La fine del bloc­co delle am­mis­sio­ni mi­glio­ra l’ef­fi­cien­za e la qua­li­tà

In oc­ca­sio­ne del voto fi­na­le, il Con­si­glio na­zio­na­le ha ri­fiu­ta­to di man­te­ne­re il bloc­co degli studi me­di­ci (clau­so­la del bi­so­gno), ciò di cui eco­no­mie­suis­se si ral­le­gra. La via è ora li­be­ra per so­lu­zio­ni al­ter­na­ti­ve. A breve ter­mi­ne, oc­cor­re pri­vi­le­gia­re delle mi­su­re ta­rif­fa­li: le spe­cia­li­tà che con­ta­no un nu­me­ro ec­ces­si­vo di me­di­ci de­vo­no ap­pli­ca­re ta­rif­fe in­fe­rio­ri. Al con­tra­rio, nei set­to­ri in cui man­ca­no dei me­di­ci, per la mag­gior parte dei ge­ne­ra­li­sti, le ta­rif­fe de­vo­no es­se­re au­men­ta­te. A medio ter­mi­ne, sol­tan­to la li­ber­tà di con­trar­re tra gli ope­ra­to­ri di ser­vi­zi e le casse ma­la­ti può equi­li­bra­re l’of­fer­ta e la do­man­da.

Il ri­fiu­to del bloc­co delle am­mis­sio­ni de­v’es­se­re in­ter­pre­ta­to come un se­gna­le con­tro so­lu­zio­ni cen­tra­liz­za­tri­ci nel set­to­re della sa­ni­tà. Nes­su­no sa quan­ti me­di­ci siano ne­ces­sa­ri. È an­co­ra più dif­fi­ci­le pre­ve­de­re gli svi­lup­pi fu­tu­ri. Per que­sto sono pro­met­ten­ti sol­tan­to delle de­ci­sio­ni de­cen­tra­liz­za­te. Una pic­co­la mag­gio­ran­za di con­si­glie­ri na­zio­na­li con­di­vi­de que­sta vi­sio­ne. Né la pro­po­sta del Con­si­glio fe­de­ra­le, ba­sa­ta su un pi­lo­tag­gio del­l’of­fer­ta, né il pro­se­gui­men­to della mo­ra­to­ria delle am­mis­sio­ni si sono ri­ve­la­te ade­gua­te.

Il Par­la­men­to ha re­spin­to una stra­te­gia con­trad­dit­to­ria che con­si­ste­va, da una parte, nel crea­re posti di for­ma­zio­ne per le so­sti­tu­zio­ni e, dal­l’al­tra parte, nel­l’im­pe­di­re a gio­va­ni me­di­ci di apri­re studi per conto pro­prio. È un se­gna­le po­si­ti­vo per i gio­va­ni. Il nuovo Par­la­men­to ha sbar­ra­to la stra­da ad una sta­ta­liz­za­zio­ne della me­di­ci­na. Così, la pro­fes­sio­ne di me­di­co ri­ma­ne at­trat­ti­va. La de­ci­sio­ne presa dal Par­la­men­to lan­cia un se­gna­le po­si­ti­vo ai pa­zien­ti: i gio­va­ni me­di­ci sono ag­gior­na­ti sugli ul­ti­mi svi­lup­pi delle co­no­scen­ze me­di­che, sono mo­ti­va­ti e aper­ti al­l’in­no­va­zio­ne.

Il piano B è noto
La si­ni­stra teme una va­lan­ga di me­di­ci pro­ve­nien­ti dal­l’e­ste­ro e una nuova im­pen­na­ta dei costi. In real­tà, il bloc­co prov­vi­so­rio delle am­mis­sio­ni non ha ri­dot­to i costi in que­sti anni. A ciò va ag­giun­to che il si­ste­ma sviz­ze­ro della sa­ni­tà ha bi­so­gno di me­di­ci este­ri.

Quan­do un nu­me­ro trop­po im­por­tan­te di me­di­ci spe­cia­li­sti eser­ci­ta­no in una o più re­gio­ni, è pos­si­bi­le ri­ve­de­re le ta­rif­fe al ri­bas­so in que­ste re­gio­ni. In ge­ne­ra­le, l’am­mis­sio­ne di me­di­ci nel set­to­re am­bu­la­to­ria­le de­v’es­se­re de­ter­mi­na­ta dalla qua­li­tà delle cure e dal loro prez­zo. Per que­sto a medio ter­mi­ne è ne­ces­sa­ria la li­ber­tà di con­trar­re tra gli ope­ra­to­ri di ser­vi­zi e gli as­si­cu­ra­to­ri ma­lat­tia. Essa per­met­te di li­mi­ta­re un’of­fer­ta ec­ces­si­va in al­cu­ne re­gio­ni, senza con­se­guen­ze ne­ga­ti­ve sul­l’of­fer­ta di pre­sta­zio­ni.