Libero scambio agricolo con l’UE: la sospensione dei negoziati non è un’opzione
Martedì prossimo, la Commissione dell’economia e dei tributi (CET) esaminerà tre mozioni che chiedono la sospensione dei negoziati nell’ottica della conclusione di un accordo di libero scambio agricolo con l’UE. L’accesso al mercato europeo è decisivo per la competitività del settore alimentare e offre inoltre delle opportunità per l’insieme dell’economia. Una sospensione dei negoziati con l’UE non è un’opzione.
Uno studio del Politecnico federale di Zurigo pubblicato nel 2011 mostra che un’ulteriore apertura del mercato è essenziale, in particolare per l’industria agroalimentare. Non sorprende che la maggioranza dei produttori di derrate alimentari siano favorevoli alla conclusione di un accordo di libero scambio agricolo con l’UE. La sospensione dei negoziati relativi ad un simile accordo sfocerebbe, a lungo termine, nel trasferimento di questa industria. Questo colpirebbe direttamente l’agricoltura, che perderebbe il suo principale mercato.
Un elemento merita di essere sottolineato: l’accordo dell’OMC sulle sovvenzioni e le misure di compensazione vieta i sussidi all’esportazione, ad eccezione di alcuni prodotti di sostegno nell’ambito dell’accordo dell’OMC sull’agricoltura. In questo accordo, i membri dell’OMC si sono messi d’accordo su una moratoria, di modo che le sovvenzioni all’esportazione versate fino al 2003 non possono essere contestate. Dal momento che i negoziati del ciclo di Doha sono in corso (e a seguito del principio secondo il quale lo status quo viene mantenuto durante i negoziati), questo effetto si prolungherà fino al termine dei negoziati. Tuttavia, in caso di sospensione dei negoziati, questa moratoria scomparirebbe automaticamente. In altri termini: in futuro tutte le sovvenzioni all’esportazione potranno essere rimesse in discussione nel quadro di una procedura di regolamento delle controversie nell’ambito dell’OMC.
Sotto pressione le sovvenzioni all’esportazione
Dal momento che non sarà possibile concludere i negoziati di Doha, i membri dell’OMC si sforzano di portare a termine i dossier meno contestati. Uno di questi è il divieto delle sovvenzioni all’esportazione dei prodotti agricoli svizzeri. Nel dicembre 2005, la conferenza ministeriale dell’OMC ha deciso che tutte le sovvenzioni all’esportazione dei paesi industrializzati dovrebbero essere abolite alla fine del 2013. Questo provoca un aumento della pressione internazionale in vista di un divieto definitivo. Questo divieto costituirà una sfida per la produzione agroalimentare in Svizzera: anche se il ciclo di Doha non dovesse riuscire, la Svizzera deve attendersi che la compensazione delle risorse secondo la legge sui prodotti agricoli trasformati («Schoggigesetz») sarà vietata a medio termine. Se gli esportatori di derrate alimentari dovessero pagare prezzi elevati per le materie prime agricole elvetiche, essi non sarebbero più competitivi sul mercato europeo. Un accordo di libero scambio agroalimentare rafforzerebbe la Svizzera quale piazza di produzione.
Un’apertura è auspicabile anche per il settore alberghiero e della ristorazione. Nel contesto del franco forte, questi settori devono lottare per mantenere la loro competitività. Esse dipendono dal settore locale, ma perderanno quote di mercato a lungo termine se le loro condizioni quadro non dovessero migliorare. Uno studio pubblicato recentemente dall’Istituto BAK Basel mostra chiaramente che l’apertura del mercato agroalimentare permetterebbe di ridurre sensibilmente i costi e i prezzi nell’industria alberghiera e della ristorazione. Essa sarebbe anche molto vantaggiosa per i consumatori svizzeri che beneficerebbero di prezzi più bassi per le derrate alimentari. L’apertura dei mercati agricoli aumenterebbe il potere d’acquisto dei consumatori e incrementerebbe il consumo e gli investimenti. Ciò potrebbe comportare la creazione di impieghi. Infine, una diminuzione del protezionismo agricolo ridurrebbe l’incitamento ad acquistare all’estero.
A lungo termine positivo anche per gli agricoltori
In caso di apertura, l’insieme del settore agricolo risulterebbe vincente a lungo termine. L’accordo di libero scambio permetterebbe di esportare senza discriminazioni verso il mercato europeo e i suoi 500 milioni di consumatori. Per contro, in caso di sospensione dei negoziati, gli interessi delle imprese che si trovano in una situazione favorevole sarebbero trascurati. Si penalizzerebbero precisamente quei contadini che si sono preparati ad affrontare la concorrenza e ad affrontare nuove sfide.
Un’apertura del mercato agroalimentare offre opportunità che la Svizzera non deve lasciarsi sfuggire. La Confederazione sbaglierebbe ad interrompere i negoziati prima che i risultati di questi ultimi siano noti.
Un elemento merita di essere sottolineato: l’accordo dell’OMC sulle sovvenzioni e le misure di compensazione vieta i sussidi all’esportazione, ad eccezione di alcuni prodotti di sostegno nell’ambito dell’accordo dell’OMC sull’agricoltura. In questo accordo, i membri dell’OMC si sono messi d’accordo su una moratoria, di modo che le sovvenzioni all’esportazione versate fino al 2003 non possono essere contestate. Dal momento che i negoziati del ciclo di Doha sono in corso (e a seguito del principio secondo il quale lo status quo viene mantenuto durante i negoziati), questo effetto si prolungherà fino al termine dei negoziati. Tuttavia, in caso di sospensione dei negoziati, questa moratoria scomparirebbe automaticamente. In altri termini: in futuro tutte le sovvenzioni all’esportazione potranno essere rimesse in discussione nel quadro di una procedura di regolamento delle controversie nell’ambito dell’OMC.
Sotto pressione le sovvenzioni all’esportazione
Dal momento che non sarà possibile concludere i negoziati di Doha, i membri dell’OMC si sforzano di portare a termine i dossier meno contestati. Uno di questi è il divieto delle sovvenzioni all’esportazione dei prodotti agricoli svizzeri. Nel dicembre 2005, la conferenza ministeriale dell’OMC ha deciso che tutte le sovvenzioni all’esportazione dei paesi industrializzati dovrebbero essere abolite alla fine del 2013. Questo provoca un aumento della pressione internazionale in vista di un divieto definitivo. Questo divieto costituirà una sfida per la produzione agroalimentare in Svizzera: anche se il ciclo di Doha non dovesse riuscire, la Svizzera deve attendersi che la compensazione delle risorse secondo la legge sui prodotti agricoli trasformati («Schoggigesetz») sarà vietata a medio termine. Se gli esportatori di derrate alimentari dovessero pagare prezzi elevati per le materie prime agricole elvetiche, essi non sarebbero più competitivi sul mercato europeo. Un accordo di libero scambio agroalimentare rafforzerebbe la Svizzera quale piazza di produzione.
Un’apertura è auspicabile anche per il settore alberghiero e della ristorazione. Nel contesto del franco forte, questi settori devono lottare per mantenere la loro competitività. Esse dipendono dal settore locale, ma perderanno quote di mercato a lungo termine se le loro condizioni quadro non dovessero migliorare. Uno studio pubblicato recentemente dall’Istituto BAK Basel mostra chiaramente che l’apertura del mercato agroalimentare permetterebbe di ridurre sensibilmente i costi e i prezzi nell’industria alberghiera e della ristorazione. Essa sarebbe anche molto vantaggiosa per i consumatori svizzeri che beneficerebbero di prezzi più bassi per le derrate alimentari. L’apertura dei mercati agricoli aumenterebbe il potere d’acquisto dei consumatori e incrementerebbe il consumo e gli investimenti. Ciò potrebbe comportare la creazione di impieghi. Infine, una diminuzione del protezionismo agricolo ridurrebbe l’incitamento ad acquistare all’estero.
A lungo termine positivo anche per gli agricoltori
In caso di apertura, l’insieme del settore agricolo risulterebbe vincente a lungo termine. L’accordo di libero scambio permetterebbe di esportare senza discriminazioni verso il mercato europeo e i suoi 500 milioni di consumatori. Per contro, in caso di sospensione dei negoziati, gli interessi delle imprese che si trovano in una situazione favorevole sarebbero trascurati. Si penalizzerebbero precisamente quei contadini che si sono preparati ad affrontare la concorrenza e ad affrontare nuove sfide.
Un’apertura del mercato agroalimentare offre opportunità che la Svizzera non deve lasciarsi sfuggire. La Confederazione sbaglierebbe ad interrompere i negoziati prima che i risultati di questi ultimi siano noti.