L'uo­mo non vive di solo pane: il tasso unico del­l'I­VA fa­vo­ri­reb­be la clas­se media

Il Con­si­glio na­zio­na­le de­ci­de­rà mer­co­le­dì se sem­pli­fi­ca­re o meno l’IVA. Non vi sono ra­gio­ni ma­te­ria­li fon­da­te per ri­fiu­ta­re il tasso unico.
IVA
Al­cu­ni so­sten­go­no che il tasso unico non sia so­cia­le. In real­tà, le per­so­ne che di­spon­go­no di red­di­ti ele­va­ti o molto ele­va­ti sono quel­le che ap­pro­fit­ta­no più di altri dei tassi ri­dot­ti at­tua­li. Così, i pro­dot­ti di lusso come i truf­fes o il ca­via­le sono sot­to­po­sti ad un’a­li­quo­ta ri­dot­ta, men­tre i beni di con­su­mo cor­ren­te, come la fat­tu­ra per il con­su­mo del­l’ac­qua o il seg­gio­li­no per l’au­to dei bam­bi­ni sono as­sog­get­ta­ti al tasso nor­ma­le. Per­se­gui­re una po­li­ti­ca so­cia­le ap­pli­can­do il prin­ci­pio del­l’in­naf­fia­to­io non fun­zio­na. E, nel caso del­l’I­VA, il tutto è par­ti­co­lar­men­te co­sto­so.

 

Con un tasso unico, l’im­po­sta di­mi­nui­reb­be per quasi tutti i beni e i ser­vi­zi – i tra­spor­ti pub­bli­ci e pri­va­ti, l’ab­bo­na­men­to alla te­le­fo­nia mo­bi­le, gli sci­lift o i cap­pot­ti in­ver­na­li. E’ vero che l’a­li­quo­ta ap­pli­ca­ta alle der­ra­te ali­men­ta­ri au­men­te­reb­be, ma le fa­mi­glie spen­do­no sem­pre meno per l’a­li­men­ta­zio­ne. L’al­log­gio e l’e­ner­gia costa loro al­l’in­cir­ca il dop­pio. Ora que­ste pre­sta­zio­ni sono tas­sa­te con un’a­li­quo­ta nor­ma­le, di quasi il tri­plo. Que­sta dif­fe­ren­za di trat­ta­men­to fi­sca­le non ha senso. Oggi, l’uo­mo non vive di solo pane.

 

Con­tra­ria­men­te a quan­to af­fer­ma­no al­cu­ni am­bien­ti, anche il set­to­re della sa­lu­te be­ne­fi­ce­reb­be del­l’in­tro­du­zio­ne del tasso unico. In ef­fet­ti, l’e­li­mi­na­zio­ne della tassa oc­cul­ta per­met­te­reb­be di re­cu­pe­ra­re delle im­po­ste pre­ven­ti­ve va­lu­ta­te in mi­liar­di. A ciò si ag­giun­ge il fatto che le pro­ce­du­re am­mi­ni­stra­ti­ve sa­reb­be­ro no­te­vol­men­te sem­pli­fi­ca­te.

 

La for­ma­zio­ne, e in par­ti­co­la­re la scuo­la del­l’ob­bli­go, ri­mar­reb­be gra­tui­ta e dun­que esclu­sa dal campo del­l’im­po­sta. Le scuo­le pri­va­te, dal canto loro, pre­le­va­no in al­cu­ni casi l’IVA a ti­to­lo vo­lon­ta­rio, poi­ché que­sto per­met­te loro di re­cu­pe­ra­re le im­po­ste pre­ven­ti­ve. Oggi, l’ap­pli­ca­zio­ne del­l’I­VA si scon­tra con pro­ble­mi di de­li­mi­ta­zio­ne, in par­ti­co­la­re nel campo della for­ma­zio­ne. Le 40 pa­gi­ne di spie­ga­zio­ni per l’al­le­sti­men­to dei con­teg­gi cor­ret­ti la di­co­no lunga sulla por­ta­ta del pro­ble­ma.

 

L’IVA at­tua­le è one­ro­sa e com­pli­ca­ta. Essa è anche meno so­cia­le di quan­ti molti sono por­ta­ti a pen­sa­re. Il tasso unico del­l’I­VA avreb­be il van­tag­gio di in­tro­dur­re degli sgra­vi per tutti e ri­du­zio­ni su­pe­rio­ri a quel­le che po­treb­be­ro es­se­re ot­te­nu­te con altre ri­for­me. Gli sgra­vi non sono con­te­sta­ti – la di­mi­nu­zio­ne degli oneri am­mi­ni­stra­ti­vi per­met­te­reb­be alle im­pre­se di ri­spar­mia­re cen­ti­na­ia di mi­lio­ni di fran­chi e la sop­pres­sio­ne di costi am­mi­ni­stra­ti­vi in mi­liar­di di fran­chi. Gli ar­go­men­ti con­tro il tasso unico non re­si­sto­no ad un esame ma­te­ria­le.

 

La po­li­ti­ca ha la pos­si­bi­li­tà di sem­pli­fi­ca­re fi­nal­men­te un’I­VA di­scus­sa da lungo tempo. Sono ne­ces­sa­rie azio­ni con­cre­te per ri­dur­re la bu­ro­cra­zia. Ecco per­ché le or­ga­niz­za­zio­ni eco­no­mi­che man­tel­lo si im­pe­gna­no con­giun­ta­men­te a fa­vo­re della sem­pli­fi­ca­zio­ne del­l’I­VA.