Un’i­ni­zia­ti­va sulla spe­cu­la­zio­ne par­ti­co­lar­men­te dan­no­sa

Per molto tempo re­le­ga­to in se­con­do piano, il di­bat­ti­to sul­l’i­ni­zia­ti­va dei Gio­va­ni so­cia­li­sti con­tro la spe­cu­la­zio­ne as­su­me in­fi­ne una certa am­piez­za. Du­ran­te la di­scus­sio­ne or­ga­niz­za­ta da ICC Swi­tzer­land al Volk­shaus di Zu­ri­go, i par­te­ci­pan­ti hanno par­la­to delle pos­si­bi­li con­se­guen­ze del pro­get­to posto in vo­ta­zio­ne il pros­si­mo 28 feb­bra­io.

Più gli at­to­ri coin­vol­ti nella for­ma­zio­ne dei prez­zi su un mer­ca­to sono nu­me­ro­si, me­glio fun­zio­na que­sto pro­ces­so – di que­sto è con­vin­to Rolf Sta­hel. In qua­li­tà di di­ret­to­re fi­nan­zia­rio della so­cie­tà Rei­n­hart a Win­ter­thur, at­ti­va da de­cen­ni nel com­mer­cio del co­to­ne, egli vede quo­ti­dia­na­men­te l’ef­fet­to sta­bi­liz­za­to­re degli in­ve­sti­to­ri fi­nan­zia­ri. Al mat­ti­no, quan­do gli in­ve­sti­to­ri sta­tu­ni­ten­si dor­mo­no an­co­ra, i prez­zi sul mer­ca­to mon­dia­le sono molto più in­sta­bi­li.

Mer­co­le­dì 10 feb­bra­io, du­ran­te il di­bat­ti­to or­ga­niz­za­to da ICC Swi­tzer­land in col­la­bo­ra­zio­ne con eco­no­mie­suis­se al Volk­shaus di Zu­ri­go, l’im­pat­to della spe­cu­la­zio­ne sui mer­ca­ti delle ma­te­rie prime era al cen­tro del­l’at­ten­zio­ne. È su­bi­to ap­par­so che i pa­re­ri erano molto di­ver­gen­ti. Lewin Lem­pert, rap­pre­sen­tan­te dei Gio­va­ni so­cia­li­sti, ha evi­den­zia­to i danni im­por­tan­ti pro­vo­ca­ti dai pic­chi di prez­zo a breve ter­mi­ne che gli in­ve­sti­to­ri ac­cen­tue­reb­be­ro con un ef­fet­to di massa. Que­sti pic­chi cau­se­reb­be­ro delle ca­re­stie che col­pi­reb­be­ro mi­lio­ni di in­di­vi­dui. Chri­stian Jörg del Com­mo­di­ty Club Swi­tzer­land ha con­te­sta­to la re­la­zio­ne tra piaz­ze bor­si­sti­che per de­ri­va­ti sulle ma­te­rie prime e i mer­ca­ti fi­si­ci. Se­con­do lui, né il con­ta­di­no ucrai­no né il mu­gna­io del Ban­gla­desh sono toc­ca­ti dai mo­vi­men­ti alla borsa di Chi­ca­go.

I con­ta­di­ni hanno bi­so­gno di co­pri­re i loro ri­schi
Hansjörg Wal­ter, con­si­glie­re na­zio­na­le UDC, ha sot­to­li­nea­to che dal punto di vista dei con­ta­di­ni non vi è nes­su­na ra­gio­ne per vie­ta­re to­tal­men­te gli in­ve­sti­men­ti fi­nan­zia­ri. Il pre­si­den­te ono­ra­rio del­l’U­nio­ne sviz­ze­ra dei con­ta­di­ni ha spie­ga­to che un con­ta­di­no in un paese in via di svi­lup­po ha altre pre­oc­cu­pa­zio­ni: egli ha bi­so­gno di co­no­scen­ze tec­ni­che, di un buon ac­ces­so al mer­ca­to e della pos­si­bi­li­tà di po­ter­si pro­teg­ge­re con­tro un pes­si­mo rac­col­to. Hansjörg Wal­ter ri­tie­ne che l’i­ni­zia­ti­va dei Gio­va­ni so­cia­li­sti non sia lo stru­men­to ade­gua­to per com­bat­te­re la fame nel mondo.

Il pub­bli­ci­sta ed eco­no­mi­sta Mar­kus Mug­glin, au­to­re di uno stu­dio am­pia­men­te fa­vo­re­vo­le al­l’i­ni­zia­ti­va con­tro la spe­cu­la­zio­ne rea­liz­za­to per l’Al­lian­ce Sud, ha am­mes­so che l’o­rien­ta­men­to del­l’i­ni­zia­ti­va non è per­fet­to. Egli ha tut­ta­via anche rim­pro­ve­ra­to al Con­si­glio fe­de­ra­le, al Par­la­men­to e al set­to­re delle ma­te­rie prime una man­can­za di sen­si­bi­liz­za­zio­ne al pro­ble­ma. Ben­ché altri paesi ab­bia­no ri­co­no­sciu­to da tempo che oc­cor­ra­no delle mi­su­re, il di­bat­ti­to si è fatto at­ten­de­re e le rea­zio­ni sono par­ti­co­lar­men­te di­fen­si­ve.

Ti­mo­ri at­tor­no alle per­di­te di en­tra­te fi­sca­li a Zugo e Gi­ne­vra
I par­te­ci­pan­ti a que­sto vi­va­ce di­bat­ti­to, ani­ma­to da Da­vi­de Scruz­zi re­dat­to­re pres­so la NZZ, non erano d’ac­cor­do sulle con­se­guen­ze del­l’i­ni­zia­ti­va per l’e­co­no­mia sviz­ze­ra. Men­tre i Gio­va­ni so­cia­li­sti par­la­va­no di «venti im­pie­ghi in pe­ri­co­lo al mas­si­mo», gli op­po­si­to­ri sono con­vin­ti che la re­go­la­men­ta­zio­ne ri­chie­sta com­por­te­reb­be la par­ten­za al­l’e­ste­ro di nu­me­ro­si gran­di com­mer­cian­ti di ma­te­rie prime.

Chri­stian Jörg ha sot­to­li­nea­to che non è af­fat­to pos­si­bi­le di­stin­gue­re le tran­sa­zio­ni a ter­mi­ne au­to­riz­za­te da quel­le vie­ta­te. E sic­co­me il di­vie­to con­cer­ne­reb­be solo la Sviz­ze­ra, i com­mer­cian­ti sa­reb­be­ro in­vo­glia­ti a la­scia­re il paese. Que­sto avreb­be so­prat­tut­to ri­per­cus­sio­ni nei can­to­ni di Zugo e Gi­ne­vra – e in tutti gli altri at­tra­ver­so la pe­re­qua­zio­ne fi­nan­zia­ria can­to­na­le.