Im­por­re dei «prez­zi equi» non è la giu­sta via

Come si pos­so­no co­strin­ge­re dei for­ni­to­ri a fis­sa­re dei prez­zi «equi»? Que­sta do­man­da è stata posta at­tra­ver­so l’i­ni­zia­ti­va par­la­men­ta­re Al­therr «Prez­zi al­l’im­por­ta­zio­ne ec­ces­si­vi», che pro­po­ne una re­vi­sio­ne della legge sui car­tel­li. I suoi au­to­ri spe­ra­no così di evi­ta­re la «so­vrat­tas­sa sviz­ze­ra», poi­ché essa non è giu­sti­fi­ca­ta da costi su­pe­rio­ri. Essi ri­ten­go­no che i prez­zi d’ac­qui­sto su­pe­rio­ri e il tu­ri­smo d’ac­qui­sto pe­na­liz­zi­no con­si­de­re­vol­men­te le PMI. Le mi­su­re pro­po­ste sono real­men­te ef­fi­ca­ci? La Com­mis­sio­ne del­l’e­co­no­mia e dei tri­bu­ti del Con­si­glio degli Stati ha ac­cet­ta­to la pro­po­sta e quel­la del Con­si­glio na­zio­na­le si pro­nun­ce­rà nel corso della pros­si­ma set­ti­ma­na. Se la do­ves­se ac­cet­ta­re, il Con­si­glio degli Stati ela­bo­re­rà un pro­get­to con­cre­to.

​Il di­rit­to in vi­go­re vieta di iso­la­re il mer­ca­to sviz­ze­ro. La Com­mis­sio­ne della con­cor­ren­za (COMCO) aveva così de­ci­so nei casi con­cer­nen­ti Gaba e BMW. Essa è già in­ter­ve­nu­ta con­tro dei casi di «po­si­zio­ne re­la­ti­va­men­te do­mi­nan­te» sul mer­ca­to. I cri­ti­ci ri­ten­go­no che essa sia an­da­ta al di là del ri­gi­do di­rit­to eu­ro­peo dei car­tel­li. Prima di in­ter­ve­ni­re, que­sta istan­za deve pro­va­re che vi sia un abuso, que­sto va da sé. Per po­ter­lo fare, le parti in­te­res­sa­te de­vo­no di­mo­stra­re di non avere al­ter­na­ti­ve ad un’of­fer­ta (ec­ces­si­va) e di es­se­re di­scri­mi­na­te dal for­ni­to­re. Tut­ta­via, non ba­sta­no delle sem­pli­ci af­fer­ma­zio­ni. Il nuovo ar­ti­co­lo di legge pro­po­sto con l’i­ni­zia­ti­va Al­therr non mi­glio­re­reb­be la si­tua­zio­ne. In ef­fet­ti, il prez­zo d’ac­qui­sto è solo un ele­men­to de­ter­mi­na­to dalla con­cor­ren­za. Il ri­sto­ra­to­re che può ac­qui­sta­re le sue be­van­de e la sua la­va­sto­vi­glie al­l’e­ste­ro ad un prez­zo in­fe­rio­re è co­mun­que con­fron­ta­to ad un af­fit­to da pa­ga­re, a sa­la­ri e a tasse più ele­va­te dei suoi con­cor­ren­ti dal­l’al­tro lato della fron­tie­ra.

In un’e­co­no­mia di li­be­ro mer­ca­to, i prez­zi «equi» sono quel­li del mer­ca­to e non i prez­zi di costo. Essi ri­flet­to­no l’of­fer­ta e la do­man­da.  Forse può dare fa­sti­dio ma se il ven­di­to­re – gra­zie ad un po­te­re d’ac­qui­sto su­pe­rio­re – ha suc­ces­so no­no­stan­te costi su­pe­rio­ri, ciò fa parte del­l’e­co­no­mia di mer­ca­to. Inol­tre, bi­so­gna evi­ta­re di osta­co­la­re si­ste­ma­ti­ca­men­te la con­cor­ren­za sul mer­ca­to. Que­sto è esat­ta­men­te il ruolo della COMCO. Un dik­tat sui prez­zi an­dreb­be nella di­re­zio­ne op­po­sta e sa­reb­be dun­que un er­ro­re.