Il nuovo prolungamento della moratoria sull’ingegneria genetica nuoce alla ricerca e alla piazza economica svizzera

Per quanto concerne la politica agricola, il Consiglio nazionale ha seguito nelle grandi linee il Consiglio federale, facendo però qualche passo indietro. Oltre all’aumento inopportuno delle risorse per i crediti d’investimento e al rifiuto della mozione della CET-S relativa all’attuale situazione dei negoziati sul libero scambio agroalimentare con l’UE, il Consiglio nazionale ha prolungato di quattro anni la moratoria sull’ingegneria genetica.
​Le conclusioni del programma nazionale di ricerca 59, che ha esaminato l’utilità e i rischi legati all’utilizzo di organismi geneticamente modificati, sono chiare. Le esperienze realizzate in Svizzera non hanno evidenziato nessun rischio per l’ambiente o la salute. Pertanto, i risultati del PNR59 hanno convalidato le conclusioni di numerosi programmi di ricerca internazionali.

Nel 2005 i cittadini svizzeri hanno votato una moratoria sull’utilizzo di organismi geneticamente modificati (moratoria OGM). L’obiettivo di allora era chiarire le questioni ancora in sospeso. Questi temi sono ora stati chiariti; tuttavia, il Consiglio nazionale ha prolungato ancora una volta la moratoria. Questo significa in effetti esprimere un divieto generale dell’ingegneria genetica. Occorre però considerare che il popolo svizzero ha respinto un simile divieto nel 1998. L’iniziativa popolare “per la protezione genetica” che tendeva in particolare a vietare l’immissione nell’ambiente di organismi geneticamente modificati, è fallita con il 66,7% di no.

In questo contesto, il prolungamento tacito della moratoria sugli OGM del 2005 è inaccettabile, privo di basi democratiche e dannoso. Il prolungamento della moratoria lancia un segnale negativo per la ricerca e la piazza economica svizzera. Esso non è fondato ed è problematico rispetto al diritto costituzionale. A livello mondiale, l’ingegneria genetica apporta già un contributo importante ad un’agricoltura più sostenibile e ad un approvvigionamento affidabile per una popolazione in costante crescita. Se la Svizzera dovesse perdere questo treno, essa si vedrebbe sfuggire importanti opportunità per la ricerca e l’industria e ciò in un contesto di concorrenza internazionale tra piazze economiche.