co­mi­ta­to di­ret­ti­vo di eco­no­mie­suis­se, non usa mezzi ter­mi­ni: «Que­sta ini­zia­ti­va forza una porta aper­ta. Nes­su­no ci im­po­ne nien­te. De­ci­dia­mo in com­ple­ta au­to­no­mia se con­clu­de­re degli ac­cor­di con altri paesi. Il po­po­lo può far sen­ti­re la pro­pria voce sugli ac­cor­di più im­por­tan­ti e que­sto mec­ca­ni­smo fun­zio­na molto bene. Qual­sia­si ac­cor­do che im­pli­chi l’a­de­sio­ne ad un’or­ga­niz­za­zio­ne è sot­to­po­sto a re­fe­ren­dum ob­bli­ga­to­rio e qual­sia­si trat­ta­to di gran­de im­por­tan­za, come i Bi­la­te­ra­li, al re­fe­ren­dum fa­col­ta­ti­vo. Nes­su­no ci im­pe­di­sce di di­sdi­re un ac­cor­do, ma bi­so­gna farlo se­con­do le con­di­zio­ni sti­pu­la­te con l’al­tra parte». Re­spin­gen­do chia­ra­men­te nel 2012, con il 75,3% dei voti, l’i­ni­zia­ti­va «Ac­cor­di in­ter­na­zio­na­li: de­ci­da il po­po­lo!», i no­stri con­cit­ta­di­ni hanno così de­ci­so di non vo­ler­si pro­nun­cia­re su ogni ac­cor­di, anche quel­li tec­ni­ci e di mi­no­re im­por­tan­za.

In­cer­tez­za per­ma­nen­te su circa 600 ac­cor­di eco­no­mi­ci

Una spada di Da­mo­cle ca­dreb­be su circa 600 ac­cor­di di na­tu­ra eco­no­mi­ca sti­pu­la­ti dalla Sviz­ze­ra con paesi del mondo in­te­ro. Si trat­ta, per esem­pio, di 30 ac­cor­di di li­be­ro scam­bio, di 120 ac­cor­di di pro­te­zio­ne degli in­ve­sti­men­ti, degli ac­cor­di OMC e di oltre 120 ac­cor­di set­to­ria­li con l’UE. «La no­stra eco­no­mia gua­da­gna circa 2 fran­chi su 5 al­l’e­ste­ro. 9 im­pre­se espor­ta­tri­ci su 10 sono delle PMI come la mia. Spero solo che la no­stra po­li­ti­ca este­ra con­ti­nui a ba­sar­si sui rap­por­ti di fi­du­cia per mezzo di ac­cor­di e non sui rap­por­ti di forza!» sot­to­li­nea Aude Pugin, CEO di APCO Tech­no­lo­gies e pre­si­den­te della Ca­me­ra di com­mer­cio e del­l’in­du­stria vo­de­se. Par­ti­co­lar­men­te at­ti­va nel­l’in­du­stria spa­zia­le e del­l’e­ner­gia, l’im­pre­sa fa­mi­lia­re espor­ta la to­ta­li­tà dei suoi pro­dot­ti.

Ni­co­las Du­rand, CEO della start-up Abio­nic spe­cia­liz­za­ta nella dia­gno­sti­ca me­di­ca, si pre­oc­cu­pa dal canto suo del ri­schio di per­de­re l’ac­cor­do sugli osta­co­li tec­ni­ci al com­mer­cio con l’UE e, più ge­ne­ral­men­te, delle con­se­guen­ze del­l’in­cer­tez­za per­ma­nen­te che pro­vo­che­reb­be l’i­ni­zia­ti­va. «I no­stri pro­dot­ti per­met­to­no di sal­va­re delle vite. Stia­mo per co­min­cia­re ad espor­ta­re nel mondo in­te­ro, ma per il mo­men­to ab­bia­mo an­co­ra bi­so­gno degli in­ve­sti­to­ri isti­tu­zio­na­li e pri­va­ti. In un clima di in­cer­tez­za giu­ri­di­ca, temo che que­sti in­ve­sti­men­ti ver­reb­be­ro a man­ca­re.»
 

A ri­schio la re­pu­ta­zio­ne della Sviz­ze­ra quale part­ner af­fi­da­bi­le

Il ri­schio che la Sviz­ze­ra possa, in qual­sia­si mo­men­to, ri­tor­na­re sui suoi passi per quan­to ri­guar­da gli im­pe­gni presi nel­l’am­bi­to degli ac­cor­di, in vi­go­re anche da de­cen­ni, è suf­fi­cien­te a di­strug­ge­re la cre­di­bi­li­tà del no­stro paese sulla scena in­ter­na­zio­na­le. Ciò pe­se­reb­be sulle re­la­zio­ni in­ter­sta­ta­li ma anche sul buon fun­zio­na­men­to degli af­fa­ri. «La mia PMI be­ne­fi­cia della cre­di­bi­li­tà della Sviz­ze­ra a li­vel­lo in­ter­na­zio­na­le. Que­sto è un van­tag­gio pres­so i miei clien­ti e part­ner al­l’e­ste­ro. Di fron­te alla gran­de con­cor­ren­za, il va­lo­re della pa­ro­la data fa la dif­fe­ren­za. Per nien­te al mondo vor­rei che que­sta si­tua­zio­ne cam­bias­se. L’i­ni­zia­ti­va spin­ge però in que­sta di­re­zio­ne» in­sor­ge Isa­bel­le Har­sch, di­ret­tri­ce di una PMI fa­mi­lia­re at­ti­va so­prat­tut­to nel tra­spor­to di opere d’ar­te. No­no­stan­te que­sta re­pu­ta­zio­ne di part­ner af­fi­da­bi­le, sarà però dif­fi­ci­le am­plia­re la rete di ac­cor­di, tut­ta­via fon­da­men­ta­le per una na­zio­ne espor­ta­tri­ce per ec­cel­len­za”.  

Af­fi­da­ti dalla legge del più forte

At­tac­ca­re il di­rit­to in­ter­na­zio­na­le si­gni­fi­ca anche ri­nun­cia­re alla pos­si­bi­li­tà di di­fen­de­re ef­fi­ca­ce­men­te i pro­pri di­rit­ti pres­so le istan­ze giu­di­zia­rie in­ter­na­zio­na­li, sia come paese ri­chie­den­te che come di­fen­so­re. Le no­stre im­pre­se sa­reb­be­ro pri­va­te di una pro­te­zio­ne ef­fi­ca­ce, sia in Sviz­ze­ra che al­l’e­ste­ro. «I so­ste­ni­to­ri del­l’i­ni­zia­ti­va pre­ten­do­no di raf­for­za­re la so­vra­ni­tà e l’in­di­pen­den­za del no­stro paese. Ciò che suc­ce­de­reb­be sa­reb­be in­ve­ce il con­tra­rio: ver­re­mo af­fi­da­ti alla legge del più forte! Sa­reb­be un atto ir­re­spon­sa­bi­le» af­fer­ma Cri­sti­na Gag­gi­ni.