Re­vi­sio­ne del di­rit­to della so­cie­tà ano­ni­ma: una gioia of­fu­sca­ta

Il Con­si­glio fe­de­ra­le ha adot­ta­to il mes­sag­gio con­cer­nen­te la re­vi­sio­ne del di­rit­to della so­cie­tà ano­ni­ma. Esso au­spi­ca che le im­pre­se di una certa di­men­sio­ne sta­bi­li­sca­no d’ora in poi delle quote di im­pie­ghi per le donne. Ciò vale non solo per il con­si­glio di am­mi­ni­stra­zio­ne, bensì – e que­sto è un uni­cum in­ter­na­zio­na­le – anche per la di­re­zio­ne. Così fa­cen­do, esso igno­ra ma­ni­fe­sta­men­te il pa­re­re chia­ra­men­te espres­so dagli am­bien­ti eco­no­mi­ci nel­l’am­bi­to della con­sul­ta­zio­ne.

Do­vrei es­se­re con­ten­ta: a prima vista il con­te­nu­to del mes­sag­gio del Con­si­glio fe­de­ra­le sulla re­vi­sio­ne del di­rit­to della so­cie­tà ano­ni­ma è po­si­ti­vo. Ri­spet­to al­l’a­vam­pro­get­to, il Con­si­glio fe­de­ra­le ha no­te­vol­men­te snel­li­to il mes­sag­gio. Due delle tre ri­chie­ste prin­ci­pa­li fatte dal­l’e­co­no­mia du­ran­te la con­sul­ta­zio­ne sono state prese in con­si­de­ra­zio­ne: nes­sun ina­spri­men­to delle di­spo­si­zio­ni re­la­ti­ve al­l’i­ni­zia­ti­va Min­der e nes­sun di­rit­to re­la­ti­vo alla pro­ce­du­ra spe­cia­le. Il Con­si­glio fe­de­ra­le ha tut­ta­via igno­ra­to il terzo punto, poi­ché pre­ve­de di in­tro­dur­re delle quote fem­mi­ni­li. È pro­prio que­sto aspet­to ad of­fu­sca­re no­te­vol­men­te la mia sod­di­sfa­zio­ne.

Il Con­si­glio fe­de­ra­le vor­reb­be che le im­pre­se di una certa di­men­sio­ne sta­bi­li­sca­no delle quote fem­mi­ni­li. Ciò vale sia per il con­si­glio di am­mi­ni­stra­zio­ne che per la di­re­zio­ne.

Il Con­si­glio fe­de­ra­le cer­che­rà pro­ba­bil­men­te di mi­ni­miz­za­re le con­se­guen­ze di que­sta mi­su­ra per l’e­co­no­mia: esso for­mu­le­rà dei ter­mi­ni di tran­si­zio­ne lun­ghi e dirà che il fatto di sta­bi­li­re delle quote sia solo una sem­pli­ce rac­co­man­da­zio­ne.

 

È una que­stio­ne di prin­ci­pio

Le pre­scri­zio­ni sba­glia­te ri­man­go­no tali anche se in se­gui­to si cerca di edul­co­rar­le. Qui non si trat­ta solo di sem­pli­ci quote. Si trat­ta della messa sotto tu­te­la delle im­pre­se da parte dello Stato: esso pre­scri­ve­reb­be alle azien­de come com­por­re la loro di­re­zio­ne e dun­que come do­vreb­be­ro fun­zio­na­re. Die­tro a que­ste di­spo­si­zio­ni si cela uno Stato che cerca con ogni mezzo di im­por­re una vi­sio­ne della so­cie­tà al­l’e­co­no­mia.

Le im­pre­se sanno che i team misti sono più ef­fi­cien­ti

Le im­pre­se hanno tutto l’in­te­res­se af­fin­ché un nu­me­ro mag­gio­re di donne siano pre­sen­ti ai li­vel­li di­ri­gen­zia­li e dun­que un in­ter­ven­to dello Stato è inu­ti­le. Ciò è di­mo­stra­to da nu­me­ro­si mo­ti­vi: al­cu­ni studi hanno mo­stra­to che esi­ste una cor­re­la­zio­ne po­si­ti­va tra team misti e la loro ef­fi­cien­za. Lo svi­lup­po delle im­pre­se sviz­ze­re negli ul­ti­mi anni è stato molto di­na­mi­co. Nu­me­ro­se im­pre­se pro­muo­vo­no le donne at­ti­va­men­te e le pren­do­no mag­gior­men­te in con­si­de­ra­zio­ne per gli in­ca­ri­chi di­ri­gen­zia­li. Esse ri­spet­ta­no quin­di le rac­co­man­da­zio­ni dello Swiss Code 2014, al quale gli am­bien­ti eco­no­mi­ci hanno ade­ri­to. Pochi gior­ni fa l’U­nio­ne sviz­ze­ra degli im­pren­di­to­ri ha lan­cia­to una nuova ini­zia­ti­va per l’au­men­to delle donne nei con­si­gli di am­mi­ni­stra­zio­ne so­cie­ta­ri.

Hände von Frauen und Männern, die sich halten
Nu­me­ro­se im­pre­se pro­muo­vo­no at­ti­va­men­te le donne af­fi­dan­do loro mag­gio­ri in­ca­ri­chi di­ri­gen­zia­li.

Come pro­muo­ve­re le donne

Pro­muo­ve­re le donne non si­gni­fi­ca in­tro­dur­re delle quote. Pro­muo­ve­re le donne si­gni­fi­ca rea­liz­za­re le pari op­por­tu­ni­tà. Se le donne sono sot­to­rap­pre­sen­ta­te nei li­vel­li di­ri­gen­zia­li non è do­vu­to al fatto che man­chi­no le quote, ma per ra­gio­ni com­ple­ta­men­te di­ver­se: scel­te fa­mi­glia­ri, pos­si­bi­li­tà di af­fi­da­men­to dei figli, equi­li­brio tra la­vo­ro e vita pri­va­ta così come la man­can­za di in­cen­ti­vi fi­sca­li ri­sul­ta­no de­ter­mi­nan­ti nella scel­ta delle donne ad in­tra­pren­de­re una car­rie­ra. A pro­po­si­to della que­stio­ne delle pari op­por­tu­ni­tà pren­der­se­la solo con le im­pre­se non fa avan­za­re le cose – né per la causa delle donne, né per le im­pre­se, né per la so­cie­tà. L’im­po­si­zio­ne da parte dello Stato di una vi­sio­ne della vita e del mondo non trova posto in una so­cie­tà li­be­ra.

La Sviz­ze­ra deve li­mi­ta­re le sue re­go­la­men­ta­zio­ni

Con­si­de­ra­ta l’in­ten­si­tà della con­cor­ren­za in­ter­na­zio­na­le sulle que­stio­ni con­cer­nen­ti la re­go­la­men­ta­zio­ne, è ur­gen­te che la Sviz­ze­ra al­len­ti la pro­pria za­vor­ra. Anche se si è ani­ma­ti da buone in­ten­zio­ni – oggi non c’è spa­zio per di­spo­si­zio­ni di stam­po ideo­lo­gi­co. Esse tro­va­no an­co­ra meno spa­zio nel di­rit­to della so­cie­tà ano­ni­ma. Per quan­to con­cer­ne la re­vi­sio­ne at­tua­le, la prio­ri­tà de­v’es­se­re quel­la di crea­re un con­te­sto ot­ti­ma­le per le im­pre­se. A tal pro­po­si­to le so­cie­tà de­vo­no go­de­re della mas­si­ma li­ber­tà. Solo in que­sto modo la Sviz­ze­ra può con­ti­nua­re a ri­ma­ne­re per le im­pre­se una piaz­za eco­no­mi­ca at­trat­ti­va, af­fi­da­bi­le e giu­ri­di­ca­men­te si­cu­ra, pron­ta ad af­fron­ta­re le sfide fu­tu­re.