La Svizzera ha bisogno di agricoltori competitivi!
La sicurezza alimentare della popolazione è ancorata nella Costituzione. Un’iniziativa dell’UDC presentata nei giorni scorsi vuole raggiungere questo obiettivo, ma con nuovi strumenti. Non sono né il tasso d’approvvigionamento imposto, né la creazione di ostacoli doganali, bensì il consolidamento delle relazioni commerciali internazionali e una maggiore efficienza della produzione agricola che potranno raggiungere lo scopo; in altri modi l’agricoltura svizzera non raggiungerà mai un tasso di produzione sufficiente – e nemmeno un approvvigionamento autosufficiente.
Attualmente, la Costituzione (art. 104) non prescrive un tasso d’approvvigionamento imperativo, bensì la sicurezza alimentare della popolazione svizzera. E questo per una buona ragione. Mentre il «tasso di autoapprovvigionamento» non fa che misurare la quota della produzione indigena sul fabbisogno calorico, la sicurezza d’approvvigionamento è molto più importante: essa garantisce che le derrate alimentari siano assicurate anche durante i “periodi difficili”. Non si raggiunge un simile obiettivo creando degli ostacoli al mercato. Al contrario, ne è una base essenziale il consolidamento delle relazioni commerciali, oltre ad un’efficiente gestione delle risorse.
L’iniziativa popolare lanciata in questi giorni con il sostegno dell’UDC si basa sul tasso di autoapprovvigionamento alimentare il più elevato possibile e sulla garanzia delle superfici agricole sfruttabili. Questo approccio è ingannevole. Un «tasso d’autoapprovvigionamento» elevato suggerisce che, senza importazioni, la popolazione potrebbe essere approvvigionata in ugual misura, ma questo non è il caso. Un’interruzione delle importazioni penalizzerebbe anche la fornitura degli alimenti necessari per la nostra produzione animale. Il tasso di autoapprovvigionamento non ha dunque nessun significato per la sicurezza alimentare della popolazione.
La soluzione per garantire l’approvvigionamento di cibo risiede – oltre al rafforzamento delle relazioni commerciali internazionali – nell’aumento dell’efficienza della produzione agricola svizzera. La politica agricola 2014-17 del Consiglio federale pone delle buone basi. Oggi il pagamento tramite ordinanza di una parte elevata dei pagamenti forfettari ostacola il rafforzamento dello spirito imprenditoriale degli agricoltori.
Invece di basare la politica agricola sui prodotti realmente commerciabili, migliorando il rendimento della produzione, vari gruppi di interesse si sforzano ancora di difendere i loro singoli prodotti moltiplicando gli ostacoli al commercio. Si renderebbero miglior servizio agli agricoltori e alla sicurezza alimentare potenziando il rendimento della produzione e consolidando le relazioni commerciali anche nell’agricoltura, invece che focalizzarsi sul tasso di autoapprovvigionamento e sulla chiusura delle frontiere.
L’iniziativa popolare lanciata in questi giorni con il sostegno dell’UDC si basa sul tasso di autoapprovvigionamento alimentare il più elevato possibile e sulla garanzia delle superfici agricole sfruttabili. Questo approccio è ingannevole. Un «tasso d’autoapprovvigionamento» elevato suggerisce che, senza importazioni, la popolazione potrebbe essere approvvigionata in ugual misura, ma questo non è il caso. Un’interruzione delle importazioni penalizzerebbe anche la fornitura degli alimenti necessari per la nostra produzione animale. Il tasso di autoapprovvigionamento non ha dunque nessun significato per la sicurezza alimentare della popolazione.
La soluzione per garantire l’approvvigionamento di cibo risiede – oltre al rafforzamento delle relazioni commerciali internazionali – nell’aumento dell’efficienza della produzione agricola svizzera. La politica agricola 2014-17 del Consiglio federale pone delle buone basi. Oggi il pagamento tramite ordinanza di una parte elevata dei pagamenti forfettari ostacola il rafforzamento dello spirito imprenditoriale degli agricoltori.
Invece di basare la politica agricola sui prodotti realmente commerciabili, migliorando il rendimento della produzione, vari gruppi di interesse si sforzano ancora di difendere i loro singoli prodotti moltiplicando gli ostacoli al commercio. Si renderebbero miglior servizio agli agricoltori e alla sicurezza alimentare potenziando il rendimento della produzione e consolidando le relazioni commerciali anche nell’agricoltura, invece che focalizzarsi sul tasso di autoapprovvigionamento e sulla chiusura delle frontiere.