Le false promesse dell’iniziativa «Moneta intera»
- Introduction L’essenziale in breve | Posizione di economiesuisse
- Chapter 1 Il latte e il miele
- Chapter 2 Cos’è la moneta intera?
- Chapter 3 Un esperimento estremo con esito sconosciuto
- Chapter 4 False promesse che aumentano l’incertezza
- Chapter 5 Sono i piccoli risparmiatori a pagarne le conseguenze
- Chapter 6 Uno tsunami di normative all’orizzonte
- Chapter 7 Il sistema a moneta intera sovraccarica e ostacola la Banca nazionale
Uno tsunami di normative all’orizzonte
Il franco svizzero soppiantato da valute estere e alternative
Negli ultimi anni il settore bancario è stato sottoposto a una morsa di regolamentazioni sempre più rigide da parte dello Stato. I promotori dell’iniziativa sostengono che con la moneta intera questo fiume di normative potrebbe placarsi, perché diverse diventerebbero superflue. In effetti è corretto pensare che alcune normative specifiche del settore bancario potrebbero essere rimosse, come la protezione dei depositi a vista, le garanzie statali o addirittura parti delle norme internazionali del BCBS (Basel Committee on Banking Supervision, Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria). Tuttavia, al posto di queste si renderebbero necessari degli interventi massicci che non coinvolgerebbero solo le banche ma l’intera economia e tutti i cittadini. Di conseguenza il fiume locale si trasformerebbe in uno tsunami globale: la prevedibile fuga dal franco potrebbe portare all’affermazione in Svizzera di altre valute (ad esempio l’euro). Dato che in Svizzera non esiste un circuito chiuso per il traffico dei pagamenti in euro, i sostenitori dell’iniziativa pensano che si presenterebbero rischi di cambio e nessuno preferirebbe una moneta «insicura» come l’euro a una «sicura» come il franco, quindi considerano questa ipotesi molto improbabile. Ma in primo luogo la presunta sicurezza del franco come moneta intera, alla luce di quanto descritto in precedenza, sarebbe molto relativa, e secondariamente questa sicurezza non è la sola ragione alla base della scelta di un metodo di pagamento. La popolazione e le imprese, come fanno già oggi nella maggior parte dei casi, darebbero più importanza ai vantaggi offerti dal pagamento di tassi, rispetto al rischio remoto di un panico bancario, e per questo in futuro preferirebbero la valuta europea al franco svizzero. I lavoratori e i datori di lavoro potrebbero accordarsi sul pagamento degli stipendi in euro e le imprese accetterebbero sempre più spesso i pagamenti in euro, come avviene già oggi nelle regioni di confine. Si creerebbe un traffico dei pagamenti in euro e, con la scomparsa del franco, anche il rischio di cambio scomparirebbe. Questo però sarebbe in contraddizione con il testo costituzionale proposto, perché la BNS non potrebbe più svolgere il proprio mandato legale, ossia quello di condurre una politica monetaria nell’interesse generale del paese.
I sostenitori dell’iniziativa alimentano l’aspettativa che, in caso di decisione positiva della Svizzera, altri paesi potrebbero seguire e passare a un regime di moneta intera. Se la Confederazione non condividesse questa speranza, dovrebbe agire sul mercato con importanti misure di regolamentazione, per rimuovere nuovamente gli euro dal mercato e riportare la popolazione elvetica a utilizzare il franco svizzero.
Anche nel caso in cui si realizzasse la speranza dei sostenitori dell’iniziativa e tutti i paesi imitassero la Svizzera inserendo una moneta intera, così che l’euro non fosse più un’alternativa percorribile, il cambiamento delle condizioni quadro presumibilmente favorirebbe un aumento della domanda di valute alternative, come ad esempio buoni WIR o bitcoin. I sostenitori dell’iniziativa non si dimostrano contrari a priori rispetto a questa eventualità e, anzi, presentano come una conquista liberale il fatto che il testo dell’iniziativa autorizzi espressamente la creazione e l’utilizzo di altri mezzi di pagamento. Questo, come spiegato in precedenza, vale solo nella misura in cui la BNS riesca ad adempiere al proprio mandato legale. Come nell’esempio dell’euro, nel momento in cui la domanda di valuta alternativa dovesse raggiungere un certo limite, la Confederazione dovrebbe intervenire con regolamentazioni e divieti. L’iniziativa quindi non consente in alcun modo una competizione tra le valute, perché non appena una valuta, a causa delle sue caratteristiche vantaggiose, dovesse affermarsi presso la popolazione, il suo utilizzo dovrebbe essere fortemente limitato dallo Stato se non completamente vietato, per non entrare in contraddizione con la Costituzione. Tutt’altro che un progetto liberale.
Emissione di franchi all’estero
Anche nel caso in cui la moneta intera, a causa di divieti e limitazioni, riuscisse a soppiantare le altre valute in Svizzera, ci sarebbero altre possibilità di aggirare la questione. Ad esempio, è immaginabile l’emissione di franchi all’estero. I sostenitori dell’iniziativa, pur ritenendo questa ipotesi plausibile in teoria, in pratica la considerano irrilevante, perché sostengono che quasi nessuno terrebbe all’estero dei depositi a vista in franchi. Si tratta di una prospettiva statica, che non tiene in considerazione le dinamiche che si innescherebbero con il passaggio alla moneta intera. Come spiega la BNS in una lettera rivolta ai promotori dell’iniziativa, è assolutamente possibile che a fronte di un cambiamento delle condizioni quadro si utilizzino sempre di più depositi in franchi all’estero per svolgere i pagamenti interni. Per impedire questo, lo Stato dovrebbe intervenire ancora una volta, ad esempio attraverso controlli sui movimenti di capitale, imponendo ai cittadini di pagarne le spese.
Indipendentemente dalla via scelta dai clienti in un regime di moneta intera, siano esse valute alternative o franchi emessi all’estero, lo Stato dovrebbe intervenire prontamente, e la conseguenza sarebbe uno tsunami generale di normative.
Misure mirate invece di una trasformazione radicale
Il sistema attuale non è certo perfetto, ma funziona relativamente bene: l’ultimo fallimento bancario risale al 1991, quello della Cassa di risparmio di Thun. I fallimenti delle banche sono stati assorbiti senza troppi problemi e il paese ha superato la crisi finanziaria senza riportare ferite profonde. In futuro, in caso di fallimento di una banca, la protezione dei depositi prevede di tutelare i risparmi dei clienti fino a un importo di 100’000 franchi. Invece di una trasformazione radicale sarebbe più opportuno adottare misure mirate ove necessario. Per questo negli ultimi anni la regolamentazione del settore finanziario è aumentata notevolmente. Per il futuro non servono più norme, ma norme migliori.