De­ci­sio­ne del Con­si­glio fe­de­ra­le in ma­te­ria di po­li­ti­ca dei tra­spor­ti

Su in­vi­to della SECO, i prin­ci­pa­li at­to­ri eco­no­mi­ci e part­ner so­cia­li si sono riu­ni­ti lo scor­so 14 gen­na­io per di­scu­te­re la que­stio­ne della forza del fran­co. Se­con­do eco­no­mie­suis­se, per poter af­fron­ta­re le sfide at­tua­li due sono gli at­teg­gia­men­ti da pri­vi­le­gia­re: in primo luogo, bi­so­gna ri­dur­re i costi pro­vo­ca­ti alle im­pre­se dalla re­go­la­men­ta­zio­ne e dalle im­po­ste. In se­con­do luogo, le im­pre­se de­vo­no adat­tar­si ad un fran­co forte. Mi­su­re a breve ter­mi­ne mal pon­de­ra­te do­vreb­be­ro per con­tro es­se­re evi­ta­te.
​Nel corso di que­ste ul­ti­me set­ti­ma­ne, il fran­co sviz­ze­ro si è sen­si­bil­men­te ri­va­lu­ta­to ri­spet­to al­l’eu­ro. La si­tua­zio­ne di al­cu­ni set­to­ri ba­sa­ti sul­l’e­spor­ta­zio­ne di­ven­ta più de­li­ca­ta. Sono dun­que state sug­ge­ri­te varie pro­po­ste. I prin­ci­pa­li at­to­ri eco­no­mi­ci e part­ner so­cia­li si sono riu­ni­ti nel­l’am­bi­to della Com­mis­sio­ne di po­li­ti­ca eco­no­mi­ca del Di­par­ti­men­to fe­de­ra­le del­l’e­co­no­mia per di­scu­te­re la si­tua­zio­ne e le pos­si­bi­li mi­su­re da adot­ta­re. Se­con­do eco­no­mie­suis­se, non vi è dub­bio che l’ap­prez­za­men­to del fran­co sviz­ze­ro è do­vu­to alle gran­di in­cer­tez­ze re­gnan­ti nella zona euro le­ga­te al­l’in­de­bi­ta­men­to mas­sic­cio di al­cu­ni Stati. Esso ri­flet­te così la so­li­di­tà delle basi del­l’e­co­no­mia e della piaz­za eco­no­mi­ca sviz­ze­re. eco­no­mie­suis­se aveva già an­nun­cia­to lo scor­so anno che le im­pre­se sviz­ze­re avreb­be­ro do­vu­to adat­tar­si al­l’i­dea di un fran­co forte.  

Nes­sun in­ter­ven­to sta­ta­le a breve ter­mi­ne
Anche se la si­tua­zio­ne è pre­oc­cu­pan­te per al­cu­ni set­to­ri espor­ta­to­ri, l’in­du­stria ha glo­bal­men­te sa­pu­to im­por­si. At­tual­men­te, il pro­ble­ma prin­ci­pa­le è l’in­cer­tez­za che cir­con­da gli in­ve­sti­men­ti a breve ter­mi­ne. Que­st’ul­ti­ma au­men­ta la vo­la­ti­li­tà dei corsi di cam­bio, poi­ché le aspet­ta­ti­ve pos­so­no mu­ta­re ra­pi­da­men­te. Pos­so­no ve­ri­fi­car­si bru­schi au­men­ti delle mo­ne­te. Spet­ta alla Banca na­zio­na­le, la cui in­di­pen­den­za non deve es­se­re ri­mes­sa in di­scus­sio­ne, esa­mi­na­re le mi­su­re da adot­ta­re. L’at­ti­vi­smo sta­ta­le non è in­di­ca­to. Per quan­to con­cer­ne la sua in­fluen­za sui mer­ca­ti fi­nan­zia­ri in­ter­na­zio­na­li, la Sviz­ze­ra, pic­co­la eco­no­mia aper­ta, di­spo­ne di un mar­gi­ne di ma­no­vra estre­ma­men­te li­mi­ta­to. In­fi­ne, le mi­su­re evo­ca­te, come l’in­di­ciz­za­zio­ne del fran­co sviz­ze­ro sul­l’eu­ro, com­por­ta­no costi inac­cet­ta­bi­li per l’in­sie­me del­l’e­co­no­mia.

Ri­dur­re i costi delle im­pre­se nel set­to­re fi­sca­le e re­go­la­men­ta­re
Esi­ste per con­tro un mar­gi­ne di ma­no­vra dal lato dei costi in­dot­ti dalla re­go­la­men­ta­zio­ne e dalle im­po­ste. S’im­pon­go­no qui al­cu­ne mi­su­re, ossia degli sgra­vi. Inol­tre, si pos­so­no sti­pu­la­re nuovi ac­cor­di di li­be­ro scam­bio. Que­ste mi­su­re per­met­te­reb­be­ro di raf­for­za­re la com­pe­ti­ti­vi­tà della piaz­za eco­no­mi­ca e aiu­te­reb­be­ro le im­pre­se sviz­ze­re ad au­men­ta­re la loro pro­dut­ti­vi­tà. Le ban­che, che svol­go­no un ruolo im­por­tan­te at­tra­ver­so ope­ra­zio­ni di co­per­tu­ra, sono in­vi­ta­te ad in­for­ma­re co­stan­te­men­te le im­pre­se espor­ta­tri­ci. Si trat­ta di man­te­ne­re la mente lu­ci­da e di adat­tar­vi­si.