Un nuovo contesto fiscale completamente incerto
L’OCSE ha presentato le prime misure per evitare il trasferimento di utili nell’ambito delle multinazionali. I dadi non sono ancora tratti e numerose questioni restano ancora in sospeso. Per ora, la Svizzera non è ancora toccata. Uno sviluppo del sistema fiscale elvetico è tuttavia necessario per ridurre la sua vulnerabilità.
L’OCSE ha immense ambizioni nell’ambito del progetto che combatte l’erosione delle basi fiscali e i trasferimenti di utili (abbreviato BEPS, in inglese “base erosion and profit shifting”). Come era lecito attendersi, esse non sono state completamente raggiunte. L’organizzazione ha presentato dei rapporti su sette delle quindici misure che dovrebbero essere messe in atto quest’anno. Tuttavia, guardando più da vicino, numerose questioni restano in sospeso. Così, sembrerebbe che l’economia digitale non possa essere separata dal resto dell’economia, poiché quest’ultima opera sempre più in maniera digitalizzata. I membri dell’OCSE non si sono ancora messi d’accordo sulle regole che concernono le “Licence box”. I commenti tecnici per l’adozione delle “Country-specific recommendations” seguiranno solo l’anno prossimo. Per evitare di ostacolare gli investimenti e gli scambi, sarebbe opportuno che l’OCSE migliori le raccomandazioni tendenti a lottare contro l’utilizzo abusivo delle convenzioni di doppia imposizione. Le regole relative ai prezzi di trasferimento per i beni immateriali saranno inoltre fissate definitivamente soltanto nel 2015.
Non sorprende dunque che sia difficile trovare un accordo tra 44 Stati (paesi industrializzati, emergenti e in via di sviluppo) dagli interessi molto diversi. Anche se questi Stati vi riuscissero, il risultato assumerebbe unicamente la forma di raccomandazioni. In seguito, bisognerà integrarle nel diritto nazionale nonché nelle convenzioni di doppia imposizione. Considerato il numero elevato dei cambiamenti previsti, dell’onere amministrativo supplementare e delle masse di dati generate, ci si può anche chiedere se le autorità fiscali nazionali siano in grado di mettere in atto le misure così come previste.
Siccome le nuove misure non sono ancora concrete, la Svizzera non è al momento toccata. Una cosa è tuttavia chiara: alcuni regimi che erano finora accettati, non lo saranno più. La Svizzera è in particolare sempre più esposta alle critiche a causa delle sue società a statuto particolare, a livello dei Cantoni. Occorre riformare il sistema fiscale elvetico per ridurre la sua vulnerabilità ed evitare che la Svizzera venga nuovamente messa alla gogna. Solo a questa condizione manterremo la certezza giuridica, un atout essenziale della nostra piazza economica.
Non sorprende dunque che sia difficile trovare un accordo tra 44 Stati (paesi industrializzati, emergenti e in via di sviluppo) dagli interessi molto diversi. Anche se questi Stati vi riuscissero, il risultato assumerebbe unicamente la forma di raccomandazioni. In seguito, bisognerà integrarle nel diritto nazionale nonché nelle convenzioni di doppia imposizione. Considerato il numero elevato dei cambiamenti previsti, dell’onere amministrativo supplementare e delle masse di dati generate, ci si può anche chiedere se le autorità fiscali nazionali siano in grado di mettere in atto le misure così come previste.
Siccome le nuove misure non sono ancora concrete, la Svizzera non è al momento toccata. Una cosa è tuttavia chiara: alcuni regimi che erano finora accettati, non lo saranno più. La Svizzera è in particolare sempre più esposta alle critiche a causa delle sue società a statuto particolare, a livello dei Cantoni. Occorre riformare il sistema fiscale elvetico per ridurre la sua vulnerabilità ed evitare che la Svizzera venga nuovamente messa alla gogna. Solo a questa condizione manterremo la certezza giuridica, un atout essenziale della nostra piazza economica.