Kirgistan

Kirghizistan: le opportunità create dall’apertura sono difficili da cogliere

La missione economica del Consigliere federale Johann N. Schneider-Ammann ha visitato anche il Kirghizistan. Rispetto agli altri Stati della regione, questo paese si distingue in modo positivo. Trarne del benessere è tuttavia arduo.

L’economia del Kirghizistan ha registrato quest’anno una crescita di oltre il 4%. Le previsioni per il 2019 sono meno buone, con una crescita probabile del 2,5%. Ci sono diversi fattori responsabili di questo andamento. Uno di questi è la geografia: il paese, che conta 6,2 milioni di abitanti, è diviso in due parti dalla catena montuosa Tian Shan. Nel nord si trova la capitale Bishkek, al sud invece il confine con la Cina. Le due regioni sono collegate unicamente da un passo situato a 3000 metri di altezza. Il paese montagnoso rappresenta perciò una sfida per tutti i tipi di infrastrutture. È un paese povero: il reddito medio annuo ammonta a 1'200 dollari americani pro capite.

Con un reddito medio annuo di 1'200 dollari US pro capite, il Kirghizistan è un paese povero. L’attività economica si fonda principalmente su tre fattori: i trasferimenti dei Krighisi che lavorano in Russia, che ammontano a poco più di un milione di persone, rappresentano circa un terzo del reddito nazionale. Secondariamente, l’estrazione di oro da quattro miniere ricopre una grande importanza per l’economia del paese. E il terzo fattore è costituito dall'industria leggera con la produzione tessile, agricola e alimentare, nonché dal settore informale. In particolare, lo sviluppo dell'industria di trasformazione è difficile per ragioni strutturali.

I frequenti cambiamenti di governo ostacolano le riforme

Fin dalla rivoluzione nel 2010, il Kirghizistan è una democrazia parlamentare: una svolta positiva, dato che da quel momento il paese si è aperto in modo considerevole. Allo stesso tempo, il governo non è ancora particolarmente stabile. Mentre il presidente resta a capo dello Stato per la durata di un mandato intero, dal 2010 si sono succeduti una dozzina di governi. I ministri cambiano spesso dopo un anno, talvolta anche meno. La stabilità politica di questo giovane paese è insufficiente per attuare delle riforme. Esse sarebbero comunque possibili, come lo confermano l’adesione all’OMC, le imposte attrattive per gli investitori e la libera circolazione dei capitali. La formazione è un punto dolente: troppi giovani abbandonano prematuramente le scuole a causa di matrimoni o lavori infantili. In troppi abbandonano il loro povero paese per guadagnare di più all’estero.

Il sistema finanziario tentenna ancora: i tassi d’interesse sui prestiti si situano al 15%, talvolta al 30%. Sono perciò necessari sostanziosi aiuti da istituzioni finanziarie come il gruppo della Banca mondiale, in modo da poter alimentare il settore privato in capitali. La Svizzera sostiene dei progetti nell’ambito della cooperazione allo sviluppo economico.

Gli investitori dovranno pazientare ancora

Le imprese svizzere che desiderano investire in Kirghizistan dovranno avere molta pazienza. Tuttavia, potrebbe rivelarsi redditizio, a lungo termine, instaurare delle relazioni commerciali. Un’impresa familiare svizzera ha così deciso di investire nella produzione di latticini, ma le industrie tessili e agroalimentari mostrano altrettante opportunità di crescita. Il paese prevede di sviluppare il settore dell’energia idrica e fornisce già un’elettricità a buon mercato a 0.02 dollari US per kWh. Le infrastrutture nel settore dei trasporti e dell’energia verranno ampliate nei prossimi anni. La vicinanza al mercato cinese presenta anche diverse opportunità: la Cina sta infatti pianificando una linea ferroviaria nel sud del Kirghizistan. Inoltre, le alte montagne non portano solo svantaggi: nonostante il paese non faccia molta pubblicità, sempre più turisti stranieri visitano la natura impressionante nel cuore dell’Asia centrale.