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Basta con il la­vo­ro am­mi­ni­stra­ti­vo: è giun­to il mo­men­to di adot­ta­re il PCon

A se­gui­to delle pres­sio­ni eser­ci­ta­te dal Par­la­men­to, il Con­si­glio fe­de­ra­le ha adot­ta­to un mes­sag­gio ag­giun­ti­vo con­cer­nen­te il pac­chet­to di con­so­li­da­men­to e di ve­ri­fi­ca dei com­pi­ti (PCon). Que­st’ul­ti­mo pro­po­ne delle va­rian­ti sia per quan­to con­cer­ne le mi­su­re ba­sa­te sulle en­tra­te sia per quel­le ba­sa­te sulle usci­te. Ma nes­su­na di que­ste tro­ve­rà una mag­gio­ran­za. Al pari del Con­si­glio fe­de­ra­le, anche eco­no­mie­suis­se si im­pe­gna a fa­vo­re della ver­sio­ne ini­zia­le del pro­gram­ma.
​In pre­vi­sio­ne dei tagli bud­ge­ta­ri ri­chie­sti dal freno al­l’in­de­bi­ta­men­to, il Con­si­glio fe­de­ra­le aveva ela­bo­ra­to un pac­chet­to di con­so­li­da­men­to e di ve­ri­fi­ca dei com­pi­ti 2014 (PCon). Il pro­get­to era più ne­ces­sa­rio che en­tu­sia­sman­te, ma il suo con­te­nu­to era equi­li­bra­to. Una mag­gio­ran­za dei par­la­men­ta­ri di si­ni­stra e di de­stra non hanno vo­lu­to sa­per­ne e hanno di­chia­ra­to che il PCon an­da­va trop­po lon­ta­no, men­tre altri hanno detto che non an­da­va suf­fi­cien­te­men­te lon­ta­no. Que­sta al­lean­za si è im­po­sta. Dal mo­men­to che il PCon è fal­li­to in un primo turno, il Con­si­glio fe­de­ra­le do­ve­va pre­sen­ta­re delle va­rian­ti del pro­get­to, ciò che ha fatto.

Le va­rian­ti sot­to­po­ste pre­ve­do­no degli au­men­ti d’im­po­sta e ri­nun­cia­no a ri­for­me fi­sca­li (au­men­to del­l’I­VA a fa­vo­re del­l’A­VS o del­l’im­po­sta sugli oli mi­ne­ra­li a fa­vo­re delle stra­de). Esse pre­ve­do­no anche delle mi­su­re di ri­spar­mio per il per­so­na­le della Con­fe­de­ra­zio­ne, che ri­du­co­no gli ef­fet­ti­vi dal 6% al 17%, se­con­do le va­rian­ti (300 mi­lio­ni di fran­chi in to­ta­le). Nes­su­na di que­ste ipo­te­si rac­co­glie­rà una mag­gio­ran­za, que­sto era già chia­ro in oc­ca­sio­ne del rin­vio del PCon.  Dal canto suo, il Con­si­glio fe­de­ra­le pro­po­ne di ri­tor­na­re al PCon ini­zia­le e di met­te­re in atto le mi­su­re che s’im­pon­go­no nei pros­si­mi anni. Il bud­get 2015 tiene par­zial­men­te conto del PCon, in ra­gio­ne di 400 mi­lio­ni di fran­chi.

Il mes­sag­gio ag­giun­ti­vo del Con­si­glio fe­de­ra­le conta circa 130 pa­gi­ne. Tutti i di­par­ti­men­ti e uf­fi­ci hanno pro­po­sto al­cu­ne va­rian­ti, al punto che le ta­bel­le si sus­se­guo­no senza fine. Ma non sa­ran­no in molti a leg­ge­re que­sto mes­sag­gio ag­giun­ti­vo e que­st’ul­ti­mo pro­ba­bil­men­te ri­mar­rà let­te­ra morta.

L’am­mi­ni­stra­zio­ne fe­de­ra­le è lo­gi­ca­men­te toc­ca­ta an­ch’es­sa dalle mi­su­re di ri­spar­mio, nes­su­no lo con­te­sta. Se sarà at­tua­ta una delle tre va­rian­ti del mes­sag­gio ag­giun­ti­vo ri­fiu­ta­te dal Con­si­glio fe­de­ra­le, si dovrà pro­ce­de­re ad una ri­du­zio­ne del per­so­na­le e ri­nun­cia­re ad una serie di pre­sta­zio­ni fi­no­ra for­ni­te.

eco­no­mie­suis­se ha so­ste­nu­to il PCon, ri­te­nen­do­lo ne­ces­sa­rio e la so­lu­zio­ne mi­glio­re se con­fron­ta­to ad altre al­ter­na­ti­ve. Si trat­ta di met­ter­lo in atto nel bud­get 2015 e in quel­lo degli anni suc­ces­si­vi.