EFAS

EFAS: la sto­ria in­fi­ni­ta con­ti­nua

Dal Par­la­men­to fe­de­ra­le sa­reb­be do­vu­ta usci­re una fu­ma­ta bian­ca: 14 anni dopo l’at­to par­la­men­ta­re inol­tra­to dal­l'ex de­pu­ta­ta sviz­ze­ra Ruth Hum­bel, il Par­la­men­to ha fi­nal­men­te ap­pro­va­to il fi­nan­zia­men­to uni­for­me dei ser­vi­zi am­bu­la­to­ria­li e sta­zio­na­ri "EFAS". Gra­zie al­l'ac­cor­do e alla ca­pa­ci­tà di com­pro­mes­so di un'am­pia mag­gio­ran­za del Par­la­men­to, è stata rag­giun­ta que­sta pie­tra mi­lia­re nella po­li­ti­ca sa­ni­ta­ria. Ma la gioia è stata ro­vi­na­ta dal fatto che il sin­da­ca­to VPOD ha an­nun­cia­to lo stes­so gior­no il re­fe­ren­dum.

L'i­ni­zia­ti­va par­la­men­ta­re "Fi­nan­zia­men­to delle pre­sta­zio­ni della sa­lu­te da parte di un unico sog­get­to. In­tro­du­zio­ne di un si­ste­ma di fi­nan­zia­men­to mo­ni­sti­co” della Con­si­glie­ra na­zio­na­le Ruth Hum­bel è un ever­green. È stata pre­sen­ta­ta nel 2009, adot­ta­ta dalle com­mis­sio­ni di en­tram­be le Ca­me­re nel 2011 e suc­ces­si­va­men­te ha ot­te­nu­to una pro­ro­ga della sca­den­za ogni due anni. Il 22 di­cem­bre dello scor­so anno è stato in­fi­ne rag­giun­to un com­pro­mes­so. L'ac­cor­do ha su­pe­ra­to l'ul­ti­mo osta­co­lo con il voto fi­na­le.

Un im­por­tan­te pre­re­qui­si­to per un si­ste­ma sa­ni­ta­rio ef­fi­cien­te

In pas­sa­to, la di­vi­sio­ne tra cure am­bu­la­to­ria­li e cure ospe­da­lie­re era chia­ra. Se una per­so­na era gra­ve­men­te ma­la­ta, do­ve­va es­se­re ri­co­ve­ra­ta e quin­di trat­ta­ta in forma sta­zio­na­ria. Nella mag­gior parte dei casi, non c'era mar­gi­ne di ma­no­vra nel pro­ces­so de­ci­sio­na­le. Di con­se­guen­za, il re­gi­me di fi­nan­zia­men­to non era de­ci­si­vo. Ma gli svi­lup­pi tec­no­lo­gi­ci hanno cam­bia­to ra­di­cal­men­te que­sta si­tua­zio­ne. Oggi la scel­ta tra il trat­ta­men­to am­bu­la­to­ria­le e quel­lo ospe­da­lie­ro è tut­t'al­tro che netta. I me­di­ci e i pa­zien­ti pos­so­no spes­so sce­glie­re se ese­gui­re un in­ter­ven­to in ospe­da­le con o senza per­not­ta­men­to. Que­sto ha a sua volta un im­pat­to sul tipo di fi­nan­zia­men­to. Ma se que­st’ul­ti­mo è fi­nan­zia­ta in modo di­se­gua­le, le parti in­te­res­sa­te hanno in­cen­ti­vi eco­no­mi­ci a fa­vo­ri­re una certa forma di trat­ta­men­to. Spes­so, quin­di, non è la ne­ces­si­tà me­di­ca ma il com­pen­so eco­no­mi­co a de­ter­mi­na­re le mo­da­li­tà di ero­ga­zio­ne delle cure. Que­sta si­tua­zio­ne deve es­se­re evi­ta­ta. Tali di­stor­sio­ni com­pro­met­to­no l'ef­fi­cien­za delle cure e quin­di com­por­ta­no costi ag­giun­ti­vi per la col­let­ti­vi­tà.

Il Par­la­men­to ha rag­giun­to un com­pro­mes­so

Na­tu­ral­men­te, que­sta ri­for­ma non è stata priva di com­pro­mes­si da parte di tutti. Il set­to­re avreb­be vo­lu­to una ri­for­ma più snel­la e, di con­se­guen­za, avreb­be vo­lu­to che non si fa­ces­se di­stin­zio­ne tra ospe­da­li di lista e ospe­da­li con­ven­zio­na­ti e che i ser­vi­zi di cura fos­se­ro fi­nan­zia­ti in modo uni­for­me in una se­con­da fase. Ma il Par­la­men­to ha im­po­sto al set­to­re un'e­nor­me pres­sio­ne tem­po­ra­le, che sta cau­san­do pro­ble­mi: se i ser­vi­zi di cura non pos­so­no es­se­re ta­rif­fa­ti sulla base della tra­spa­ren­za dei costi, l'in­clu­sio­ne delle cure nel­l'E­FAS ri­schia di peg­gio­ra­re la strut­tu­ra di fi­nan­zia­men­to. Cio­no­no­stan­te, la ri­for­ma rap­pre­sen­ta un passo im­por­tan­te nella giu­sta di­re­zio­ne. Ma si pos­so­no e si de­vo­no ap­por­ta­re degli ag­giu­sta­men­ti in se­gui­to, in modo che l'E­FAS possa rea­liz­za­re il suo pieno po­ten­zia­le di mi­glio­ra­men­to.

Re­fe­ren­dum con ar­go­men­ti in­sen­sa­ti

Oggi i premi sono ul­te­rior­men­te ap­pe­san­ti­ti dalla co­stan­te am­bu­la­to­ria­liz­za­zio­ne. In­fat­ti sono oggi co­per­te dai premi il 100% delle pre­sta­zio­ni am­bu­la­to­ria­li e solo il 45% di quel­le sta­zio­na­rie. La si­tua­zio­ne cam­bie­rà, poi­ché i can­to­ni cam­bie­ran­no la ri­par­ti­zio­ne dei loro at­tua­li pa­ga­men­ti nel si­ste­ma di as­si­cu­ra­zio­ne sa­ni­ta­ria. In fu­tu­ro, quin­di, tutti i ser­vi­zi sa­ran­no fi­nan­zia­ti allo stes­so modo. Il VPOD si op­po­ne quin­di a un si­ste­ma sa­ni­ta­rio più fa­vo­re­vo­le, anche se so­stie­ne il con­tra­rio. Il sin­da­ca­to af­fer­ma inol­tre che la pres­sio­ne per ri­spar­mia­re sul per­so­na­le sa­ni­ta­rio è in au­men­to. Ma ciò non di­pen­de dai fi­nan­zia­men­ti, ma dal si­ste­ma ta­rif­fa­rio. In fu­tu­ro, i can­to­ni avran­no voce in ca­pi­to­lo anche per quan­to ri­guar­da le ta­rif­fe am­bu­la­to­ria­li. Il po­te­re delle casse ma­la­ti quin­di non au­men­te­rà, ma di­mi­nui­rà. È inol­tre pa­le­se­men­te falso che la par­te­ci­pa­zio­ne ai costi au­men­te­rà. La par­te­ci­pa­zio­ne ai costi è sta­bi­li­ta dal Con­si­glio fe­de­ra­le nel­l'or­di­nan­za sul­l'as­si­cu­ra­zio­ne ma­lat­tia (OAM). Que­sto non ha nulla a che fare con l'E­FAS. Non si ca­pi­sce per­ché il VPOD abbia lan­cia­to un re­fe­ren­dum con ar­go­men­ti così in­sen­sa­ti e po­pu­li­sti.