Digitalisierung

2a gior­na­ta del di­gi­ta­le: no­vi­tà sor­pren­den­ti, no­te­vo­le scet­ti­ci­smo

La 2a gior­na­ta del di­gi­ta­le di gio­ve­dì 25 ot­to­bre ha mo­stra­to in ma­nie­ra sor­pren­den­te che la di­gi­ta­liz­za­zio­ne crea nu­me­ro­se pos­si­bi­li­tà per fa­ci­li­tar­ci la vita. Ora, dal mo­men­to che i cam­bia­men­ti sono fonte d’in­cer­tez­za e di paura, una do­man­da sorge spon­ta­nea: le nuove tec­no­lo­gie com­por­te­ran­no dei li­cen­zia­men­ti di massa? Una do­man­da che l’u­ma­ni­tà non si pone per la prima volta e pro­ba­bil­men­te nem­me­no per l’ul­ti­ma.

ARMAR-6 è il dolce nome del­l’ul­ti­mo robot uma­noi­de del­l’I­sti­tu­to per la tec­no­lo­gia di Karl­sru­he, in Ger­ma­nia. Si trat­ta del primo di que­sta spe­cie ad es­se­re uti­liz­za­to in una so­cie­tà com­mer­cia­le. Con­tra­ria­men­te alla mag­gior parte degli altri robot, ARMAR-6 non è spe­cia­liz­za­to in un com­pi­to spe­ci­fi­co e non la­vo­ra die­tro a bar­rie­re per evi­ta­re di fe­ri­re delle per­so­ne. ARMAR-6 as­si­ste le per­so­ne. Esso sa uti­liz­za­re degli stru­men­ti, co­mu­ni­ca­re con delle per­so­ne e può im­pa­ra­re. Esso iden­ti­fi­ca delle si­tua­zio­ni e pro­po­ne il suo aiuto. Tutto ciò gra­zie al­l’in­tel­li­gen­za ar­ti­fi­cia­le.


Ciò che as­so­mi­glia ad una fic­tion è di­ve­nu­to real­tà. Le mac­chi­ne e i robot ef­fet­tua­no sem­pre più com­pi­ti al posto delle per­so­ne. Ci ri­tro­ve­re­mo senza la­vo­ro? Do­vre­mo at­ten­der­ci una di­soc­cu­pa­zio­ne di massa pro­vo­ca­ta dalla tec­no­lo­gia? Non esi­sto­no ri­spo­ste a que­ste do­man­de. Nu­me­ro­si esper­ti e scien­zia­ti cer­ca­no di pre­di­re il fu­tu­ro; con delle con­clu­sio­ni di­ver­se. Così, non è af­fat­to sor­pren­den­te che, in oc­ca­sio­ne del Forum eco­no­mi­co mon­dia­le 2017, al­cu­ni par­te­ci­pan­ti molto pre­oc­cu­pa­ti ab­bia­no af­fer­ma­to che entro il 2050 po­treb­be­ro scom­pa­ri­re il 50% dei posti di la­vo­ro. E nel 2018 altri par­te­ci­pan­ti ab­bia­no va­lu­ta­to la si­tua­zio­ne in modo com­ple­ta­men­te di­ver­so. Nes­su­no può pre­di­re il fu­tu­ro, ma pos­sia­mo im­pa­ra­re dal pas­sa­to.

I FATTI E LE PER­CE­ZIO­NI

Le sta­ti­sti­che mo­stra­no che il nu­me­ro di posti di la­vo­ro è con­ti­nua­men­te au­men­ta­to nel corso degli ul­ti­mi 100 anni. Idem per il nu­me­ro di per­so­ne at­ti­ve sul mer­ca­to del la­vo­ro; e nes­sun in­di­ce di di­soc­cu­pa­zio­ne ge­ne­ra­liz­za­to. È esat­ta­men­te il con­tra­rio. Anno po­si­ti­vo o anno ne­ga­ti­vo, le crea­zio­ni di posti di la­vo­ro sono net­ta­men­te più nu­me­ro­se delle sop­pres­sio­ni di im­pie­go sul mer­ca­to sviz­ze­ro del la­vo­ro. Solo negli ul­ti­mi dieci anni, sono stati crea­ti 70'000 im­pie­ghi ogni anno, no­no­stan­te o gra­zie ai pro­gres­si tec­no­lo­gi­ci fol­go­ran­ti.

E tut­ta­via, se­con­do il ba­ro­me­tro delle pre­oc­cu­pa­zio­ni di Cre­dit Suis­se, la di­soc­cu­pa­zio­ne era in­con­te­sta­bil­men­te la prin­ci­pa­le fonte d’in­quie­tu­di­ne degli Sviz­ze­ri tra il 2003 e il 2016. Essa do­mi­na anche i di­bat­ti­ti pub­bli­ci at­tor­no alla di­gi­ta­liz­za­zio­ne. Per­ché le per­ce­zio­ni sono così di­ver­se dalla real­tà sul mer­ca­to del la­vo­ro?

Il no­stro dos­sier sui cam­bia­men­ti strut­tu­ra­li in Sviz­ze­ra for­ni­sce degli ele­men­ti di ri­spo­sta. Ab­bia­mo ana­liz­za­to le no­ti­zie ri­por­ta­te dai media sui posti sop­pres­si e crea­ti. Du­ran­te l’an­no pas­sa­to in ras­se­gna, circa 490 000 posti sono stati crea­ti in Sviz­ze­ra e 460 000 erano stati sop­pres­si. Tut­ta­via, gli ar­ti­co­li sulle sop­pres­sio­ni di posti ve­ni­va­no ci­ta­ti molto di più ri­spet­to alla crea­zio­ne di nuovi im­pie­ghi.

Non è cer­ta­men­te la sola spie­ga­zio­ne di que­sta per­ce­zio­ne sba­glia­ta, ma co­mun­que vi con­tri­bui­sce. L’in­cer­tez­za sulla forma che il cam­bia­men­to as­su­me­rà è fonte d’in­si­cu­rez­za per gli in­di­vi­dui. Que­sto non deve tut­ta­via in­ci­tar­ci a re­go­la­men­ta­re pre­ven­ti­va­men­te e a bloc­ca­re i cam­bia­men­ti. La Sviz­ze­ra deve al con­tra­rio con­cen­trar­si sulle sue forze tra­di­zio­na­li: buone con­di­zio­ni qua­dro, aper­tu­ra, ca­pa­ci­tà di adat­ta­men­to e so­prat­tut­to una for­ma­zio­ne, una ri­cer­ca e una for­ma­zio­ne con­ti­nua no­te­vo­li.