Migliorare le strutture invece di aumentare le sovvenzioni
Il Consiglio nazionale ha deciso recentemente di aumentare le spese destinate all’agricoltura. Esso ha aumentato di 60 milioni in totale i sussidi per la produzione vegetale e per l’esportazione di prodotti agricoli trasformati (Schoggigesetz), nonché i pagamenti diretti. Invece di aumentare le sovvenzioni, sarebbe preferibile migliorare le strutture. Una politica agricola protezionistica provoca costi elevati per l’economia svizzera e impedisce all’agricoltura di conquistare nuovi mercati d’esportazione. economiesuisse si oppone risolutamente a questo aumento del budget.
Nell’ambito delle deliberazioni sul preventivo 2013, il Consiglio nazionale ha accettato tre proposte minoritarie che chiedono un aumento delle risorse destinate all’agricoltura. I contributi all’esportazione di prodotti agricoli trasformati (Schoggigesetz) e gli aiuti per la produzione agricola vengono aumentati di 15 milioni ciascuno, mentre i pagamenti diretti generali a favore dell’agricoltura di 30 milioni. I contributi alle esportazioni compensano uno svantaggio competitivo sul piano delle materie prime, che sarebbe attenuato con frontiere aperte, mentre gli aiuti alla produzione vegetale – ad esempio per il vino – non risolvono il problema dell’eccessiva offerta di vino, che ha invece cause strutturali.
Gli argomenti proposti dalla minoranza del Consiglio nazionale, che hanno prevalso, sono interessanti. La minoranza spiegava di voler aumentare i pagamenti diretti generali per evitare una diminuzione delle sovvenzioni agricole. In realtà, il progetto del Consiglio federale non diminuisce i contributi, ma rivede l’intero pacchetto finanziario riducendo i contributi legati agli animali a vantaggio dell’economia lattiera. Inoltre, dal momento che il 2013 è un anno di riferimento per i futuri pagamenti diretti (2014-2017), occorre rifiutare l’aumento difeso dalle minoranze, poiché esso provocherebbe costi supplementari per gli anni successivi.
L’apertura del mercato creerebbe nuovi sbocchi
Bisogna cambiare strategia e aprire i mercati agricoli. Una politica agricola protezionistica e i prezzi artificialmente elevati che ne derivano costituiscono una minaccia esistenziale per settori come la ristorazione o l’industria agroalimentare. Rispetto agli altri paesi europei, questi settori sopportano costi superiori, ciò che mette in pericolo la loro competitività. Oltre sovvenzioni dirette a favore dell’agricoltura, costano caro all’economia svizzera anche gli ostacoli doganali e i prezzi dei prodotti agricoli elevati.
Come dimostra l’esempio di Emmi, esistono grandi opportunità all’estero per prodotti agroalimentari svizzeri di alta qualità, in particolare nell’ambito delle economie emergenti asiatiche. Invece di aumentare i budget, la Svizzera farebbe meglio a garantire la competitività e la capacità d’innovazione della propria agricoltura e dell’industria agroalimentare. Il mezzo migliore è lasciar agire direttamente il mercato.
Gli argomenti proposti dalla minoranza del Consiglio nazionale, che hanno prevalso, sono interessanti. La minoranza spiegava di voler aumentare i pagamenti diretti generali per evitare una diminuzione delle sovvenzioni agricole. In realtà, il progetto del Consiglio federale non diminuisce i contributi, ma rivede l’intero pacchetto finanziario riducendo i contributi legati agli animali a vantaggio dell’economia lattiera. Inoltre, dal momento che il 2013 è un anno di riferimento per i futuri pagamenti diretti (2014-2017), occorre rifiutare l’aumento difeso dalle minoranze, poiché esso provocherebbe costi supplementari per gli anni successivi.
L’apertura del mercato creerebbe nuovi sbocchi
Bisogna cambiare strategia e aprire i mercati agricoli. Una politica agricola protezionistica e i prezzi artificialmente elevati che ne derivano costituiscono una minaccia esistenziale per settori come la ristorazione o l’industria agroalimentare. Rispetto agli altri paesi europei, questi settori sopportano costi superiori, ciò che mette in pericolo la loro competitività. Oltre sovvenzioni dirette a favore dell’agricoltura, costano caro all’economia svizzera anche gli ostacoli doganali e i prezzi dei prodotti agricoli elevati.
Come dimostra l’esempio di Emmi, esistono grandi opportunità all’estero per prodotti agroalimentari svizzeri di alta qualità, in particolare nell’ambito delle economie emergenti asiatiche. Invece di aumentare i budget, la Svizzera farebbe meglio a garantire la competitività e la capacità d’innovazione della propria agricoltura e dell’industria agroalimentare. Il mezzo migliore è lasciar agire direttamente il mercato.