Il prin­ci­pio del­l’ap­por­to di ca­pi­ta­le non è ri­mes­so in di­scus­sio­ne

Dopo aver sen­ti­to i rap­pre­sen­tan­ti dei can­to­ni, non­ché al­cu­ni pro­fes­so­ri ed esper­ti fi­sca­li, la Com­mis­sio­ne del­l’e­co­no­mia e dei tri­bu­ti del Con­si­glio degli Stati (CET-S) è giun­ta alla con­clu­sio­ne una­ni­me che il prin­ci­pio del­l’ap­por­to di ca­pi­ta­le non do­vreb­be es­se­re ri­mes­so in di­scus­sio­ne. La com­mis­sio­ne avreb­be do­vu­to lo­gi­ca­men­te re­spin­ge­re le due mo­zio­ni che chie­do­no di li­mi­ta­re il sud­det­to prin­ci­pio. Essa ha in­ve­ce de­ci­so di ela­bo­ra­re una so­lu­zio­ne al­ter­na­ti­va.
​Il fatto che la com­mis­sio­ne non de­si­de­ri ri­met­te­re in di­scus­sio­ne il prin­ci­pio del­l’ap­por­to di ca­pi­ta­le è po­si­ti­vo. Tut­ta­via, l’in­for­ma­zio­ne data dalla CET-S non ha al­lon­ta­na­to com­ple­ta­men­te l’in­cer­tez­za giu­ri­di­ca per­si­sten­te. I di­bat­ti­ti di que­sti ul­ti­mi mesi sulla rein­tro­du­zio­ne di un ele­men­to che pe­na­liz­za con­si­de­re­vol­men­te la piaz­za eco­no­mi­ca sono stati per­ce­pi­ti da nu­me­ro­se im­pre­se at­ti­ve a li­vel­lo in­ter­na­zio­na­le come un se­gna­le ne­ga­ti­vo. Per quan­to con­cer­ne la scel­ta dei luo­ghi d’in­se­dia­men­to, que­ste im­pre­se ef­fet­tua­no dei con­fron­ti tra piaz­ze eco­no­mi­che quali l’Ir­lan­da, Sin­ga­po­re ed altri paesi fi­scal­men­te at­trat­ti­vi. Da que­sto punto di vista, sa­reb­be stato sen­sa­to, a se­gui­to delle con­sul­ta­zio­ni e di­scus­sio­ni con­dot­te, che la com­mis­sio­ne re­spin­ges­se le due mo­zio­ni.

Se­con­do le ul­ti­me cifre del Di­par­ti­men­to fe­de­ra­le delle fi­nan­ze, la di­mi­nu­zio­ne delle en­tra­te re­la­ti­va al­l’im­po­sta pre­ven­ti­va sa­reb­be di 200/300 mi­lio­ni di fran­chi al­l’an­no, quel­la re­la­ti­va al­l’im­po­sta fe­de­ra­le di­ret­ta di 70/100 mi­lio­ni al­l’an­no e quel­la a li­vel­lo dei can­to­ni e dei co­mu­ni di 130/200 mi­lio­ni in to­ta­le. A ti­to­lo di con­fron­to, dopo la vo­ta­zio­ne sulla ri­for­ma del­l’im­po­si­zio­ne delle im­pre­se II (2008), sono state de­ci­se due ri­for­me – im­po­si­zio­ne dei co­niu­gi (2008) e della fa­mi­glia (2011) – com­por­tan­ti per­di­te di en­tra­te com­ples­si­ve per l’im­po­sta fe­de­ra­le di­ret­ta di 1 mi­liar­do di fran­chi al­l’an­no. E la pros­si­ma ri­for­ma del­l’im­po­si­zio­ne dei co­niu­gi, per la quale la con­sul­ta­zio­ne è stata av­via­ta que­sta set­ti­ma­na, si tra­dur­reb­be in per­di­te fi­sca­li di circa 1 mi­liar­do di fran­chi al­l’an­no per quan­to con­cer­ne l’im­po­sta fe­de­ra­le di­ret­ta. Oc­cor­re­reb­be dun­que tener conto anche del­l’ef­fet­to netto della ri­for­ma del­l’im­po­si­zio­ne delle im­pre­se II (in­se­dia­men­to di im­pre­se, ef­fet­ti di cre­sci­ta, ecc.) che po­treb­be tra­dur­si in un au­men­to delle en­tra­te. E per pro­se­gui­re il di­bat­ti­to, bi­so­gne­rà anche pren­de­re in con­si­de­ra­zio­ne i danni pro­vo­ca­ti dal per­si­ste­re di una si­tua­zio­ne giu­ri­di­ca in­sta­bi­le.