Non mettere in gioco la politica agricola 2014-2017
Le decisioni della Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio degli Stati (CET-S) ritardano il processo di rinnovamento dell’agricoltura. La commissione raccomanda in effetti di aumentare le risorse di 160 milioni di franchi e preconizza così di reintrodurre i contributi legati agli animali. La correzione di un certo numero di incitamenti inopportuni era tuttavia un obiettivo importante del progetto del Consiglio federale. Destinare un budget di circa 14miliardi di franchi ad una cerchia limitata di persone che producono meno dell’1% del prodotto interno lordo si giustifica solo se i mezzi sono utilizzati efficacemente e se vengono attuate misure d’apertura del mercato. Il Consiglio degli Stati deve assolutamente modificare il progetto.
Il Consiglio federale ha sottoposto al Parlamento un progetto di politica agricola 2014-2017 che propone validi miglioramenti. L’obiettivo tende a garantire la sopravvivenza dell’agricoltura svizzera. Mentre il Consiglio nazionale aveva approvato il progetto, la commissione deliberante del Consiglio degli Stati (CET-S) sostiene proposte che rappresentano un chiaro passo indietro. Secondo la commissione, l’importo per i quattro anni dev’essere aumentato di 160 milioni di franchi. Anche il Consiglio nazionale ha sostenuto questa proposta, seppur a strettissima maggioranza (con tre voti di scarto). Queste risorse non sono però necessarie – le esigenze in materia d’adeguamento delle aziende non hanno per così dire nessuna incidenza sulle nuove infrastrutture. Nel suo co-rapporto, la Commissione delle finanze del Consiglio degli Stati si è giustamente opposta a questa proposta.
La raccomandazione della CET-S tendente a reintrodurre i contributi legati agli animali è particolarmente inopportuno. Questo pagamento diretto potrebbe avere conseguenze negative di grande portata. In effetti, questi contributi contribuiscono ulteriormente alle eccedenze del mercato del latte e della carne, e dunque alla diminuzione dei prezzi. Inoltre, essi sono incompatibili con le esigenze dell’OMC e sono responsabili di molti danni ambientali per l’agricoltura. Infine, possono danneggiare il reddito di molti agricoltori, come evidenziato da diversi modelli di calcolo.
Moratoria sull’ingegneria genetica: inutile prolungamento
Dopo il Consiglio nazionale, anche la CET-S intende prolungare la moratoria sull’ingegneria genetica nell’agricoltura fino alla fine del 2017. E questo malgrado le questioni in sospeso in occasione dell’accettazione della moratoria nel 2005 sono state esaminate e chiarite scientificamente. Il Programma nazionale di ricerca 59 afferma chiaramente che l’immissione di piante geneticamente modificate non comporta nessun rischio. La Commissione federale di esperti per la sicurezza biologica CFSB ha concluso in una presa di posizione pubblicata in questi giorni che un prolungamento della moratoria sull’ingegneria genetica non può giustificarsi con la sola motivazione della sicurezza biologica.
Oltre alle decisioni attese sui punti menzionati, il Consiglio degli Stati sarebbe propenso a modificare la decisione del Consiglio nazionale relativa alla rottura dei negoziati con l’UE per quanto concerne il libero scambio agroalimentare. Una politica agricola protezionistica complica non solo i negoziati su accordi di libero scambio, ma genera anche costi supplementari considerevoli – ad esempio per l’industria alberghiera e l’alimentazione – due settori che soffrono già a causa del franco forte. Oltre ai 14 miliardi della politica agricola 2014-2017, i dazi doganali e il prezzo dei prodotti agricoli provocano costi importanti per l’insieme dell’economia svizzera. Lo studio Univox presentato nel rapporto agricolo 2012 dell’Ufficio federale dell’agricoltura mostra che sempre più svizzeri ritengono che gli agricoltori debbano accettare l’apertura delle frontiere e dei mercati. Preparare progressivamente l’agricoltura all’intensificazione della concorrenza è un compito importante della politica agricola 2014-2017.
La raccomandazione della CET-S tendente a reintrodurre i contributi legati agli animali è particolarmente inopportuno. Questo pagamento diretto potrebbe avere conseguenze negative di grande portata. In effetti, questi contributi contribuiscono ulteriormente alle eccedenze del mercato del latte e della carne, e dunque alla diminuzione dei prezzi. Inoltre, essi sono incompatibili con le esigenze dell’OMC e sono responsabili di molti danni ambientali per l’agricoltura. Infine, possono danneggiare il reddito di molti agricoltori, come evidenziato da diversi modelli di calcolo.
Moratoria sull’ingegneria genetica: inutile prolungamento
Dopo il Consiglio nazionale, anche la CET-S intende prolungare la moratoria sull’ingegneria genetica nell’agricoltura fino alla fine del 2017. E questo malgrado le questioni in sospeso in occasione dell’accettazione della moratoria nel 2005 sono state esaminate e chiarite scientificamente. Il Programma nazionale di ricerca 59 afferma chiaramente che l’immissione di piante geneticamente modificate non comporta nessun rischio. La Commissione federale di esperti per la sicurezza biologica CFSB ha concluso in una presa di posizione pubblicata in questi giorni che un prolungamento della moratoria sull’ingegneria genetica non può giustificarsi con la sola motivazione della sicurezza biologica.
Oltre alle decisioni attese sui punti menzionati, il Consiglio degli Stati sarebbe propenso a modificare la decisione del Consiglio nazionale relativa alla rottura dei negoziati con l’UE per quanto concerne il libero scambio agroalimentare. Una politica agricola protezionistica complica non solo i negoziati su accordi di libero scambio, ma genera anche costi supplementari considerevoli – ad esempio per l’industria alberghiera e l’alimentazione – due settori che soffrono già a causa del franco forte. Oltre ai 14 miliardi della politica agricola 2014-2017, i dazi doganali e il prezzo dei prodotti agricoli provocano costi importanti per l’insieme dell’economia svizzera. Lo studio Univox presentato nel rapporto agricolo 2012 dell’Ufficio federale dell’agricoltura mostra che sempre più svizzeri ritengono che gli agricoltori debbano accettare l’apertura delle frontiere e dei mercati. Preparare progressivamente l’agricoltura all’intensificazione della concorrenza è un compito importante della politica agricola 2014-2017.