Il commercio estero stagna: in particolare le vendite in Europa sono in diminuzione
Il commercio estero svizzero soffre a causa della bassa congiuntura mondiale. Nel primo semestre del 2012, le esportazioni, al pari delle importazioni, sono rimaste pressoché invariate; gli scambi con l’UE sono in diminuzione. La bilancia commerciale segna un’eccedenza di 11,6 miliardi di franchi. Questo quanto emerge dalle cifre rese pubbliche oggi dall’Amministrazione federale delle dogane.
L’evoluzione dei singoli settori legati alle esportazioni non è omogenea. L’industria della carta e quella grafica hanno subito una diminuzione delle importazioni di circa il 20% rispetto al 2011. Per contro, l’industria orologiera ha visto le sue importazioni aumentare del 16%. La cifra d’affari è altrettanto in crescita per l’industria chimica farmaceutica, per quella agroalimentare e per quella delle bevande alcoliche e del tabacco (rispettivamente 2,8% e 1,4%).
Le esportazioni svizzere soffrono principalmente per la flessione della domanda europea. La diminuzione più marcata riguarda le esportazioni destinate all’Irlanda (-34%), alla Grecia (-20%) e alla Spagna (-10%). Anche le esportazioni verso i grandi mercati rappresentati da Francia e Italia sono in flessione (rispettivamente -9% e -6%). Nel frattempo le esportazioni verso la Germania sono rimaste invariate. I beni e servizi destinati ad altri continenti sono addirittura aumentati. Le esportazioni verso il Nord America sono cresciute del 10%, mentre il valore di beni e servizi destinati all’Asia è aumentato del 2%. Emergono risultati contrastanti: sono fortemente aumentate le esportazioni verso l’Arabia saudita (+39%), Hong Kong (+24%) e Singapore (+12%), mentre sono regredite nel caso della Cina (-14%) e dell’India (-13%).
Le esportazioni nel secondo trimestre, al netto delle variazioni stagionali, si attestano a 49,8 miliardi di franchi; un dato che conferma la leggera recessione. Da notare però come in giugno il commercio estero svizzero sia cresciuto in ambedue le direzioni: le esportazioni sono aumentate del 7,6% e le importazioni del 3,7%. Il mese si è chiuso con un attivo di 2,2 miliardi di franchi.
Queste cifre dimostrano che la Svizzera, in qualità di nazione esportatrice, necessita di buone condizioni quadro per gli scambi transfrontalieri. Per questo motivo è chiamata a stipulare accordi di libero scambio con i paesi emergenti caratterizzati da una forte crescita. L’accesso ai mercati di questi paesi è attualmente frenato da numerosi ostacoli che impediscono una maggiore diversificazione geografica.
Le esportazioni svizzere soffrono principalmente per la flessione della domanda europea. La diminuzione più marcata riguarda le esportazioni destinate all’Irlanda (-34%), alla Grecia (-20%) e alla Spagna (-10%). Anche le esportazioni verso i grandi mercati rappresentati da Francia e Italia sono in flessione (rispettivamente -9% e -6%). Nel frattempo le esportazioni verso la Germania sono rimaste invariate. I beni e servizi destinati ad altri continenti sono addirittura aumentati. Le esportazioni verso il Nord America sono cresciute del 10%, mentre il valore di beni e servizi destinati all’Asia è aumentato del 2%. Emergono risultati contrastanti: sono fortemente aumentate le esportazioni verso l’Arabia saudita (+39%), Hong Kong (+24%) e Singapore (+12%), mentre sono regredite nel caso della Cina (-14%) e dell’India (-13%).
Le esportazioni nel secondo trimestre, al netto delle variazioni stagionali, si attestano a 49,8 miliardi di franchi; un dato che conferma la leggera recessione. Da notare però come in giugno il commercio estero svizzero sia cresciuto in ambedue le direzioni: le esportazioni sono aumentate del 7,6% e le importazioni del 3,7%. Il mese si è chiuso con un attivo di 2,2 miliardi di franchi.
Queste cifre dimostrano che la Svizzera, in qualità di nazione esportatrice, necessita di buone condizioni quadro per gli scambi transfrontalieri. Per questo motivo è chiamata a stipulare accordi di libero scambio con i paesi emergenti caratterizzati da una forte crescita. L’accesso ai mercati di questi paesi è attualmente frenato da numerosi ostacoli che impediscono una maggiore diversificazione geografica.