# 13 / 2019
13.09.2019

L’accettazione dell’iniziativa per la limitazione significa la fine della via bilaterale

Nel maggio 2020 la Svizzera voterà probabilmente sull’iniziativa «Per un’immigrazione moderata (iniziativa per la limitazione)». Quest’ultima chiede di denunciare l’accordo sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e i paesi dell’UE/AELS. Fin da subito l’economia si è pronunciata chiaramente contro questa iniziativa che avrebbe pesanti conseguenze in caso di accettazione. Di fatto, gli autori dell’iniziativa non mirano solo alla libera circolazione delle persone. A seguito della «clausola ghigliottina», sarebbe tutto il dispositivo dei Bilaterali I ad essere in pericolo. Il presente dossierpolitica illustra l’impatto che ne risulterebbe per il mercato del lavoro e la ricerca svizzera, e spiega per quale motivo né un accordo esteso di libero scambio, né un sistema di contingenti costituiscono valide alternative al dispositivo in vigore.

L’essenziale in breve

Con la sua iniziativa per la limitazione, l’UDC vorrebbe sbarazzarsi dell’accordo sulla libera circolazione delle persone. Siccome quest’ultimo è legato dalla «clausola ghigliottina» ad altri sei accordi dei Bilaterali I, l’accettazione dell’iniziativa comporterebbe automaticamente la fine di tutti gli accordi. La via bilaterale proseguita con successo finora si concluderebbe entro dodici mesi. Le imprese svizzere perderebbero in un solo colpo il loro accesso privilegiato al mercato d’esportazione europeo, che è di gran lunga il più importante per loro. Nel 2018, la quota parte del commercio estero dalla Svizzera in percentuale del PIL era del 95,3%; il 51,6% delle merci e dei servizi che la Svizzera ha esportato ha intrapreso la via di uno dei paesi dell’UE. Questa dinamica positiva si è tradotta in redditi più importanti. Alcuni esperti hanno calcolato che, grazie agli accordi bilaterali, i redditi pro capite annuali sono fino a 4400 franchi superiori rispetto a prima. Di fronte a questo successo indiscutibile, un’altra costatazione appare evidente: nessuna delle alternative suggerite dagli autori dell’iniziativa può sostituire la via bilaterale. Un accordo di libero scambio esteso non offrirebbe alle imprese svizzere lo stesso accesso al mercato interno europeo. Le esportazioni dell’economia svizzera verso l’UE non potrebbero più essere sostituite da maggiori esportazioni verso l’Asia o gli Stati Uniti, mercati che in questi ultimi mesi hanno del resto tendenza piuttosto ad isolarsi che non ad aprirsi. L’iniziativa dell’UDC contro i Bilaterali avrebbe così un’influenza negativa sul mercato del lavoro in Svizzera. I sistemi di contingenti del passato non hanno limitato l’immigrazione. Per contro, essi renderebbero un pessimo servizio alle imprese svizzere per lottare contro la penuria di personale qualificato. Questa iniziativa nuoce enormemente all’economia senza apportare vantaggi in contropartita. Per questa ragione economiesuisse la respinge categoricamente.

Posizione di economiesuisse

  • Gli accordi bilaterali offrono alle imprese svizzere un accesso privilegiato al mercato interno europeo e, quindi, al loro principale partner commerciale. Essi sono dunque di un’importanza cruciale per il mercato del lavoro svizzero.
  • Attualmente non esiste alcuna alternativa valida praticabile alla via bilaterale. Nessun accordo di libero scambio esteso potrebbe garantire un accesso così buono al mercato interno europeo, che rimarrà anche in un futuro prossimo il principale mercato d’esportazione dell’economia svizzera. Né gli Stati Uniti, né l’Asia possono sostituirlo.
  • L’iniziativa dell’UDC contro i Bilaterali non offre alcuna valida soluzione per il mercato del lavoro svizzero. I sistemi di contingenti mettono in pericolo gli impieghi che sono stati creati proprio grazie alla libera circolazione delle persone.
  • economiesuisse si oppone chiaramente all’iniziativa.

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