Legge sui cartelli: evitiamo continui andirivieni
Da due anni, la revisione della legge sui cartelli avanza faticosamente in Parlamento. Contrariamente al Consiglio nazionale, la Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio degli Stati (CET-S) preconizza ancora l’entrata in materia. Per poter giungere ad un successo politico, questo progetto deve concentrarsi sulla risoluzione dei problemi reali, altrimenti gli oppositori si moltiplicheranno. Nel corso della sessione estiva, il Consiglio degli Stati potrà pronunciarsi unicamente sulle questioni di principio. La CET-N può già per contro concentrarsi sui punti che non erano contestati nelle discussioni condotte finora. Questi punti comprendono la presa in considerazione delle misure di «Compliance» decise nell’ambito delle imprese, gli indennizzi delle parti civili, l’accelerazione delle procedure d’annuncio, la modernizzazione del controllo delle fusioni e la protezione giuridica in relazione allo scambio d’informazioni previsto con l’UE. L’introduzione di misure preventive d’incitamento giudiziose rafforzerà l’applicazione del diritto della concorrenza. Occorre ammettere che l’attuale legislazione è perfettibile.
Occorre per contro rinunciare ad introdurre degli obblighi di fornitura (art. 7a), inopportuni sul piano economico, o modificare le disposizioni sulle intese (art. 5). I suddetti obblighi non solo non combattono i prezzi elevati, ma una modifica dell’art. 5 non rappresenterebbe un progresso rispetto alla situazione attuale.
La CET del Consiglio nazionale sarebbe dunque dell’idea di focalizzare questo progetto complesso sui problemi reali. In questo caso, esso avrebbe l’opportunità di sfociare in una revisione sensata dal punto di vista economico. Soltanto una legge sui cartelli affidabile permetterebbe a medio termine una prassi giudiziaria consolidata e instaurerebbe una certezza giuridica di cui le imprese svizzere hanno bisogno. Gli andirivieni politici non portano a nulla.