Vertenza fiscale con gli Stati Uniti: la giustizia muore sul nascere
Se si guarda un po’ più da vicino, la sentenza statunitense nei confronti del CS è certamente basata sul diritto – americano – ma non è un esempio di giustizia. Quest’ultima vorrebbe che una multa si situi in un ordine di grandezza ragionevole rispetto al crimine commesso dall’accusato. E che essa sia pronunciata da un tribunale nell’ambito di una procedura equa che tenga in considerazione tutte le circostanze. Invece, l’accento viene posto sul finanziamento dello Stato, come mostra in particolare la partecipazione delle più disparate autorità. Così, la decisione scaturisce da un arbitrato dettato dalla forza politica che non ha, nulla o poco a che vedere con la giustizia.
Gli Stati Uniti possiedono un privilegio decisivo: essi dispongono di un mercato interno gigantesco dove sono presenti tutte le grandi imprese del mondo. Talvolta non è una questione di capacità o di volontà, ma un dovere. Il CS deve essere presente, se intende essere attivo a livello mondiale. Gli Stati Uniti possono pertanto imporre il loro diritto a tutti. L’esempio della banca Wegelin mostra che anche un istituto che non è attivo su questo mercato non può sfuggire alla legislazione americana.
La situazione è tale che le imprese non possono permettersi l’apertura di un processo a seguito dei danni collaterali (durata, reputazione) e sono per così dire costrette ad accettare dei compromessi. In questo modo, esse non hanno diritto ad una valutazione più o meno obiettiva delle circostanze da parte di un tribunale indipendente. L’accusatore esamina un caso, poi prende una decisione. Ciò è certamente efficace – ma se sia anche equo, questo è tutta un’altra cosa.