Università eccellenti: indispensabili per la capacità d’innovazione
Secondo la classifica di Shanghai 2017, non meno di cinque università svizzere figurano nelle top 100 delle università mondiali. La Svizzera è, dopo la Svezia, il paese che registra la maggiore densità di istituti presenti nei 500 principali istituti di formazione. La capacità d’innovazione si basa su alte scuole competitive che brillino a livello internazionale. La Svizzera è ben posizionata, ma all’orizzonte si profilano delle nubi.
Nella recente classifica dell’Università di Shanghai sulle migliori università del mondo, il Politecnico federale di Zurigo è il solo istituto di un paese non anglosassone nelle top 20. Istituti-faro nel paesaggio universitario svizzero, i politecnici federali attirano i talenti più brillanti del mondo. Imprese come Google aprono la loro sede europea in Svizzera per approfittare di questi talenti. Prestazioni scientifiche elevate costituiscono anche un buon terreno per l’innovazione: più un paese conta università eccellenti, più è innovativo. Fin qui, tutto procede bene. La questione decisiva consiste nel chiedersi cosa deve fare la Svizzera per rimanere ai vertici.
Un finanziamento solido e la ricerca dell’eccellenza garantiscono la qualità
Un finanziamento solido costituisce il punto di partenza. In seguito, le università devono puntare all’eccellenza. Di fatto, la ricerca dell’eccellenza è indispensabile per favorire una dinamica positiva. Università ben consolidate attraggono i migliori talenti e garantiscono così la qualità della ricerca e dell’insegnamento. Da una parte, la qualità dei risultati della ricerca aumenta, ciò che è positivo per la reputazione. Dall’altra parte, dei buoni insegnanti influenzano positivamente la formazione, un motivo per attirare buoni studenti. Quando la dinamica è positiva, il mercato del lavoro beneficia di una manodopera più qualificata. Questa manodopera aumenta la produttività e dunque il benessere della società nel suo insieme. Le entrate fiscali supplementari che ne derivano vanno a favore dello Stato che può destinarle al finanziamento di compiti pubblici e dunque a quello delle alte scuole.
L’aumento delle spese vincolate costituisce una minaccia crescente
Gli effetti positivi delle alte scuole sull’economia e la società sono evidenti, ma vi sono dei rischi: il finanziamento delle alte scuole a lungo termine mediante fondi pubblici è lungi dall’essere garantito, a seguito delle spese vincolate della Confederazione che progrediscono costantemente. Queste spese vincolate o spese fisse, vale a dire le spese previste nella legge, sono convalidate automaticamente senza decisione del Parlamento. Di fatto, queste spese dispongono di una base legale fissa (contributi della Confederazione a favore dell’AVS, al fondo per i trasporti, ecc.). Secondo l’Amministrazione federale delle finanze, la quota delle spese vincolate raggiungerà entro il 2020 il 60%, contro l’attuale 50%. Di conseguenza, il margine di manovra finanziario della Confederazione si assottiglia sempre più. Le spese per la formazione fanno parte delle spese non vincolate. Nei periodi difficili, esse rischiano di subire dei tagli superiori alla media. Ora, ridurre le spese nel settore della formazione è come risparmiare sul futuro. Il problema di queste spese vincolate sempre più voluminose deve dunque essere affrontato se intendiamo disporre anche in futuro di università ai vertici.