Principio dell’apporto di capitali: evitiamo l’autogoal!
La Svizzera è sul punto di farsi del male. Due mozioni che chiedono una restrizione del principio dell’apporto di capitali, introdotto in occasione della riforma dell’imposizione delle imprese II, sono sui tavoli del Parlamento. I loro autori ritengono che la riforma provochi “perdite fiscali per miliardi di franchi” sia per la Confederazione, sia per i Cantoni. Tuttavia, dopo l’adozione della riforma, le entrate fiscali sono costantemente aumentate. Inoltre, questa riforma ha pure comportato un aumento del substrato fiscale. Nel 2011, a titolo dell’imposta preventiva, la Confederazione ha incassato 1,2 miliardi di franchi in più dell’importo preventivato. Dove sono le perdite fiscali?
Se il Parlamento decidesse di limitare il principio dell’apporto di capitali, la Svizzera reintrodurrebbe un peggioramento delle condizioni quadro economiche. In occasione della riforma delle imprese II la Svizzera ha soppresso la doppia imposizione ingiusta che tassava – per le imprese di ogni dimensione – gli apporti di capitali, e dunque ha migliorato la sua competitività internazionale. Ma la concorrenza non resta a braccia incrociate. Paesi come l’Irlanda, la Gran Bretagna o Singapore non applicano l’imposta preventiva né fissano regole per quanto concerne le procedure di rimborso degli apporti di capitali, come richiesto dalle mozioni. Dal momento che le questioni fiscali sono all’origine di pressioni considerevoli, la Svizzera farebbe un errore ad indebolire la propria attrattività fiscale sebbene nessuno lo chieda. Spetta dunque ai partiti borghesi rimettere sulla buona strada le discussioni relative alla politica fiscale e ridare la priorità ai bisogni della Svizzera in materia di concorrenza. Non è un caso se il nostro paese è ai vertici mondiali in materia di competitività e di benessere. Piuttosto che indebolirlo, occorre al contrario continuare a rafforzare il sistema fiscale svizzero.